IL THRILLER ITALO-AMERICANO DI MAZZOLI
di MANUEL FIGLIOLINI
I thriller sono sempre romanzi complessi da recensire … poi se sono così articolati, il compito diventa ancora più arduo. Tanto per farvi capire quando si legge il romanzo di Mazzoli, sembra che da qualche parte esista un libro precedente, che questo sia il 2° capitolo di una storia. E si ha questa sensazione fino alla fine, quando poi nel risvolto di copertina vedi che la casa editrice non ne fa cenno.
La storia è complessa e articolata come complessi e articolati sono i personaggi che Mazzoli inserisce nel romanzo. Tra le tante anime che vagano tra le righe del romanzo, i veri protagonisti sono Alexander Wolf e sua figlia Vera, una famiglia vittima del Profeta dell’Apocalisse, un padre che cerca di proteggere la figlia rischiandone il rapporto. Una figlia che odia il padre, ma che sa, in fondo al suo cuore che quella è una corazza per proteggersi dal male.
E’ vero che Wolf è un personaggio particolare, ex-poliziotto al quale hanno ucciso moglie e figlio. Con un tentativo di suicidio alle spalle (leggete il romanzo per capire come), scontroso e vittima di sogni, allucinazioni, che gli fanno vedere il futuro. Insomma il personaggio c’è tutto. E c’è tutto anche nel rapporto con la figlia, la quale è presa di mira dal profeta dell’Apocalisse, ma che non ne vuole sapere di suo padre, che vuole la sua vita. In tutto questo intrico familiare, c’è il male, il profeta dell’Apocalisse e c’è Giorgio, ex-collega e amico di Wolf, che cerca di aiutarlo nella ricerca del profeta e che combatte al suo fianco questa guerra personale e non.
Un romanzo che poteva essere ambientato anche in America, non è l’ambientazione a fare la storia ma la storia sopravvive a tutto. Sì, siamo in Italia, ma non c’è niente che leghi la trama al luogo. Solo le descrizioni dei luoghi tra Milano e Valchiavenna. Un romanzo che poteva essere scritto da un americano, la costruzione ricorda proprio i grandi thriller americani. Un romanzo che in tutto questo melting-pot riesce ad emergere grazie alla scrittura di Mazzoli che devo ammettere è il tratto interessante di questa storia.
Una bella scrittura, alcune volte troppo letteraria, ma bella piena, capace di incanalare nelle parole le emozioni. I dialoghi sono perfetti e non scadono mai nel recitato, sempre naturali e fondamentali. Insomma sembrerebbe il romanzo perfetto, eppure nella trama c’è un piccolo inciampo, una palla che ad un certo punto della parabola discedente si sgonfia e cade a piombo. Diritta … facendoti chiudere il romanzo e lasciandoti imbambolato. Tra il “che bel romanzo” e “ma perché questo finale”.
Ma così non è una recensione obiettiva ma una questione di gusti. Quindi leggetelo perché la storia c’è tutta, è avvolgente e poi Mazzoli scrive bene.
TRAMA
Sono trascorsi undici anni da quando il Profeta dell’Apocalisse, il serial killer che aveva terrorizzato Milano, ha colpito l’ultima volta uccidendo la moglie e il figlioletto del commissario Alexander Wolf, dopo averli sottoposti a torture indicibili, facendosi aiutare dai suoi Cavalieri. Da quella notte tutto è cambiato. Dopo essere stato deposto dal suo ruolo, per aver ucciso a sangue freddo uno dei Cavalieri e aver scontato un periodo di reclusione, Wolf si trasferisce nella sua villa di Varenna insieme alla figlia Vera: una ragazza ventisettenne, nata da una relazione giovanile. Anche se non è più un poliziotto, Alexander continua a collaborare segretamente con il suo ex collega e amico Giorgio Alborghetti, aiutandolo nelle indagini grazie ad alcune sue doti particolari. Ma l’incubo, che sembrava ormai sopito, ritorna all’improvviso per trascinarlo di nuovo all’inferno. Una mattina, rincasando da una nottata con Alborghetti, Alexander trova sul tavolo della sala da pranzo una lettera del Profeta dell’Apocalisse. Il folle è tornato e una sanguinosa caccia all’uomo ha inizio: il baratro sembra non avere fondo e una scia di morte e dolore rivelerà verità insospettabili che nessuno avrebbe mail voluto sapere.
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