Prima della rivolta

Prima della rivolta

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Published: 17/03/2023

Format: Brossura

ISBN: 9791254800225

QUANDO IL FUTURO CHE CI ASPETTA E’ IL PEGGIORE DEI NOSTRI INCUBI

di BARBARA MONTEVERDI

Milano 2045. Città miseranda, tropicale, gente sudata, puzza di catrame risalente dalle strade arroventate. Neppure troppo distante dal nostro oggi, a dire il vero.

All’inizio mi sorge il dubbio che questo noir distopico potrebbe non avere un respiro largo, interessare anche chi non conosce Milano e le sue dinamiche (dinamitarde, pure dal punto di vista psicologico): le Cinque Vie, la splendida chiesa di San Maurizio, via Sammartini e i suoi sottopassi angosciosi sono specificità ben presenti agli abitanti del capoluogo lombardo, ma chi non ha conoscenza di ciò di cui si sta parlando rischia di perdere un buon pezzo di atmosfera. E qui l’atmosfera ha una grande importanza.

Però…Michele Turazzi scrive bene (e volentieri gli perdoniamo qualche “il” De Santa, “la” Gualtieri e l’ispettrice “capa”, che suonano francamente stridenti), le sue immagini cittadine sono nitide come fotografie, la descrizione dell’atrio della Torre Velasca è fulminante e compensa da sola la panoramica stradale delle primissime pagine.

Ecco dunque che il vostro recensore rinfodera le armi e si mette comodo a godersi questa storia molto interessante, distopica quanto basta e ben costruita. Mi sa che mi ricredo: piacerà anche ai non milanesi questa romanzo nerissimo.

Il De Santa non capì chi avesse appicciato la miccia però ne notò subito le conseguenze: in dieci scesero in strada, brandivano aste di metallo e pistole datate ma, ci scommetteva, perfettamente funzionanti. C’era poco d’illegale in questo, Roma già da alcuni anni aveva ceduto alle pressioni dei Frontisti e aveva liberalizzato il possesso delle armi da fuoco. Nessuna licenza, nessun test attitudinale: se la popolazione aveva paura, ebbene, che si difendesse da sola, questa era la logica. In piazza San Materno scoppiò il caos: il vociare divenne un unico urlo indistinto, i senzatetto scappavano spingendosi a vicenda, in molti caddero a terra, finendo schiacciati, il sangue insozzava di rosso erba e ciottoli.

Dopo cinque anni passati sulle Alpi, per un trasferimento forzato, il commissario capo Alberto De Santa rientra a Milano per indagare sulla morte di un famoso e stimatissimo imprenditore. Si capisce subito che il commissario è un autolesionista in cerca di guai e che questi arriveranno a manciate, vista la sua scarsa propensione per la diplomazia, la totale indifferenza al “bon ton” caldamente consigliatogli dai superiori e un’intelligenza cupa e corrosiva che lo guida su strade impervie.

Strade impervie non disdegnate neppure dall’autore che accenna ad accadimenti, ahimè, inevitabili, ma presentati senza filtri e perciò un tantino difficili da digerire da parte del lettore. Un esempio? Renato era uno dei miei amici più cari (…) Abbiamo cominciato insieme il nostro percorso nell’Apocalisse, quando era solo una delle tante Sette, non mi vergogno a usare questa parola, spuntate fuori alla morte di Papa Francesco.

Ora, capisco benissimo che da oggi al 2045 passino 22 anni, che sono sicuramente tanti non solo per il Papa ma pure per me, però vederlo sciorinato così…papale papale (freddura da brivido vero!), mi sembra piuttosto rude, ecco. E’ solo un consiglio, ma in futuro si potrebbero sostituire con nomi di fantasia quelli di nostri contemporanei ancora ben ancorati alla vita. Scioccare a tutti i costi non impreziosisce la storia.

Ma passando oltre questo inciampo, il racconto risulta davvero sorprendente dal punto di vista della costruzione narrativa, che dimostra la fantasia splendidamente inquietante dell’autore e l’innegabile gusto per le descrizioni architettoniche: la sua è una Milano tutta verticale, fatta di grattacieli che sembrano di zucchero filato iridescente e vetro e acciaio; il verde umido e avvolgente delle piante onnipresenti e dall’aspetto alieno, non mitiga il senso di alterità, di realtà virtuale e sembra di essere circondati, fagocitati da un’entità aliena, conturbante, pericolosa. La città è un essere vivente autonomo, gli umani che si affannano al suo interno sono cellule sacrificabili, da sostituire dopo l’uso.

Turazzi è stato abile a spostare l’asticella del tempo poco più avanti rispetto al nostro, amplificando in modo credibile i guasti ecologici e sociologici che siamo riusciti a creare nel periodo relativamente breve della nostra apparizione sulla Terra, e il disagio nettissimo del lettore di fronte a questa realtà così verosimile indica il reale obiettivo raggiunto dallo scrittore (se non ho frainteso le sue intenzioni): al di là della storia nera, il vero delitto è quello che compiano su noi stessi ogni giorno, girando la testa per non vedere i guasti di questa società imbruttita.

In conclusione, si tratta di una lettura molto originale (e istruttiva), forse un po’ prolissa soprattutto verso la fine (che avrei trovato maggiormente incisiva se più sintetica), ma di grande impatto visionario e profetico.

TRAMA

Nel 2045 gli effetti del riscaldamento globale sono estremi: il mare ha conquistato le coste, la Pianura Padana sperimenta temperature eccezionalmente alte, le giornate torride si alternano a estenuanti periodi di piogge. Colpita da una spinta migratoria sempre più forte, Milano è una città sovrappopolata e scossa da pulsioni sociali contrastanti: da un lato gli Antagonisti, che propugnano l’avvento di un nuovo socialismo; dall’altro i Frontisti, che vogliono preservare lo status quo; in mezzo, un’immensa massa anonima che cerca di sopravvivere un giorno alla volta. Dopo un esilio sulle Alpi durato cinque anni, il commissario capo Alberto De Santa rientra nella sua Milano per indagare sulla morte di Renato Valsecchi, imprenditore nel campo del solare, filantropo, nonché membro della Chiesa dell’Apocalisse, la religione ormai predominante nel paese. Causa del decesso? Intossicazione da tetrodotossina, il veleno che si trova nel fugu, o pesce palla, un piatto costoso e alla moda. De Santa conduce le indagini in una metropoli sul punto di esplodere: nell’aria si avvertono attese e timori, preparativi di attacco e contrattacco. Ovunque, manifesti con il volto di Gulliver Sacco, un ragazzo ammazzato durante un corteo – a breve sarà il quinto anniversario della sua morte. Ambientato in un futuro ipotetico ma non improbabile, “Prima della rivolta” è un noir letterario ed esaltante che, cercando il colpevole di un omicidio illustre, indaga sui responsabili del collasso incipiente della società.

Ascolta l’incipit letto da Barbara:

4.7Overall Score

Prima della rivolta

QUANDO IL FUTURO CHE CI ASPETTA E’ IL PEGGIORE DEI NOSTRI INCUBI di BARBARA MONTEVERDI Milano 2045. Città miseranda, tropicale, gente sudata, puzza di catrame risalente dalle strade ...

  • Trama
    5.0
  • Suspense
    5.0
  • Scrittura
    4.0

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