QUANDO UN CADAVERE FA CAPOLINO IN LIBRERIA
Come non amare un giallo che si apre con un cadavere eccellente in libreria? Personalmente non resisto. E in questo caso specifico non resisteranno neppure i lettori che avranno la compiacenza di darmi retta perché De Angelis è sì un autore degli anni ’30 del 1900, ma il suo sguardo ironico e mai sprezzante è estremamente attuale, arricchito da una forte componente umana– che è un valore aggiunto.
Lui era stato padrone di libreria, e che libreria! Proprio sul Corso, con tutte le novità di Francia, i volumi più rari, le rilegature più belle. E faceva affari. E s’intendeva di libri come un bibliofilo. Ma era un artista e amava i letterati. Ed era, ahimè!, incapace di dir di no ad alcuno, cosicché, dopo qualche anno, aveva dato migliaia e migliaia di libri a credito ai più illustri letterati e ne aveva ricevuto in pagamento delle gran belle e preziose fotografie con dedica. Tante fotografie da far invidia all’inventore di una lozione per capelli o a un medico di sciatica e artritismo. Ma poiché quelle fotografie non avevano corso legale, era stato lui che aveva dovuto chiudere bottega, con un attivo di crediti inesigibili quasi uguale a quello degli Stati Uniti dopo la guerra europea.
Perciò si era adattato a diventare l’unico e solo impiegato della libreria antiquaria di via Corridoni, che apparteneva a un ometto piccolo e rinsecchito che non faceva credito se non contro cambiali e che non sarebbe fallito neppure se i libri vecchi non li avesse comperati più nessuno su questa terra, perché lui avrebbe trovato il modo di mandarli contro assegno su qualche pianeta.
Gualtiero Gerolamo Pietrosanto è il commesso che inciampa nel morto ed è solo uno dei molti personaggi presenti in questa storia complessa, ricchissima di figure femminili davvero intriganti e di avvenimenti (anche parapsichici) che il commissario De Vincenzi dovrà riuscire a dipanare con particolare diplomazia e fermezza d’animo. Ma il personaggio più “invasivo” del racconto è senza dubbio la città di Milano: scura, notturna, intrigante e sottilmente morbosa. Abilmente contrastata da qualche immagine luminosa di giardini in fiore e dame distese su chaises longues a poca distanza da un mare color cobalto, perché De Angelis ha il tocco fatato quando si tratta di amalgamare e armonizzare gusti, profumi, sapori.
I libri sono cibo per l’anima, o no?
Ho amato moltissimo questo giallo sia per le atmosfere soffuse di ombre e frasi sibilline (mai come in questo romanzo il commissario De Vincenzi si dimostra simile a una sfinge anche nei confronti dei suoi collaboratori più stretti) che per la struttura vera e propria del racconto, di cui non voglio dire nulla oltre a ciò che ho accennato per non togliere il gusto di leggere questa scorrevolissima, e psicologicamente profonda, storia.
Ci sono tante donne innamorate, qualche uomo confuso, degli approfittatori, degli esseri meschini e poi ci siamo noi, col libro tra le mani che non riusciamo a lasciare perché il racconto coinvolge e ci stringe come la stretta maschia e gentile di De Vincenzi.
Una lettura di quelle che lasciano il segno.
TRAMA
Senatore e medico di successo, una attività ben avviata e una moglie splendida, Ugo Magni sembra avere tutto il meglio dalla vita. E quando il suo cadavere viene ritrovato riverso sul pavimento di una polverosa libreria antiquaria, nessuno sa farsene una ragione. Al commissario De Vincenzi molti indizi non tornano e accantona subito l’idea di tentato furto finito male. Ma quali segreti nasconde la vittima? Chi sono le sei donne che puntellano l’indagine di De Vincenzi? E cosa c’entra con lui un circolo di spiritisti?
Solo un attento conoscitore dell’animo umano come Carlo De Vincenzi sembra poter dare risposta a queste domande.
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Sei donne e un libro
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