Promemoria per il diavolo

Promemoria per il diavolo

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Published: 10/06/2022

Format: Brossura

ISBN: 9788893904537

RECENSIONE

TRAMA

Vecchie monete in lire, dello sterco d’asino, uno specchio rotto e il cuore di un coniglio. Piccole cose di nessun valore ma soprattutto di apparente non senso. Eppure sono la firma del killer che, uno dopo l’altro, uccide efferatamente quattro personaggi illustri della città di Ferrara. Apparentemente una scia di sangue senza senso e che fa letteralmente perdere il sonno agli inquirenti. Eppure il killer non si nasconde davvero, non è così cerebrale o folle da creare substrati di piste e indizi nei quali sparire. Anzi, a tratti, sembra quasi che voglia palesarsi. Nonostante questo, nel freddo inverno ferrarese, si continua a morire e in particolare si continua a tacere, in una sorta di omertosità provinciale e un po’ snob da sempre indifferente alle mille ingiustizie che la pervadono ogni giorno e che scavano nella società e nella vita degli abitanti come una goccia continua che scava la pietra.  

PERSONAGGI

Promemoria per il Diavolo fa parte della fortuna serie che vede come protagonista il brillante capitano della Guardia di Finanza, Gaetano De Nittis. Ebbene l’autore con lui applica quella che è una tecnica usuale di molti autori di genere: lo descrive e lo fa partire in un modo nei primi libri per poi far crescere il personaggio indagine, dopo indagine, avventura dopo avventura sotto gli occhi degli stessi lettori. De Nittis nasce solitario e amante del blues. Solitario soprattutto. Ma poi il Fato sulla sua strada mette una poliziotta Uta Keller, che è glaciale e cerebrale quanto lui, ma che una strana congiuntura di forze universali riesce a “smuovergli” qualcosa dentro. Ed è su questo incontro/collaborazione che Paolo Regina mette a segno uno dei suoi colpi migliori. L’evoluzione di De Nittis che non diventa, intendiamoci, l’amatore dell’anno, tantomeno il corteggiatore del secolo, ma cambia, muta, e come il blues che ama visceralmente si ammanta di sfumature, di contrasti netti con la Keller, di ballate a due voci. È questo De Nittis che trovano i lettori in questo ultimo romanzo. Ed è pazzesco!

AMBIENTAZIONE

Ferrara colta ed elegante, snob eppure provinciale, indifferente ma fascinosa. Chiunque abbia visitato la città almeno una volta ha respirato quello che si respira a Firenze: la potenza delle corti rinascimentali. Un lascito educativo e architettonico che è difficile da ignorare. Ed esattamente come a Firenze anche a Ferrara questo essere stata una città stato, governata da personaggi storici indimenticabili fa sì che gli abitanti, a volte, si credono ancora cittadini di una corte famosa e mettono in atto quei tipici atteggiamenti di superiorità che tanto danno fastidio agli altri, soprattutto a chi viene da fuori e non comprende quasi mai cosa diamine hanno questi da sentirsi tanto migliori. A volte questa percezione è labile e va via presto, a volte e pervicace e dà vita a vere e proprie idiosincrasie. In questo libro l’ambientazione è quindi un altro personaggio per comprendere e seguire le mosse del killer, le sue decisioni, la sua follia, la sua determinazione. Se si comprende la location si comprende anche la trama, ma soprattutto il fine ultimo autoriale. 

CONSIDERAZIONI

Nella vita di ogni autore c’è sempre “il libro della maturità”, e non importa che poi i successivi scritti possano essere anche migliori o più articolati, c’è sempre un momento in cui chi legge da tanto l’autore comprende, percepisce, che qualcosa in lui è cambiato, che lo stile e il linguaggio si sono affinati, che la trama è indefinibile perché è la somma di tanti lavori già scritti, cancellati, riscritti e ripensati dallo scrittore. Promemoria per il diavolo è questo: è la raggiunta maturità autoriale espressa nelle mille sfaccettature del libro che non è un thriller e non è un giallo e a ben vedere non è neppure un poliziesco classico, ma la ricetta perfetta del cocktail perfetto da offrire al lettore. E quindi, grazie Paolo, abbiamo gradito molto!

INTERVISTA

Paolo da dove arriva l’idea di spargere indizi sul colpevole durante tutta la trama come se tu fossi un novello Pollicino della favola di Perrault?

Non avevo mai pensato a Pollicino, ma hai ragione, è proprio quello che ho fatto. E non solo in quest’ultimo romanzo. In genere prendo per mano il lettore e lo conduco in un viaggio che inizia nell’oscurità di un delitto e arriva alla luce della risoluzione del caso. Il lettore, nei miei libri, incontra gli stessi ostacoli e le stesse “piste” in cui si imbatte l’investigatore. E, come il detective, deve capire quali indizi lo condurranno alla verità e quali in un vicolo cieco. È un patto di lealtà: la verità è sempre rivelata, sta a chi legge seguire le “briciole” giuste. Del resto, è la prima delle venti regole del giallo codificate da S.S. Van Dine: Il lettore deve avere le stesse possibilitàà del poliziotto di risolvere il mistero. Tutti gli indizi e le tracce debbono essere chiaramente elencati e descritti. 

Quello che arriva al lettore è un lavoro preciso e raffinato sui personaggi. Ognuno di loro potrebbe quasi meritare un prequel o un sequel a sé stante. A te però qual è il personaggio che ti piace di più. Quello di cui ti sei innamorato durante la scrittura?

Mi piace molto creare nuovi personaggi, immaginarne le vite, scandagliarne gli abissi dell’anima. E cerco di dare verità e umanità a ciascuno di essi, anche a quelli “secondari”. In quest’ultimo romanzo ci sono diverse figure alle quali sono affezionato. Ma due mi sono particolarmente care, oltre al capitano De Nittis e alla sua banda di amici. Innanzitutto quello che poi si rivelerà essere il serial killer e che, per ovvi motivi, non posso svelare qui. È un uomo qualunque, uno come noi, che subisce un grave sopruso molti anni prima. Non è quindi propriamente un maniaco, come in genere immaginiamo un omicida seriale, ma una vittima che persegue con mezzi feroci la giustizia e l’”equilibrio cosmico”, per così dire. Ma il personaggio forse più coinvolgente per me è Uta Keller, la glaciale vice questore che chiede al capitano De Nittis di aiutarla nelle indagini. Per rappresentarla, nelle movenze e nei tratti, mi sono ispirato alla mia gatta di casa, una micia nera che sembra una pantera. È una figura molto singolare che meriterebbe un approfondimento. E chissà che non diventi la protagonista di un nuovo romanzo…

Tu nel tuo ultimo libro fai dire una cosa precisissima dal tuo protagonista su Ferrara: ovvero la capacità che possono avere gli abitanti di uccidersi tra loro con il sorriso. Non ti sembra eccessivamente severa questa affermazione per una location che alla fine ti sta molto a cuore e che usi solitamente per i tuoi racconti? 

Ferrara è una città che conosco bene e che amo. È il posto dove ho vissuto più a lungo e ne conosco luci e ombre. Proprio per questo ne ho fatto l’ambientazione dei gialli del capitano De Nittis. Ma la Ferrara che descrivo nei miei libri non è solo quella reale, la città d’arte e capitale di un importante ducato nel Rinascimento. È la metafora, il paradigma della città di provincia, quella in cui bisogna salvare le apparenze a tutti i costi, in cui regna l’ipocrisia, il perbenismo e in cui il potere reale è sempre fuori dalla luce dei riflettori. Com’è ovvio, queste non sono caratteristiche solo ferraresi. Diciamo che ho parlato a nuora perché suocera intenda… Il passaggio a cui fai riferimento mi è stato ispirato da una canzone di John Lennon, “Working class hero”, una canzone sul potere. Un suo verso fa There’s room at the top they are telling you still, but first you must learn how to smile as you kill: “C’è posto in cima, continuano a dirti, ma prima dovrai imparare a sorridere mentre uccidi”. 

Ma, ripeto, non parlo solo di Ferrara. Non è ciò che succede ovunque al giorno d’oggi?

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