In un batter d’occhio siamo giunti alla 4° tappa del blog tour dedicato a Ian Manook autore della trilogia di successo Yeruldegger, edita in Italia da Fazi Editore. E in un batter d’occhio siamo giunti all’ultimo romanzo di questa bellissima saga mongola: Yeruldegger, la morte nomade.
Ecco le tappe che ci hanno preceduto …
12 febbraio – Presentazione del romanzo – 50/50 Thriller
13 febbraio – I 5 motivi per leggere il libro – Penna d’oro
14 febbraio – Recensione in anteprima – Contorni di Noir
… e le tappe che devono ancora venire:
19 febbraio – Chi è Yeruldegger – ThrillerNord
20 febbraio – I personaggi – Chili di libri
Aveva caricato tutti a bordo della sua Land Cruiser presa a noleggio per condurli verso le grandi steppe innevate. Su consiglio di Zorig, eccitato del progetto, si erano diretti a est passando per Nalaikh, poi erano scesi a sud ed erano tornati a ovest fino a Zuunmod piantando le tende, tanto ispirati quanto avvinazzati, davanti al massiccio montuoso del Bogd Khan. Avevano dipinto per giorni interi, pazzi posseduti da muse innamorate, sparpagliati con i cavalletti nella steppa, imbacuccati come i conquistatori dei poli di un’altra epoca, di fronte alla montagna sacra illuminata in pieno dal sole basso e freddo del Sud.
In un momento storico dove gli scrittori contemporanei del genere giallo creano romanzi veloci e rapidi, dove i dialoghi lasciano il posto ad ambientazioni sempre meno dettagliate, è un vero piacere leggere i romanzi di Ian Manook.
Ambientato tra la Mongolia e l’occidente, Ian Manook dà il meglio di sé nel racconto di quei territori orientali che tanto ci sembrano lontani. Come tutta la trilogia, i romanzi di Manook si concentrano sul raccontarci luoghi ed usanze di una popolazione mai stata così vicina all’occidente. Le steppe, le radure, le montagne e tutto il vasto territorio mongolo prendono forme tra le parole di Manook. Nell’ultimo romanzo di Yeruldegger ci sono anche l’America, l’Australia e la Francia che riescono a rimanere come sfondo in un ritratto di un paese poco conosciuto. E su questo Manook ci gioca. Le immagini descritte e raccontate cessano difronte all’occidentalizzazione della trama. Sono territori conosciuti, un eccessivo racconto distoglierebbe il lettore dall’ambientazione principale.
L’ambientazione temporale contemporanea rafforza il racconto e la diversità di territori che vivono ancora nelle yurte ma che vengono assaliti dalla modernità occidentale e che cercano di ribellarsi o adeguarsi a questa incombente occidentalizzazione che sta arrivando. Ma gli stessi abitanti, gli stessi mongoli sono succubi ed artefici di questa modernizzazione che cercano di difendere … per difendere una natura incontaminata ed orgogliosa.
Yeruldegger, la morte nomade è un romanzo dalla forte ambientazione che si stacca dall’attuale concezione del romanzo moderno e che apre un’ambientazione molto particolare e che Ian Manook riesce a trasmettere.