SABATINI: DAL NOIR ALLA NARRATIVA PASSANDO PER IL GIALLO
“Primo venne Caino” è il titolo del nuovo romanzo di uno scrittore che ha vinto il premio Flaiano ed il premio Romiti opera prima con il suo romanzo “L’inganno dell’ippocastano” (ed. Salani), uno scrittore che ha saputo conquistare una giuria di genere, quella del premio Romiti, ma anche una giuria letteraria in senso ampio, e perché? Perché i romanzi di Sabatini non sono solo gialli o noir, come si voglia catalogarli ma sono romanzi di narrativa autentica. Sono romanzi che si collocano in un genere letterario che rompe tutti gli schemi. Primo venne Caino è per tutti, amanti o no del genere giallo-noir.
In questo romanzo c’è tutto, un’ambientazione che ti entra nelle ossa, Roma con il suo caldo agostano, un caldo opprimente che non lascia respiro e la città eterna come sfondo di una vicenda dai contorni molto offuscati. Abbiamo un serial killer, il Tatuatore, che si racconta a noi lettori narrandoci l’efferatezza dei suoi delitti; solo lui può raccontarceli, non gli investigatori o il protagonista, ma solo il killer. Abbiamo un investigatore esterno alla polizia o ai corpi d’indagine preposti, Leo Malinverno, un giornalista che indaga dall’esterno, permettendo a Sabatini di saltare tutto un approfondimento d’indagine che alle volte può piacere ma che spesso, se non raccontato bene, può annoiare o rendere il protagonista ridicolo ed impreciso.
Leonardo Malinverno considerò provvidenziale la telefonata dell’amico vicequestore aggiunto Jacopo Guerci, in forze alla Squadra Mobile della Questura, sezione Omicidi. Non ne poteva più infatti, di mare, sabbia, sole, case bianche, ragazzi esagitati. Peccato che non sapesse come dirlo alla sua ragazza. Si erano conosciuti d’inverno all’università, dove era stato invitato dalla facoltà di Scienze della comunicazione a presentare Polverine, il suo ultimo libro sul traffico della droga.
Ed i punti fondamentali di un romanzo solido li abbiamo. Ma Sabatini non si accontenta e cerca di sopperire ad una suspense alle volte affossata dalla narrativa, raccontandoci storie di vita quotidiana che ti entrano dentro e sospendono l’inchiesta. C’è la vita privata di Leo Malinverno con il suo amore Eimì, troppo giovane ma troppo forte, c’è la famiglia di Leo, lontana ma nominata fino al palesarsi, c’è Carla. E su Carla vorrei aprire una parentesi così grande che rischio di diventare noioso, ma il racconto di Carla è la parte più bella e commovente di tutto il romanzo … ma non vi voglio anticipare niente e vi invito a leggerlo. E ci sono tanti personaggi … minori ma che non stonano nella narrazione.
Sabatini dà ad un giallo una forte tinta noir sconvolgendo le anguste ambientazioni piovose con ambientazioni calde ed estive sintassi ideale di un caldo che strema e porta ad una fine inevitabile e desiderata. E l’autore riscopre l’identità noir e ci parla di tematiche sociali che non posso nominare perché potrei essere coinvolto in uno spoiler inconsapevole. Vi dico solo che è modernissimo nelle tematiche affrontate e le affronta con il corpo di Malinverno, un uomo con le sue contraddizioni ed i suoi pensieri, un uomo comune.
E adesso? Beh adesso rimaniamo in attesa di un nuovo romanzo di Malinverno, anche se l’autore adesso è impegnato al lancio del suo protagonista oltralpe… ma noi aspettiamo, vero?
Musica consigliata: Malinverno di Raf, ma la versione jazz … una paura di ritornare all’inverno, o di uscire dall’estate nel caso di Sabatini.
Edizione: Salani
Anno: 2018