ABBIAMO CINQUE SOSIA AL MONDO. MEGLIO NON INCONTRARLI MAI.
di BARBARA MONTEVERDI
Eccomi a recensire di nuovo l’amata Tana French (dichiaro subito le mie simpatie per rassicurare il lettore: sarò di parte), autrice nata negli USA, ma cresciuta tra Irlanda, Italia e Malawi, cosa che ha sicuramente lasciato il segno sulla sua scrittura originale, essenziale nei dialoghi e poetica nella descrizione degli ambienti.
In questo thriller incontriamo Cassie Maddox, detective irlandese alle prese con la morte di una giovane donna terribilmente simile a lei. E non solo nel fisico. Il racconto si fa subito teso perché la protagonista è giustamente scombussolata da ciò che vede (praticamente, il proprio cadavere) e apprende sulla ragazza: tutto riporta a lei e al suo recente passato di infiltrata in un giro di trafficanti di droga.
E qui si entra a grandi passi nel cuore del racconto che non è – non solo, almeno – la caccia a un omicida, ma la ricerca di se stessi, di chi siamo e del perché prendiamo certe decisioni al posto di altre. L’identità e la percezione di se stessi non è detto che coincidano e possono combinarsi in un cocktail esplosivo.
Lavorare sotto copertura aveva incrinato il mio senso dell’onestà. Me ne sarei dovuta accorgere, eppure ero talmente fagocitata dall’abbagliante risolutezza dell’impegno che non so come mi ero lasciata sfuggire l’elemento più ovvio: si trascorreva la giornata mentendo. A me non piace mentire, non mi piace farlo e non mi piacciono quelli che lo fanno e mi è sempre sembrata una stronzata sostenere che il fine giustifica i mezzi.
Poco a poco l’atmosfera diventa rarefatta e claustrofobica: Cassie/Lexie (il nome assunto dalla morta) entra nella pelle della giovane assassinata e scopre con sconcerto di avere in comune con lei troppe cose, ma allo stesso tempo teme di scoprirsi mentre si introduce nella vita comune col gruppo di amici della ragazza e il suo muoversi sulle uova senza darlo a vedere provoca una sensazione di allarme perenne molto netta: brividi e mancanza d’aria. A noi, non a lei però: Cassie è eccitata dal rischio, galvanizzata dalla nuova sfida e cammina con prudenza, ma senza ripensamenti, su un filo teso molto, molto in alto sapendo che la caduta potrebbe essere mortale. Si fa, piuttosto, degli scrupoli etici perché sta’ ingannando persone che probabilmente hanno amato la giovane donna, pensa al loro dolore quando scopriranno che la polizia li ha così cinicamente ingannati con lo scopo di scoprire l’assassino.
Uno degli aspetti più inquietanti del lavoro della Omicidi è che si pensa pochissimo alla persona che è stata uccisa. (…) E’ spaventosa la facilità con cui la vittima diventa accidentale, praticamente dimenticata per giorni, un attrezzo di scena mostrato nel prologo solo per mettere in moto la trama. (…) Non è per insensibilità o per istinto di conservazione, che succede. La dura verità è che in ogni caso di omicidio a cui ho lavorato era l’assassino a contare.
Come sempre accade nei romanzi di Tana French, c’è tanta carne al fuoco, cose che continueranno a lavorarci dentro, ma dopo – quando avremo divorato il libro col cuore che batte a mille e trattenuto un sospiro di sollievo per la conclusione perfetta, di rimpianto per aver terminato il libro, mai comunque di delusione.
Per godersi appieno la lettura, però, bisogna aver pazienza: a volte l’ambiente soffocante in cui si svolge la storia, prende alla gola e si sente la necessità di allontanarsi col corpo e col pensiero dalla villa cadente e umida in cui i cinque giovani vivono una vita sospesa.
Tana French è maledettamente brava a creare una sensazione di disagio, di sabbie mobili sotto i piedi del lettore e ci si sente sempre un po’ troppo coinvolti nella vicenda, ma la scrittura ipnotizzante dell’autrice e la voglia di scoprire cosa è effettivamente accaduto, obbliga a girare le pagine al ritmo impostoci dalla nostra ansia. Mai come in questo thriller ho avuto la sensazione di essere gentilmente sospinta là dove pretende chi scrive, mentre le gambe fanno resistenza e un sottile, costante timore lima il sistema nervoso. Sta per accadere qualcosa? La protagonista è in pericolo? Perché mai devo passeggiare di notte, con lei, nelle campagne irlandesi popolate di volpi, gufi e chissà cos’altro?
Lo scoprirò, lo scoprirete, ma ho il sospetto che la pietra sullo stomaco non verrà rimossa così in fretta.
TRAMA
La detective Cassie Maddox è stata trasferita dalla squadra omicidi di Dublino, ma nel cuore della notte riceve una telefonata dal suo vecchio capo Frank Mackey: una giovane donna è stata trovata uccisa, pugnalata al petto, in un cottage diroccato della campagna irlandese. Un caso come tanti, non fosse che la vittima assomiglia in modo sorprendente a Cassie, quasi una sosia, e si chiama, stando ai documenti che le trovano addosso, Lexie Madison: lo stesso nome che Cassie aveva usato come copertura nella sua prima missione, per infiltrarsi in un giro di trafficanti di droga. La detective non può tirarsi indietro, deve sapere la verità, e decide cosí di accettare la proposta di Frank tornando a indossare i panni di Lexie, prendendo il posto della ragazza, senza che venga divulgata la notizia della sua morte, in modo da indagarne le frequentazioni. Scoprirà cosí di avere in comune con lei molto di piú dei tratti somatici e del nome falso…
Traduzione: Katia Bagnoli
Ascolta l’incipit letto da Barbara:
La somiglianza
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