MORLUPI CONQUISTA CON LA NUOVA AVVENTURA DEI CINQUE, PERÒ …
Sin dal primo romanzo che ho letto, Morlupi mi ha conquistata. Sì, un po’ truculento, con personaggi talvolta troppo fuori dalle righe, eppure con una fascinazione intrinseca. Inizi a leggere, e vorresti non essere interrotta da banalità quali mangiare, dormire, portare a spasso i cani. La mia stima nei confronti dell’autore per la sua potenza affabulatoria, aumenta a ogni nuova avventura dei “Cinque di Monteverde” come sono ormai noti i suoi personaggi.
Tra l’altro, apprezzo anche la capacità di portare avanti, a tutto tondo, non un solo protagonista ma addirittura cinque. Morlupi infatti riesce nella non comune impresa di dare a ciascuno il proprio spazio, la propria vita con tutte le sue sfaccettature, problemi e soddisfazioni. Vita privata e lavorativa, dinamiche di gruppo e approfondimenti, niente e nessuno viene trascurato e messo in ombra da altri.
Un paio di volte ho evidenziato dei nei, piccoli ma fastidiosi nell’ottica di romanzi altrimenti ottimi e l’autore, atteggiamento che me lo ha fatto ulteriormente apprezzare, ha riconosciuto la validità della critica. Non è da tutti.
Nel nero degli abissi è un giallo molto interessante che, se pur ricorre a uno stratagemma già adoperato – ma d’altronde è davvero difficile inventarsi qualcosa che non sia mai stato già detto – lo fa con tale abilità che fino all’ultimo non ci si rende conto della verità. Leggerlo è un piacere.
Però…
Però io sono sempre sincera nelle mie recensioni, e non mi tirerò indietro adesso, pur avendo gustato moltissimo l’ultima fatica letteraria di Morlupi. Tre sono gli aspetti che non mi hanno convinta. Il primo è di Morlupi che, secondo me, eccede leggermente nelle citazioni e nei riferimenti storico/artistici. Sono troppi, distraggono e, al lettore che non ne conosce la simpatia, possono dare la sensazione di autoreferenzialità. Poca cosa, ma andava detta.
Gli altri due, in realtà, non sono responsabilità dell’autore. E forse sono io che, sapendolo pubblicato da una casa editrice come la Salani, mi aspettavo di più. Sarò anche maniaca del testo pulito, ma ho trovato troppe ripetizioni, refusi e addirittura errori. Comprensibili e scusabili nella stesura da parte di ogni autore che, è cosa nota, rilegge ciò che ha scritto con il discernimento reso poco limpido dalla propria emotività nei confronti delle sue parole. Assolutamente imperdonabili invece quando lo stesso testo viene rivisto, editato e corretto dai professionisti di una grande casa editrice. Professionisti che esistono proprio per verificare con occhio estraneo, attento e severo qualsiasi impurità.
Infine, ma questo è un mio gusto personale e come tale conta ben poco, trovo le cover poco gradevoli. Sono geometriche, cupe, schematiche. Algide e indifferenti, in definitiva. Un disegno che non mostra il cuore della storia, ma lo contiene e lo cela. Anche qui, si poteva fare di più.
TRAMA
Il grande parco di villa Pamphili, a due passi dal Vaticano e da Monteverde, ha due volti molto diversi: di giorno è un giardino che accoglie bambini, anziani e sportivi; di notte si trasforma in un rifugio abusivo per senzatetto, drogati e prostitute. All’alba di una gelida mattina di gennaio, una di loro viene trovata senza vita, brutalmente uccisa con un’arma da taglio. Era italiana, aveva poco più di vent’anni, era una ragazza sola, si vendeva per pagarsi l’università. L’omicidio sconvolge il commissario Ansaldi e i suoi agenti, perché apre uno squarcio di disperazione nella tranquilla routine del loro quartiere. In più, arriva proprio nel momento peggiore, a due settimane da un importante vertice politico tra i principali capi di Stato europei, con gli occhi del mondo puntati sulla capitale. Che ci sia o no un legame tra i due eventi, per il commissario è appena iniziata una terribile corsa contro il tempo.
L’intervista a cura di Manù: QUI
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Nel nero degli abissi
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