IL DOLORE E LA COLPA VENGONO SEMPRE A GALLA
di BARBARA MONTEVERDI
Affronto per la seconda volta un noir di questo autore e confermo con convinzione che si tratta di uno scrittore coi controfiocchi. Norek non è consigliabile ai delicati; i poeti della vita alla procura di certezze si astengano, lui scrive per chi ha vissuto con durezza e non teme di ferire il proprio animo guardando in faccia la realtà, per intollerabile che sia.
La protagonista di questo romanzo è – per i primi due capitoli – capitano della Squadra Antidroga e inciampiamo in lei nel momento peggiore della sua vita, quando in un attrezzatissimo ospedale la strappano alla morte dopo che le è stata gentilmente offerta una fucilata in pieno viso durante un’azione. Poi, poi non è più lei: deve imparare a esistere in un mondo diverso, con una se stessa differente e sola.
Il momentaneo trasferimento impostole in un minuscolo centro agreste, per recuperarsi e per evitare ai colleghi parigini di doversi confrontare ogni giorno con il suo viso devastato che ricorda loro i rischi del mestiere, la mette in contatto con una realtà bucolica e inquietante al tempo stesso.
La diga di Avalone. Tagliava il lago su tutta la larghezza, bruscamente, come quando s’interrompe con sgarbo una conversazione in pieno svolgimento. Da un lato, milioni di metri cubi d’acqua si rovesciavano nel baratro interno della diga, poi erano rigettati dall’altro lato, in un fiume calmo: “Le Sentinelle” lesse sul GPS. A quel punto capì che il lago di Avalone era una creazione umana, un gigantesco cantiere per produrre elettricità. Uscì dal fuori strada per avvicinarsi con cautela alla diga e affacciarsi alla ringhiera.
Qui, secondo me, sta la bravura dell’autore che descrive campi verdi e colline brulle, laghetti ameni e dighe a strapiombo, canto di uccelli e grida animali, in una continua giostra di emozioni visive e psicologiche.
E’ proprio così o è l’occhio inqueto del capitano Chastain a mostrarci i suoi fantasmi, il timore di non farcela né ora né mai, in qualsiasi luogo del pianeta?
La storia si sviluppa velocemente e la protagonista, segnata nell’anima e nel corpo, ritrova una struttura portante che le permette di prendere saldamente in mano le redini di un’inchiesta quando i fantasmi del passato risalgono a galla dal lago artificiale che ha sepolto – 25 anni prima – il villaggio antico.
Ci aveva visto giusto, non esistono paradisi sonnolenti su questa nostra Terra.
Ho apprezzato, come già precedentemente, la capacità di questo autore di empatizzare con le persone in serie difficoltà (fisiche, psicologiche, sociali), di entrare nella loro pelle senza buonismo o moralismo, in modo del tutto naturale e, perciò, estremamente credibile. Si vede che nelle sue tante vite (Norek ha avuto esperienze forti sia partecipando ai soccorsi umanitari durante la guerra nella ex Jugoslavia, sia lavorando in polizia) ha toccato con mano il dolore più cupo e profondo, ma anche la speranza caparbia.
Moltissima suspense, tanto dolore e rabbia, tanta voglia di farcela sempre e comunque. Direi che è anche educativo, in questi tempi in cui si ha la tendenza a lasciarsi andare allo sconforto.
TRAMA
Per il direttore della polizia giudiziaria di Parigi la capitana della squadra antidroga Noémie Chastain è diventata un vistoso, scomodo ingombro. Il suo volto sfregiato da un colpo di fucile durante un blitz è un richiamo inquietante ai rischi del mestiere, nocivo per il morale dei colleghi. Così, senza tante cerimonie viene spedita in via provvisoria ad Avalone, nell’Aveyron: sulla carta, un’opportunità per rimettersi in sesto tra colline e campi disseminati di fattorie nella campagna occitana; di fatto, un trasferimento strategico per dare modo e tempo a chi di dovere di inchiodarla a una scrivania, abbastanza lontano dagli sguardi altrui. Nella sonnolenta cittadina, poco distante da un lago artificiale, il compito di Noémie è valutare la possibile dismissione del commissariato locale, istituzione forse poco utile in quel luogo tranquillo. I giorni si trascinano con la lentezza di un continente alla deriva, fino a quando le acque del lago restituiscono alla superficie un fusto di plastica con dentro un cadavere. Parigi ha tradito Noémie Chastain, e ora, in questa lontana provincia, lei trova la forza e la determinazione di affrontare una nuova indagine fitta di segreti gravi e antichi. Anche se le risposte sembrano svanite nelle pieghe del tempo, irrimediabilmente erose dall’acqua, ormai inghiottite dai profondi silenzi custoditi con ostinazione dagli abitanti di Avalone.
Traduzione: Maurizio Ferrara
Ascolta l’incipit letto da Barbara:
Superficie
IL DOLORE E LA COLPA VENGONO SEMPRE A GALLA di BARBARA MONTEVERDI Affronto per la seconda volta un noir di questo autore e confermo con convinzione che si tratta di uno scrittore coi ...