DALLA DANIMARCA IL GIALLO VINCENTE DI ANNA GRUE
Impegnato a contrastare uno stalker che segue troppo da vicino la vita della sua fidanzata, la giovane attrice Kirstine Nyland, Dan Sommerdahl – brillante ex pubblicitario che un esaurimento nervoso ha spinto a lasciare una carriera di successo per riciclarsi come investigatore privato – viene avvicinato a una festa di famiglia dal politico d’assalto Thomas Harskov.
L’uomo, convinto che qualcuno abbia intenzione d’uccidere il suo ultimogenito, il quindicenne Malthe, chiede l’aiuto di Sommerdahl perché cerchi d’impedirlo. Rolf e Gry, due dei tre figli di Harskov, sono già morti in circostanze poco chiare, entrambi esattamente ventisette giorni dopo il loro sedicesimo compleanno.
Prima l’uno, decapitato da un treno mentre dormiva presumibilmente stordito dall’alcol con la testa poggiata sul binario; due anni dopo l’altra, che dopo aver convinto il suo ragazzo a uscire senza di lei s’è chiusa in casa per farsi una dose di coca tagliata col topicida. Un modo un po’ macchinoso per uccidersi, forse, ma tant’è, il fatto che la morte di Gry sia avvenuta nello stesso momento di quella del fratello e l’assenza di plausibili moventi per un omicidio ha in entrambi i casi convinto gli investigatori a archiviare il primo come disgrazia e l’altro per suicidio.
Gry era molto legata al fratello, dopotutto, e il fatto d’essersi resa conto d’aver compiuto la stessa età di quella che aveva Rolf al momento della morte può averla spinta a un gesto estremo.
Una conclusione sbrigativa che non ha mai persuaso Thomas e Lene, genitori dei due adolescenti e coppia di danesi benestanti e molto in vista: lui, punta di diamante del suo partito, è attualmente in lizza per un posto da primo ministro; lei partecipa a innumerevoli comitati di zona ed è attiva in un’agguerrita associazione ambientalista che sta guastando la piazza a molti allevatori di animali da pelliccia del posto.
Entrambi sono inoltre titolari d’una piccola tappezzeria ben avviata ospitata nel capanno a ridosso della villa di famiglia – acquistata qualche anno prima da un’anziana coppia del paese e spietatamente ristrutturata in base al proprio gusto raffinato e cittadino dai nuovi proprietari, con comprensibile disappunto dei vecchi… – che rimette a nuovo mobili e arredi d’epoca.
Un’attività redditizia e elegante intonata alla cornice idilliaca di questa piccola città della provincia danese affacciata sull’incantevole laghetto di Tyderup, dove i salici incurvano i rami sulle acque limpide e cigni, folaghe e germani reali nidificano indisturbati grazie al solerte controllo degli innamorati residenti…
In comprensibile ansia per il terzogenito Malthe, che sta appunto per compiere sedici anni, gli Harskov, invitati con altri esponenti della buona società di Tyderup alla cena di compleanno della simpatica madre di Dan, Birgit (che ha invitato naturalmente anche i due nipoti adolescenti, Rasmus e Laura, e la loro mamma Marianne, rimpianta ex moglie del figlio, ma non Kirstine, la nuova fidanzata, scatenando una piccola burrasca nella coppia…) si rivolgono dunque a Sommerdahl, chiedendogli di scoprire chi abbia ucciso i due figli maggiori, sottraendo così l’ultimo a un destino analogo.
Il tutto entro il 4 luglio, giorno in cui Malthe compirà appunto sedici anni più ventisette giorni come Rolf e Gry quando sono morti. Lo stesso giorno in cui, insieme ad altri settantamila adolescenti, il ragazzo parteciperà al leggendario festival rock di Roskilde, rendendosi praticamente irrintracciabile e inafferrabile per qualunque strategia difensiva…
Questo il plot di Questioni di famiglia, l’ultima avventura del Detective Calvo, com’è soprannominato il protagonista nato dalla penna di Anna Grue, scrittrice e giornalista, la più nota autrice di genere danese, che in patria ha raggiunto il successo appunto con questa serie, sempre ai primi posti in classifica in Danimarca e tradotta in tutti i principali paesi europei.
Impreziosito da una scrittura elegante e semplice a un tempo, Questioni di famiglia è un giallo appassionante dalla trama perfettamente calibrata in cui gli indizi, distribuiti con cura tra le innocenti pieghe d’un quotidiano altoborghese fatto di feste di compleanno, serate a teatro, cene di famiglia e corse nel parco di buon mattino, convergono con precisione verso l’insospettabile colpevole di turno.
Un microcosmo a un tempo limpido e fermo, quello narrato con smagliante nitidezza dalla Grue: un piccolo, feroce universo imbalsamato nella guaina protettiva di un’esistenza tra uguali in cui, come già nell’epoca d’oro dell’Inghilterra vittoriana (dal cui seno pudicamente avvolto in pizzi e trine scaturirà tuttavia Jack lo Squartatore…) forse solo il cattivo gusto è peccato passibile d’una del resto latente, mai tangibile esclusione. Come nel caso dei sanitari color avocado fatti a pezzi e caricati sul furgone dei rifiuti durante la ristrutturazione della villa degli Harskov, con tutto il paese che ride alle spalle dei vecchi proprietari schiumanti di rabbia…
In questo spazio nitido, cristallizzato nella sua lucentezza come le acque dello splendido laghetto di Tyderup che tanto sarebbe piaciuto a Miss Marple – da sempre grande sostenitrice del brulicante fervore di vita nascosto appena sotto l’immota superficie dello stagno di St. Mary Mead – ciascuno è pilastro, sostegno, cornice e muro portante a un tempo: intonacato a nuovo, giorno dopo giorno se necessario, in modo da celare alla vista le vecchie crepe.
Che, tuttavia, nascoste appena sotto lo strato di vernice atossica dai colori tenui steso con perizia da un operaio in regola con tasse e contributi, sono sempre là…
Certo non sarà possibile tenerle a bada così facilmente: quel ch’è peggio, anzi, è che stavolta potrebbe trattarsi di crepe profonde, strutturali, ramificate, pronte a scattare e distruggere quell’elegante perfezione. In un attimo, se del caso, o anche, perché no, in lunghi anni di paziente, meticolosa messa a punto d’un accurato, simmetrico piano di vendetta…
Traduzione: Eva Valvo
Editore: Marsilio
Anno: 2019