TRA BOMBARDAMENTI E OMICIDI IL TEVERE SCORRE LENTO, MA INARRESTABILE
di BARBARA MONTEVERDI
Una tazza di caffè caffè è quella che sta già pregustando l’elefantiaco sostituto procuratore del Re Rocco Santini, in attesa dell’arrivo dell’amico maresciallo Felice Carnevale (e potrebbe mai un Carnevale essere triste?) latore del prezioso dono in chicchi ormai praticamente introvabili. Sì, perché siamo a Roma nel 1943, il 7 settembre per l’esattezza, la guerra impazza e le derrate latitano.
Ma questa sera l’incontro tra i due amici viene annullato dalla scoperta di un cadavere ai piedi di Ponte Milvio e, vista la scarsezza del personale quasi tutto impegnato al fronte, il pesante e bonario Santini deve caracollare coi suoi 120 chili fino al luogo del delitto per seguire le operazioni investigative.
“Dottore, il cadavere sta giù”, fece il poliziotto indicando con un gesto generico la riva del fiume. Ma il giudice parve non dare importanza alle parole dell’accompagnatore e, come se non avesse fretta, prese a esaminare con lenta, minuziosa attenzione lo scenario in cui era venuto a trovarsi. Alle sue spalle le incomplete costruzioni piacentiniane della Farnesina; sulla sinistra, ben visibile nel chiarore lunare, il vecchio Ponte Milvio; in basso il Tevere, da cui lo divideva un salto di due o tre metri e una larga striscia di terra fangosa, in parte ricoperta da un canneto basso nel quale alcune torce si muovevano rapide e disordinate come lucciole impazzite mentre voci, tutte sommesse, una sola alta e decisa, componevano una colonna sonora da cui il magistrato, riandando al tono preoccupato del poliziotto quando lo aveva chiamato, cercava di trarre le prime valutazioni per l’indagine appena iniziata.
Come si nota da queste righe, la scrittura di Biggero è ricca, sinuosa e colta, ma non priva di simpatica ironia e rende particolarmente piacevole la lettura che ci trasporta in una realtà neppure così lontana da noi, ma colpevolmente rimossa da uno stile di vita (e di princìpi) distante anni luce dall’Italia pre-Liberazione, misera e disgraziatissima eppure capace di solidarietà e sentimenti forti.
I quali sentimenti vengono tenuti a bada con ferrea disciplina dall’apparentemente pacioso Santini che osserva, analizza e trae conclusioni senza darlo a vedere mentre l’Italia belligerante inizia a sgretolarsi con azione lenta ma inesorabile, nella mattinata dell’8 Settembre.
E la notte, quando pensa di rientrare e cenare con un poco di calma, il nostro magistrato si incontra con un giovane americano, infiltrato nel Ministero della Guerra per tenere i contatti tra il suo Comando e il Governo italiano in vista dell’armistizio. E così…
Porse i suoi appunti all’ospite americano. “Tenga – disse – legga mentre io vado in garage a tirar fuori la mia macchina e andiamo a trovare questi amici clandestini di Carnevale. Intanto cerchi di farsi un’idea più precisa della situazione e soprattutto si sprema le meningi per scoprire dove dobbiamo andare.” Il tenente quest’ultima parte del discorso non la capì, bene, suppose solo che dovessero andare in cerca di qualcosa che non si sapeva cosa fosse e dove si trovasse. Però, essendo un ottimista, annuì e borbottò un “OK, ce la faremo” persino con una certa convinzione.
In questo breve giallo storico ho trovato parecchie sorprese e quella che mi ha maggiormente toccato è la mite pervicacia di un uomo che agisce con rettitudine, ma senza lasciarsi mai travolgere dagli avvenimenti e nel caos di una terra devastata dalla guerra, mette a posto il puzzle dell’omicidio che sta seguendo, pur sapendo che la verità completa non potrà mai venire allo scoperto, ma cercando di cucire una storia onesta che faccia quanto più possibile onore alla vittima.
Penso che Maso Biggero abbia reso molto bene il clima concitato di questo periodo storico e il suo Rocco Santini rappresenta proprio l’occhio del ciclone: attorno a lui c’è calma apparente, ma energia da vendere.
Bella lettura, appagante.
TRAMA
Un cadavere viene trovato a Roma sulla riva destra del tevere. È il 7 settembre 1943 e ventiquattro ore dopo, alle 20, dai microfoni dell’Eiar Badoglio annuncerà l’armistizio. Rocco Santini è il magistrato che conduce le indagini e scopre che il cadavere è quello di un sottufficiale di polizia e intuisce che non si tratta di un suicidio come sostengono i carabinieri ma di un delitto compiuto in ambito militare, un delitto di stato. Intuizioni confermate dalle puntuali indagini che il magistrato conduce tra le mille difficoltà delle confuse giornate dopo la breve ed eroica battaglia di porta san paolo. Eventi, protagonisti e atmosfere di quelle difficili giornate nel racconto dall’autore, allora diciottenne a Roma.
Una tazza di caffé caffé
TRA BOMBARDAMENTI E OMICIDI IL TEVERE SCORRE LENTO, MA INARRESTABILE di BARBARA MONTEVERDI Una tazza di caffè caffè è quella che sta già pregustando l’elefantiaco sostituto procuratore del Re ...