La donna alla finestra

La donna alla finestra

VERTIGINI NEWYORCHESI 

C’è qualcosa in questo thriller che cresce piano piano, un’angoscia e un senso di vuoto che montano silenziosamente. Come se l’inusuale condizione della protagonista possa piombare addosso a ognuno di noi, da un momento all’altro. Anna soffre di una grave forma di agorafobia e vive reclusa nella sua abitazione di New York. Appassionata di vecchi film, trascorre il proprio tempo a spiare i vicini, imitando più o meno consapevolmente James Stewart ne “La finestra sul cortile”. Chiusa in una solitudine forzata, stupisce sé stessa quando comincia a stabilire dei rapporti personali e diretti con i propri “sorvegliati”. Ed è qui che iniziano i guai…

Tra un bicchiere di merlot e una dose di psicofarmaci, Anna è sempre più in balia delle proprie paure e, ad un certo punto, vede qualcosa di terribile. Ma la sua mente non sempre è in grado di distinguere la realtà dall’immaginazione.  Un thriller che provoca le vertigini, su e giù per le scale e le stanze di una casa che rappresenta una prigione fisica e mentale.  Enigmatici non sono soltanto i vicini ma Anna stessa. Cosa è accaduto di così orribile nella sua vita? Quale trauma l’ha ridotta in questo stato?

Forse lo capiamo e, quanto lei, cerchiamo di accantonarlo. Le citazioni e i riferimenti tratti dai capolavori del cinema americano sono un piacevole specchietto per le allodole; il romanzo strizza l’occhio ai fan di Hitchcock e al cult mozzafiato del ’67 con Audrey Hepburn “Wait until dark” ma, a guardar bene, è un thriller in pieno stile millennial. 
Piacerà a tutte le generazioni.

Traduzione: Stefano Bortolussi

Editore: Mondadori
Anno: 2018