QUANDO IL ROMANZO DI ENTRA NELLE OSSA
Valutazione non facile, per questo romanzo. Inizia lentamente e non ti prende subito. Al principio sono andata avanti perché incuriosita da una parte di storia italiana che, lo confesso, ignoravo. O forse la conoscevo, ma solo di sfuggita. A me è sempre piaciuto apprendere, fa parte della magia della lettura. Anche se di evasione, ti concede l’appiglio per scoprire cose nuove. Così, ho seguito l’istinto e superato la fatica delle prime pagine. Come già mi è spesso capitato, ho fatto bene. L’intreccio si dipana e si complica, i personaggi hanno sfaccettature particolari che ti invogliano a scoprire il più possibile su di loro. Molto ben tratteggiato è il brusco poliziotto altoatesino che nasconde un dolore di cui solo alla fine si comprende l’origine.
Belle le descrizioni dei luoghi, dei boschi, di quel gelo fisico e psicologico che permea tutta la storia. Molto gradevole la sottotraccia che corre lungo tutto il romanzo, quell’irredentismo che pur appartenendo a un periodo recente ha avuto difficoltà a uscire dai confini della regione. L’autore fa sempre riferimento a quel periodo che giustifica e avalla ogni scena.
La storia gialla, che pure non perde mai mordente, si intreccia e si confonde con la storia vera in un gioco raffinato e preciso e ci porta alla sua conclusione senza la minima sbavatura.
La scrittura, dopo l’inizio in salita, si fa agevole e fluida, estremamente gradevole. E, dulcis in fundo, la totale assenza di refusi e il ritmo perfetto delle parole mi hanno oltremodo soddisfatta rendendo “Tutta quella brava gente” una lettura che non dimenticherò facilmente.
Per quanto riguarda la copertina, convengo che quei colori esasperati, così bruschi e poco accattivanti, siano in sintonia col tono del romanzo, ma se avessi dovuto scegliere in base alla cover, probabilmente il libro sarebbe rimasto sullo scaffale. Per fortuna, approfondisco sempre.
Editore: Rizzoli
Anno: 2019