Che cosa avrebbe potuto dirle? Che lui, Ferruccio Pammattone, nome in codice Semolino, insieme con altri due ex colleghi, Eugenio Mignogna, nome in codice Kukident, e Luc Santoro, nome in codice Maalox, di stare a casa a far nulla non ne avevano voglia? Poteva raccontare che avevano messo su una sezione non ufficiale dellla Squadra Mobile? Un ufficio fantasma che operava in segreto, denominato con affetto “Squadra speciale Minestrina in brodo”? No, non poteva.
Il titolo del nuovo libro di Roberto Centazzo sarebbe molto più lungo: La prima operazione della squadra speciale Minestrina in brodo. E devo ammettere che è molto d’effetto. Appena ho visto la copertina, con quel titolo, con i tre vecchietti seduti su una panchina a guardare il mare, mi si è dipinto sul volto un mezzo sorriso che ha acceso il mio interruttore della curiosità.
Logicamente, sempre citando il titolo, si evince che sia il primo di una serie. E quando si volta l’ultima pagina dell’epilogo, si capisce che questa serie sarà anche fortunata. C’è tutto per essere un poliziesco vincente e fuori dagli schemi contemporanei.
Centazzo ci racconta le vite di tre ex poliziotti partendo dalla loro imminente pensione, ma non sono personaggi dal passato irrequieto o dalle psicologie complicate. Sono tre uomini con delle vite e una carriera che rispecchiano la nostra società, c’è Luc divorziato dalle mogli e con lo stipendio assediato dagli alimenti, c’è Eugenio, vedovo, che vive per la figlia e c’è Ferruccio, poliziotto indefesso, che ha dedicato tutta la vita al lavoro senza aver mai avuto il tempo di comprarsi una casa o di costruire una famiglia.
In tanti anni di servizio abbiamo dovuto usare le armi in sole tre occasioni, tre conflitti a fuoco: due a metà degli anni Settanta e uno negli anni Novanta …
Sono tre poliziotti comuni, quelli che ci presenta l’autore, che hanno speso la loro vita per la patria e che adesso, in pensione, sentono che le loro vite sono vuote. Hanno dedicato la loro vita alla polizia e adesso devono adattarsi alla loro nuova condizione. Ma fanno molta fatica, a tal punto di decidere di proseguire alcune indagini che prima avevano trascurato.
Nel poliziesco di Centazzo ci sono i tratti della nostra società: c’è lo sfruttamento dei clandestini, c’è il senso d’inutilità che affligge molte persone che lasciano il posto dopo tanti anni di lavoro e c’è anche la saggezza che una certa età ci regala.
Il libro, essendo il primo di una serie, descrive personaggi e antefatti per creare un legame con il lettore (cosa riuscitissima, infatti ci sono uno o due punti in sospeso che l’autore potrà facilmente sviluppare nei prossimi) che lasceranno spazio, nei successivi, a trame poliziesche più articolate. Il romanzo di Centazzo è ironico, ben strutturato e veloce … tanto da lasciarci con il desiderio di leggere la seconda avventura.
Edizione: TEA
Anno: 2016