SIAMO TUTTI CACCIATORI E PREDE
Ambientato in due mondi distanti (Francia e Sud Africa) che sappiamo dovranno incontrarsi, questo noir ci porta dalle atmosfere umide di una magica Bordeaux dove Daniel vive tentando di nascondersi dal consesso umano lavorando come tuttofare presso un anziano restauratore, ai caldi e desolati spazi di Beaufort West, in Sud Africa, dove i poliziotti Benna e Vaughn, affiatati e acciaccati dalla vita, cercano il bandolo della matassa nella morte violenta di un uomo apparentemente senza nemici.
Ottima la voce di Meyer che sa ritrarre con pochi tocchi precisi situazioni e ambienti in cui incastra i suoi personaggi con la precisione di un mosaicista. E ci si affeziona immediatamente a loro, alle debolezze del loro carattere, alla fatica di vivere che li accomuna.
Parigi, aveva detto Daniel, era come un’amante. Esotica e bellissima. Eccitante e selvaggia (…) Ma qualcosa era cambiato. No, lui era cambiato, voleva qualcosa di diverso. Così era partito in moto, senza un piano preciso, spostandosi di città in città. Alla fine era arrivato a Bordeaux. Non c’era mai stato. Non aveva aspettative né presentimenti di sorta. Nel tardo pomeriggio aveva preso una stanza nell’hotel di una catena, in rue Martignac, disfatto i bagagli e vagato senza meta nella parte storica della città in cerca di un posto in cui mangiare. In place Saint Pierre, seduto a un tavolo ai piedi di un grosso albero proprio di fronte alla vecchia chiesa, i rami disseminati di piccole luci vivaci, si era innamorato. All’improvviso, senza motivo, come ci si dovrebbe innamorare.
Come non farsi travolgere da sentimenti così profondi e poetici, soprattutto se vengono da un uomo che mai ha esitato a uccidere?
Daniel non è un killer prezzolato, ma ha le mani sporche di sangue, la coscienza pesante e tanta voglia di dimenticare la sua terra d’origine, ma il passato ce lo portiamo tutti sulle spalle e non è sempre possibile scaricarlo a terra come uno zaino. Sicuramente non lo può fare lui che, infatti, viene spinto a compiere un’ennesima azione violenta al servizio del suo Sud Africa, mai pacificato nonostante i cambiamenti dell’epoca post-Mandela. O forse proprio a causa di questi cambiamenti.
Veramente interessante lo sguardo dell’autore su due continenti che, pagina dopo pagina, sembrano avvicinarsi sempre più fino ad appoggiarsi uno all’altro come barche alla deriva spinte da correnti sottomarine.
Questo libro è l’esempio concreto che la buona scrittura supera i generi: romanzo, noir, giallo d’azione, spy story, qui c’è davvero tutto: vite e sentimenti intrecciati saldamente tra loro e anche noi veniamo presi in trappola.
Avvincente e commuovente. Da leggere tutto d’un fiato.
Traduttore: Silvia Montis
Qui potete ascoltare l’incipit letto da Barbara Monteverdi:
L'ultima caccia
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