CARBONI E LA SUA SCRITTURA CHE TI PERFORA L’INCONSCIO
Dopo il successo del precedente romanzo “Il giallo di Villa Nebbia” torna in libreria Roberto Carboni con un romanzo sconvolgente e soprattutto perfetto. “La collina dei delitti” edito da Newton Compton è un romanzo strutturalmente preciso e cesellato con cura. La stessa cesellatura che viene usata nella narrazione, un equilibrio tra parole ed inconscio. Ma partiamo dalla fine e per parlare della fine bisogna iniziare dalla copertina. “Un grande giallo italiano” sottotitolano, ma azzarderei che più di un giallo, è un thriller, uno dei migliori scritti negli ultimi anni.
Non è un giallo perché il finale (sorprendente e svuotante) non è il solito finale consolatorio tipico del genere. Carboni, in quelle ultime pagine, ci sferza il colpo finale e il timer, di una bomba che per 480 pagine l’autore ci ha fatto ingoiare, finisce di ticchettare ed esplode, risucchiando tutto e lasciandoci il vuoto. Non è un giallo perché l’investigatore non è il salvatore, la resdora del romanzo che mette ordine. Qui l’investigatore è la forza dell’ordine e come tale si sforza di fare ordine in questo romanzo che è una tempesta, fattuale ed emozionale.
Gabriele, Silvia, Benedetta, Anna Paola sono alcuni dei protagonisti del romanzo. In un romanzo dove non ci sono comparse, neanche la neve che cade copiosa è una comparsa. Carboni ci porta in viaggio tra le personalità, gli animi e la psiche di questi personaggi apparentemente nitidi, ci avvicina e ci allontana. L’autore ci regala tutte le sfaccettature dei personaggi e ci svela tutte le carte dedicando capitoli a loro.
Ma svelate le carte, Carboni le gira ed inizia a mischiarle. Ve le ricordate? No nessuno se le ricorda perché siamo rimasti intrappolati dalla storia e dalle parole che l’autore usa per raccontarcela. Come non ve le ricordate? Eppure sono lì. Ed è li che Carboni inizia a mostrarcele una ad una. Ce le fa rivedere e ci rendiamo conto che le avevamo già viste. Ma la cosa più sorprendente è che delle semplici carte svelate, alla fine formano un disegno preciso, che avevamo sotto gli occhi. Roberto Carboni ci mette nelle condizioni di essere gli investigatori alla ricerca della verità. Lui ci racconta tutto e lo fa con la voce dei protagonisti. Ma qualcosa sfugge sempre nell’uso sapiente delle parole dell’autore.
Tutto sta in una storia interessante ma in una scrittura geniale risiede il segreto. Ogni parola, virgola, separazione in capitolo ha una sua ragione di essere. Niente di quello che c’è scritto è superficiale, tutto è essenziale. Carboni non si perde in decorazioni o fronzoli, va dritto al punto ma non quello degli occhi. Va al punto dell’inconscio, non accompagna il lettore, lo seduce e lo costringe a seguirlo. E’ il pifferaio magico della parola.
La nostra intervista a Roberto Carboni:
Il voto è 100, ma meriterebbe molto di più. La perfezione e la precisione uniti alla genialità dell’autore meritano molto di più.
Il ragazzo aveva lasciato due righe scritte limitandosi a domandare perdono ai genitori e alla fidanzata. Nessuno avrebbe mai saputo il vero motivo del suo gesto. La notizia occupava la prima pagina dei quotidiani: Guido Maria Prezzi, figlio del noto industriale delle salse alimentari, destinato alla laurea in Giurisprudenza e al matrimonio con la contessina Rita Rizzardi Baldo, la mattina della vigilia di Natale aveva indossato la sua t-shirt preferita e sfilato la doppietta dalla rastrelliera di fucili di suo padre.
Le altre recensioni di Roberto Carboni: Il giallo di Villa Nebbia
Editore: Newton Compton
Anno: 2021