La ragazza zero

La ragazza zero

ALL’INFERNO COL GHIACCIO NELL’ANIMA

Aprendo le pagine di questo libro, ci accoglie un thriller cupo e duro ambientato in una Bradford apocalittica nella quale il detective Harry Virdee, anglo-pachistano con qualche fantasma nell’armadio, deve svelare il mistero dell’uccisione di sua nipote, figlia di Ronnie il fratellone gangster.

Come incipit non è male. Meglio sarebbe se la scrittura di Dhand fosse più fluida e accattivante, mentre le sue frasi telegrafiche ci tengono sì incollati alla storia, ma senza il piacere di una bella lettura e andiamo avanti sbocconcellando parole amare, ma senza essere travolti dal flusso del racconto.

Giaceva sulla schiena, un grosso coltello da cucina le sporgeva dal torace. Harry allungò una mano per puntare la torcia direttamente sul cadavere. Chiazze rosso scuro sulla maglietta bianca. Al polso sinistro, un braccialetto d’oro con il Kara, simbolo religioso dei sikh. Non l’avevano rubato. Per molti anni ne aveva portato anche lui uno uguale, prima di abbandonare la fede sikh.

L’aspetto della vicenda che risalta immediatamente è la contrapposizione culturale e religiosa della comunità sikh e di quella musulmana, ambedue molto presenti nella società inglese, ma solitamente separate da un muro invisibile di totale incomprensione. Ora, si da’ il caso che il detective Virdee abbia sposato una donna musulmana e che la sua famiglia, tranne il fratello Ronnie, lo abbia bandito per sempre; è in questo contesto che il poveretto deve lavorare per scoprire l’assassino della nipote, cercando di evitare che lo scatenato Ronnie metta a ferro e fuoco la città.

Dhand ha scritto un noir efficace, sporco e cattivo che prende e respinge al tempo stesso; c’è molta sofferenza personale e sociale, in questo racconto, e da subito si intuisce che sarà difficile trovare una redenzione.

Puntò la torcia su entrambi i lati; una viscida mucillagine di alghe verdi ricopriva le pareti. Il terreno scosceso proseguiva per oltre un chilometro, ma più avanti il passaggio era impedito dagli allagamenti. Nelle sue visite precedenti Harry era stato costretto a scansare i lunghi ghiaccioli acuminati che pendevano dal soffitto alto una ventina di metri e che oscillavano pericolosamente, mossi da un vento sferzante. Questa volta a bloccargli il passo fu solo il graffito sul muro. Si fermava sempre sulla stessa frase. NON GUARDARTI ALLE SPALLE, AH, AH AH,…ARRIVANO I MORTI.

Insomma, abbiamo tra le mani un thriller spesso e appassionante, ma scritto in modo poco accurato il che riduce di molto l’innegabile valore della costruzione narrativa. Sicuramente, vale comunque la pena di leggerlo perché il mondo da incubo in cui ci trasporta è lì, dietro l’uscio di casa ed è bene conoscerlo per evitarlo. Magari anche per cercare di migliorare qualcosa nelle nostre società malate (non solo di Covid).

Traduzione: Maria Baiocchi, Anna Tagliavini

Editore: SEM
Anno: 2020