“Marry, anche detta Marry la Zarra, ricordava a malapena il suo vero nome. Era nata dentro il cassone di un camion nel gennaio 1945. La madre era una ragazzina di sedici anni, orfana di entrambi i genitori, che nove mesi prima si era venduta a un soldato tedesco in cambio di due pachetti di sigarette e una tavoletta di cioccolata.”
Anne Holt comincia con queste righe il suo libro “la ricetta dell’assassino”, e dentro queste prime righe c’è il senso di tutto un libro e un modo dove i protagonisti si scontrano contro le crudeltà personali e quelle sociali.
Un cuoco famosissimo viene trovato morto vicino alla centrale della polizia. L’ispettore Billy T. e la sezione omicidi s’immergono in un’inchiesta che sembra sempre più sprofondare nel buoi. Bred Ziegler, il famoso chef, nemici ne aveva … e anche più d’uno. La soluzione del caso sembra in un vicolo cieco, per risolverlo sarebbe necessario l’intervento di Hanne Wilhelmsen. Ma è ancora in lutto per la morte della compagna.
Una lunga battaglia tra l’apparenza e la realtà, tra cio che vedono i protagonisti e ciò che vede il mondo. Un romanzo crudo e pieno di sfaccettature come il suo incipit. Un tunnel con una luce in fondo … che prima o poi travolge tutto.