NORVEGIA PERTURBANTE E CRUDELE
Dal risvolto di copertina Silje O. Ulstein ci osserva con aria lievemente imbronciata, ma non lascia percepire nulla del suo mondo interiore. Meglio, perché mette i brividi.
Questo thriller è uno dei racconti più crudeli e ansiogeni che abbia mai incontrato nella mia lunga vita da lettrice; tossico e insinuante, causa dipendenza e repulsione al tempo stesso. Non lo definirei una “bella” lettura, ma forte, fortissima sia per argomento che per i personaggi che ne emergono, questo sì.
Due storie parallele si alternano (forse con cadenza un po’ troppo meccanica) e in nessuna delle due il lettore può riprendere fiato: la prima parte inizia nel 2003 e coinvolge una giovane che ha abbandonato casa cercando di cancellare i recenti pessimi ricordi ubriacandosi ed ospitando nella sua stanza in affitto un pitone di dimensioni allarmanti; la seconda si snoda in poche, densissime, settimane del 2017 e racconta di Mariam, moglie e madre insofferente, e della sparizione della figlia undicenne.
Loro sono là fuori a cercarla. Qualcosa mi serpeggia nelle vene al solo pensiero. Chiudo gli occhi e cerco di vedere tutto in nero, solo tutto completamente nero, sparirci dentro. Ma la testa vuole ricordare. Una bimbetta che caccia le sue piccole dita paffute nella sabbia, una bambina di sei anni con scarpe e zaino nuovi per la prima volta. Apro gli occhi. Vedo la sedia vuota dove Iben ha passato così tanto tempo a capo chino sui compiti. I capelli biondi raccolti in una treccia che le scende sul collo, i suoi capelli sono così fini fra le dita, sembrano quasi imponderabili. Potrei cercare di dimenticare tutto quanto, ma la testa sa che loro sono là fuori a cercarla. La testa sa che i suoi sottili capelli biondi sono là fuori da qualche parte.
Ulstein ha una scrittura scarna, decisa, piena di personalità e deve averne davvero molta se nel suo thriller di esordio riesce a mettere tanto, sincero dolore. Perché è questo che emerge forte e chiaro dalla lettura: la credibilità dei sentimenti, del disagio profondo, della confusione mentale e psicologica delle persone che si affacciano tra le pagine.
Che sono soprattutto donne, ma tra loro si aggira Roe Olsvik, ispettore cupo e solitario a un passo dalla pensione, non certo più stabile dei suoi indiziati. Un bel quadretto, non c’è che dire. E in un angolo, quasi invisibili ci siamo anche noi, a tratti inorriditi, commossi, turbati e partecipi, con un senso di disagio profondo e tanta voglia di tirare le fila di questo thriller che si tinge spesso di horror.
Alla fine abbiamo voglia di tiepida aria mediterranea, di fare lunghi, confortanti respiri nel sole di una giornata luminosa e che gli unici esseri viventi che ci circondano siano colibrì: piccoli, piccolissimi e innocui.
TRAMA
Liv è una studentessa dall’infanzia travagliata, che annega il proprio disagio in serate a base di alcolici, heavy metal e canne con gli amici più stretti. Trova conforto nella compagnia di Nero, un piccolo di pitone moluro dal quale si sente profondamente attratta e con cui instaura una simbiosi oscura e sempre crescente. Quattordici anni dopo, in una cittadina della costa norvegese, Mariam è in giro a fare acquisti con la figlia Iben quando, dopo un banale litigio, la ragazzina si allontana facendo perdere le proprie tracce. L’ipotesi di una sparizione volontaria si trasforma per Mariam in un angosciante timore, le cui radici affondano in un altro luogo e in un altro tempo. A indagare sul caso c’è Roe Olsvik, un introverso ispettore di polizia con una condotta irreprensibile e una tragedia familiare alle spalle. Il suo comportamento improvvisamente ambiguo, però, inizia ben presto a destare dei sospetti. Che cosa lega Liv a Mariam? Quali sono i fantasmi che affliggono la vita di Roe? E qual è il ruolo di Liv all’interno dell’indagine? I personaggi di questo thriller caleidoscopico nascondono tutti un passato misterioso, qualcosa che li ha segnati e che non li abbandona. Le loro storie, in apparenza così lontane, si riveleranno intimamente legate, in un costante cambio di prospettiva dove niente è ciò che sembra, e nessuno è chi dice di essere.
Traduzione: Giovanna Peterniti
Qui potete ascoltare l’incipit letto da Barbara:
Memorie di un rettile
NORVEGIA PERTURBANTE E CRUDELE Dal risvolto di copertina Silje O. Ulstein ci osserva con aria lievemente imbronciata, ma non lascia percepire nulla del suo mondo interiore. Meglio, perché ...