L’ETICA E L’ESTETICA DI UN GRANDE SCRITTORE
Questa recensione non può che cominciare con un’osservazione: “Sotto un cielo cremisi” è pieno di scene molto violente. Non so come siano gli altri romanzi della serie, confesso che è il mio primo incontro con Lansdale, ma qui se le suonano tutto il tempo di santa ragione, e spesso ci scappa il morto. Nonostante questo, il libro non trasmette un messaggio violento. Al contrario. Ha una propria etica e le azioni dei protagonisti si finisce per comprenderle, anche se ricordano la brutalità di Tarantino (tanto per citare un regista che della violenza estrema ha fatto un esercizio estetico).
Hap e Leonard reagiscono alla violenza con la violenza, ma a loro modo sono due personaggi positivi, a tratti persino teneri. Iniziano la loro rocambolesca avventura per un buon motivo e si trovano invischiati in un ingranaggio che li porta sempre più avanti, senza che riescano (o vogliano) fermarsi, visto che il loro senso di giustizia funziona così. Attraverso le motivazioni dei due personaggi principali, Joe R. Lansdale vuole infatti mostrarci le dinamiche di un mondo che si muove secondo regole proprie. E chi lo abita, non pensa di poter vivere altrimenti se non seguendole. Al lettore non viene chiesto di giudicare, solo di stare a guardare l’assurda logica degli eventi. Assurda comunque solo per noi che viviamo da questa parte del globo, perché un abitante del sud degli Stati Uniti non credo fatichi a riconoscere quel modo di pensare.
Il romanzo di Lansdale è forte. E per quanto incredibile possa sembrare data la quantità di botte e decessi che contiene, è un romanzo portatore di forti valori. Prima di tutto è un libro sull’amicizia. Non solo perché all’origine di tutta la storia c’è un favore fatto a un amico, ma soprattutto perché i due protagonisti, pur diversissimi tra loro, sono legati a doppio filo e pronti a fare qualsiasi cosa l’uno per l’altro.
È inoltre un romanzo che invita a superare i pregiudizi. Hap e Leo sono uno bianco e uno nero, il primo è etero, l’altro è gay. E poi, oltre a loro, troviamo un efferato killer con un cuore pieno di dolore, un mafioso disposto a farsi uccidere per salvare il figlio e via di questo passo. La medaglia ha sempre il suo rovescio, che può non piacere, ma esiste.
Infine, è un libro che parla d’amore. Hap ha dei pensieri bellissimi per la sua Brett e dà una delle descrizioni più intense che mi sia capitato di leggere su questo sentimento. E non importa se poche righe più avanti compaiono scene e parole di una scurrilità assoluta. Ti riempie lo stesso il cuore.
Quanto fin qui detto detto può comunque esistere solo perché alla base c’è un’abilità di scrittura di prima classe. Lansdale ti fa andare avanti per pagine e pagine nonostante la brutalità e le volgarità verbali che incalzano. La narrazione è agile e l’umorismo della voce narrante di Hap ti fa partecipare al succedersi degli eventi.
Questa lunga cavalcata nella giustizia fai da te si conclude comunque con una domanda a cui Hap ha paura di dare una risposta, perché teme che possa rivelare la parte più oscura della sua anima. Fino a che punto ci si può auto-assolvere dall’uccisione di un altro essere umano, nella convinzione di aver perseguito un atto di giustizia, un gesto di autodifesa o un semplice tornaconto personale?
Traduzione: Andrea Mattacheo
Sotto un cielo cremisi
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