ANTICHE DINASTIE E MODERNI INTRIGHI NELL’INDIA DEGLI ANNI ’20
“Non si vede spesso un uomo con un diamante nella barba”. Abir Mukherjee, giovane autore scozzese di chiare origini indiane, getta quest’immagine nei nostri occhi non appena apriamo il suo secondo romanzo. Un giallo ambientato dell’India degli anni Venti, che parla di un mondo in bilico tra Storia e leggenda. Dove i ricchissimi maharaja rimangono convinti di essere diretti discendenti del sole o della luna. Ma – per conservare i propri privilegi divini – devono giurare fedeltà a un imperatore terreno che comanda al di là dell’Oceano.
Sovrani facoltosi e illuminati che, tuttavia, hanno l’obbligo di rispondere dei propri spostamenti a un viceré straniero, come sarebbe costretto a fare un minorenne con un patrigno invadente.
Una delle tante contraddizioni dell’India coloniale, già scenario de L’Uomo di Calcutta (SEM editore), primo capitolo della saga che vede protagonisti il capitano inglese Sam Wyndham e il poliziotto bengalese Surrender-not, il cui esplicativo soprannome significa “arrendersi mai”.
Un attentato e alcune misteriose lettere avviano un’indagine delicatissima che scoperchia ancora una volta una specie di “vaso di Pandora”. Politica, intrighi e vicende personali s’intrecciano in uno scenario unico per l’epoca. L’antica forza delle dinastie indiane è relegata all’ombra di se stessa. Colti principi dalla pelle ambrata e dalle ascendenze soprannaturali, custodi di una tradizione millenaria ed eredi delle più immense fortune del globo, sono però educati nelle scuole inglesi per essere inseriti nelle maglie del sistema dominante, come unica chance di permanenza al potere.
Ma è un’illusione, perché il loro mondo ormai – che sia per mano dei britannici o degli Indiani stessi, la cui autocoscienza é stata stimolata proprio dalla presenza dei coloni – sta volgendo al termine. Se ne accorgono alcuni, come il raffinato e malinconico principe Adi, con le sue riflessioni sulla “relatività” delle caste e delle gerarchie nella società anglo-indiana. Un principe che appartiene a entrambi i mondi e in entrambi sembra trovarsi a disagio. O forse, in uno dei due casi, la sua è soltanto una posa.
Eppure, nel bel mezzo di questo inesorabile declino, qualcosa rimane fisso. La magia della cultura indù sussiste nella mentalità del sergente Surrender-not. Pur avendo studiato a Cambridge e svolgendo una professione quasi scientifica, resta legato – anche solo affettivamente – alla visione ancestrale del proprio popolo. Secondo cui il destino è scritto nelle stelle e nessuno può cambiarlo. Ma rimane anche nella delicatezza e compostezza dei modi, nell’orgoglio e nella placida convinzione bengalese che alla lingua dei coloni manchino parecchie cose…
Traduzione: Alfredo Colitto
Editore: SEM
Anno: 2019