Una giornata nera

Una giornata nera

LA TRAMA PERFETTA E’ NELLA SOTTRAZIONE

Peter Weir in Picnic a Hanging Rock, straordinaria pellicola del 1976, fa un lavoro di fino, da grande cineasta, ovvero procede per sottrazione. Niente spargimenti di sangue, niente killer, niente protagonisti borderline. Anzi, graziosissime educande di un prestigioso collegio in gita. Il risultato: un film di tensione pura che alla fine lascia tutti gli spettatori senza fiato. Analoga sensazione si può trovare in Una giornata nera, di Aldo Costa, che è più di un thriller, più di un giallo, più di un noir. Un romanzo tutto costruito sul non detto e sul non conosciuto. I lettori non sanno nulla dei due protagonisti. Non sanno quasi nulla del loro percorso come coppia, non sanno neppure dove si trovano di preciso i due personaggi principali. Ci sono indizi, certo. Ma sono labili e scarsi.

E continua così per la maggior parte delle pagine dove le sensazioni dei due protagonisti vengono descritte alla virgola, insieme al loro viaggio stancante e alla frustrazione prodotta dall’afa estiva, e dal mal d’auto che sopraggiunge in una strada tutta curve. Il lettore, a quel punto, è in tensione assoluta anche lui. Fino a che non si arriva al punto in cui l’uomo e la donna decidono di fermarsi in un locale per prendere un caffè. Il locale non si può neppure definire tale, ha sparuti tavoli di un arredamento scadente e si trova proprio a strapiombo sul mare.

La coppia ordina due caffè e intanto al tavolo arrivano bottiglie d’acqua e antipasti non ordinati. Nessun caffè e il cameriere che li serve e che ha un’aria inquietante quanto il resto della location a un certo punto sparisce. Cosa già singolare per sé stessa che diventa, però, ancora più preoccupante dato che ha con sé le chiavi della macchina dell’uomo, che gliele aveva dato per farla spostare da quel punto della strada troppo pericoloso.

L’uomo e la donna sono al limite della sopportazione perché una volta seduti hanno anche cominciato a rinvangare il loro passato e a far capire qualcosa in più della loro coppia e del loro rapporto a chi legge. Esasperato oltre ogni dire l’uomo si alza e va dentro al locale per riprendersi le chiavi e fuggire da tutta quella assurda situazione e pure da quel posto. Ma non fa più ritorno e la donna dopo un po’ decide di entrare anche lei nel locale e scoprire cosa sta succedendo in quella sorta di buco nero spazio-temporale in cui sono finiti.

Tutto il resto della storia lo scopriranno i lettori che resteranno affascinati e inchiodati alla lettura del libro fino all’ultimo capoverso. E come nel film di Weir, anche in questo racconto la tensione è solo ed esclusivamente emotiva, fatta di sensazioni e impressioni, di non detto e non raccontato, di ombre e presenze più che di pazzi criminali e assassini. Chi legge si spaventa di quello che non viene raccontato. È questo il genio, la bravura narrativa, il vero talento della creatività.

Che peccato che Aldo Costa ci abbia lasciati prematuramente. Di un autore come lui avremmo voluto leggere ancora tanto e con lo stesso entusiasmo, perché il thriller sussurrato è quanto di più accattivante possa leggere un appassionato di genere. 

Editore: Marsilio
Anno: 2020