E FU COSI’ CHE GUIDO SCESE DALLA SUA VALLE
di ANTONIA DEL SAMBRO
Leila rideva, trasportata a quella allegra giornata così lontana, ma Guido pensò che quel padre adorato non gli faceva tutta quella simpatia.
Linda Tugnoli è tornata con un giallo di grande respiro e fascinazione e con il suo protagonista feticcio che in questa nuova avventura appare più socievole, espansivo e addirittura pronto a lasciare la sua raccolta e amatissima valle e a viaggiare pur di venire a capo al mistero che si ritrova letteralmente tra le mani.
E ad arrivare addirittura nella provincia di Pisa seguendo una scia di indizi e informazioni che meticolosamente e con grande perizia investigativa mette insieme, incontro dopo incontro, scoperta, dopo scoperta.
Tutto comincia con il ritrovamento di un cadavere mummificato nei ghiacci della Valle Cervo. Il corpo si scopre essere quello di un ricco industriale di Torino dato per disperso in Africa e morto più di mezzo secolo prima, con tutta probabilità, invece nella valle. Una figura nota e molto chiacchierata nella piccola valle. E quindi tra il ritrovamento inaspettato e le varie leggende che accompagnavano l’industriale quando era in vita, figurarsi la sorpresa, la curiosità e l’interesse di Guido nello scoprire che nelle sue mani, forse, si trova un antico orologio appartenuto proprio alla vittima mummificata.
Ma come è morto il ricco industriale Aldo Lorenzo Ferrero e chi voleva fargli del male?
Linda Tugnoli spalma quasi immediatamente la trama di questo superbo giallo nei primi capitoli per poi giocare al gatto e al topo con il lettore che seduce amabilmente e sofisticatamente con millemila altri espedienti letterari come le ambientazioni, i dialoghi tra Guido e tutte le personalità singolari e fascinose che incontra nella sua indagine e soprattutto attraverso pagine stimolanti e quasi inedite di storia contemporanea (come il racconto degli studi cinematografici di Tirrenia, sul mare di Pisa, durante l’era fascista).
L’autrice, bravissima con le parole e con uno stile da giallista classica con questo nuovo romanzo della serie ambientata nella Valle Cervo riesce anche benissimo a completare in un certo qual modo l’evoluzione del suo personaggio principale e a legare la stessa location, principe delle sue storie, al resto del mondo, dimostrando che ci sono eventi, leggende, misteri e segreti che rimangono uniti da un prezioso e sottilissimo filo rosso e che lo stesso va solo disvelato e compreso.
Chiccheria da grande narratrice, infine, qualche pagina “rosa” che, lungi, da inficiare la tensione del romanzo di genere, la arricchisce di sfumature originali e facendo scaturire sorrisi a fior di labbra nel lettore.
Brava!
TRAMA
Qualche anno fa, la notizia apparsa sui giornali aveva acceso la fantasia di Guido: il ritrovamento tra i ghiacci dei resti mummificati di un uomo, identificato poi come un ricco industriale di Torino scomparso più di cinquant’anni prima… durante un safari in Africa. In Valle Cervo tutti conoscevano Aldo Lorenzo Ferrero e la sua famiglia, proprietaria di una splendida villa che si favoleggiava ospitasse reperti unici, tra cui un autentico sarcofago egizio e un leone impagliato. Guido era cresciuto in mezzo a quelle leggende, e la sua innata curiosità non può che trasformarsi in ossessione adesso che, casualmente, si ritrova fra le mani un magnifico orologio, quasi sicuramente appartenuto a quell’uomo stravagante la cui morte è tuttora avvolta nel mistero. Da onesto valligiano, Guido va a Torino per restituirlo alla figlia del defunto, Leila, un’educatissima e affabile anziana signora, esperta di piante da appartamento, decisissima a non volere indietro il prezioso oggetto e a congedare al più presto quel giardiniere di provincia. Il modo migliore per alimentare l’ossessione di Guido che, nonostante le proteste dell’amico Osvaldo, per proseguire le sue indagini decide di fare qualcosa che ha sempre odiato fare: lasciare per qualche giorno la sua casa in Valle e mettersi in viaggio. La destinazione è la provincia di Pisa, dove negli anni ’30 sorgevano gli studi di Pisorno, fiore all’occhiello dell’industria cinematografica fascista. E lì, Guido comincerà a ricostruire la storia di un amore sbagliato, di una fuga segreta, di uno scandalo, forse di un omicidio…
La forma del ghiaccio
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