ROBERTO BALSARIN ALLA RISCOSSA… CON QUESTO THRILLER ANSIOGENO
di MARIO TOCCI
Non ci sarebbe nulla di losco in un’attività di recupero crediti, peraltro regolarmente autorizzata. E non desterebbe alcun sospetto la frenetica e ritmata vita dell’addetto alla riscossione, dalle cui doti di velocità e abilità creative sovente dipende l’effettiva esazione delle poste in gioco.
Se non fosse, tuttavia, per la singolare (e perplimente) connotazione dei committenti titolari della società recuperatrice: due fratelli già attivi nella mala milanese degli anni Settanta e ora trasferitisi nella sonnolenta (ma giammai inoperosa) ed intrigante provincia udinese, ritenuta da costoro maggiormente permeabile – rispetto alla metropoli lombarda – all’attecchimento di non meglio precisati affari criminosi.
Il thriller “Ombre di cuoio”, scritto nel 2014 da Roberto Balsarin per i tipi di “Arpeggio Libero” (all’interno della collana “Necatrix”) da Lodi, racconta le peripezie di un bizzarro esattore privato, incaricato di riscuotere un ingente credito da una sensuale imprenditrice riguardata, a propria volta, da stretti legami familiari con un pericoloso esponente della camorra. Ci riuscirà? Sarà in grado di vincere le resistenze della debitrice e, soprattutto, di sopravvivere alle violente e deterrenziali ritorsioni degli scagnozzi di costei? Ai lettori, che si divertiranno e saranno completamente pervasi dall’ansia di arrivare all’ultimo rigo della pagina conclusiva, l’ardua “sentenza”! Anche perché, proprio alla fine, si manifesterà un imprevedibile – e tranquilizzante – colpo di scena.
Narrazione piacevolmente ansiogena, che tiene alta l’attenzione, enfatizzando il livello di suspense. Lo story-telling, salvo maggiore sviluppo dei dialoghi, sembra prestarsi adeguatamente alla sceneggiatura di un film. I personaggi sono caratterizzati attentamente con tratti peculiari e distintivi. I luoghi (tanto le località geografiche quanto i “presidi” del bere e del mangiare) sono descritti in modo particolareggiato.
Frequenti ed appropriate, vieppiù, le menzioni musicali (che creano un’immaginaria e ininterrotta colonna sonora). Menzione di merito, altresì, per lo stile linguistico: molto vivace, a volte rude (ma tollerabile e calzante), e assai metaforico.
TRAMA
Svogliato, pigro, ironico rockettaro, Bob Corso ciondola maldestro nella sonnacchiosa provincia friulana in un andirivieni di sonore sbronze. Senza convinzione, accetta l’incarico proposto dai suoi datori di lavoro: i fratelli Gallo, titolari dell’omonima finanziaria, attempati criminali della mala milanese degli anni ’70. Corso si troverà a dover recuperare tre milioni di euro, concessi incautamente in prestito all’affascinante Maria Scala, imprenditrice nel fiorente settore dei mosaici. Tra i meandri di un insolito Friuli, Bob si muoverà, tra picchiatori, beffardi sbirri, motori caldi, sangue e sesso. Un inconcludente “eroe” balordo, assorbito e tritato da un meccanismo paranoico, oliato dai suoi stessi insuccessi.
MUSICA CONSIGLIATA
Al netto dei brani già proposti nel testo, è ben compatibile con la lettura il pluripremiato brano Lose yourself di Eminem. Scelto per le parole profonde e significative (è un inno al coraggio) e il ritmo parecchio vibrante.
CIBO SUGGERITO
Indefettibile la gubana, dolce natalizio e/o pasquale delle valli del Natisone, a forma di chiocciola e diametro variabile, consistente in una pasta lievitata avente ripieno di pinoli, uvetta, noci, bagna di grappa, zucchero e scorzette di limone.
VINO INDICATO
Rimaniamo in Friuli: Ramandolo DOCG, dolce e odoroso, fresco e acido al punto giusto; dal retrogusto di albicocche secche, miele e nocciole.
Ombre di cuoio
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