IL LATO OSCURO DI UNA COMUNITA’
Io amo molto il crime britannico. Mi piace il ritmo con cui si snodano gli eventi, le atmosfere malinconiche umide di pioggia, lo stile nei dialoghi e i personaggi, ognuno un po’ chiuso nel suo mondo a combattere i propri demoni. “La città del peccato” non fa eccezione, ma con qualche nota al margine.
A.A. Dhand fa della propria identità culturale un marchio, e questo rende i suoi libri particolarmente interessanti. Per me è stata un’esperienza nuova entrare nell’universo della comunità asiatica britannica e scoprire quanta violenza, contraddizione e razzismo si nascondano in essa.
L’autore desidera puntare un faro su dinamiche familiari e di casta, che un lettore poco riflessivo definirebbe lontane dalla cultura occidentale. Invece, che le donne vengano considerate un possesso da punire nel momento in cui decidono di intraprendere strade diverse, non è una novità nelle cronache dei nostri telegiornali. Così come è noto che fino al secolo scorso anche da noi i matrimoni combinati venivano regolarmente praticati, con disonorevole allontanamento dal nucleo originario se si decideva di sposare un individuo di un’altra regione o cultura. Il romanzo si basa quindi su dinamiche ancestrali, che hanno un sapore “altro” solo perché vissute da persone di nazionalità diversa dalla nostra.
La storia è ben condotta, con un impianto investigativo solido, dosato con equilibrio rispetto agli altri eventi. Al finale, logico e sufficientemente a sorpresa, ci si arriva sapientemente per gradi.
Il ritmo, come ho detto, è un elemento importante del racconto. Fin dall’inizio è evidente che l’ispettore capo Harry Virdee è nel mirino di uno spietato serial killer. La sfida tra loro è una battaglia a tempo. Tante le tracce, i depistamenti e i segreti gelosamente celati. Il tutto presentato con una crudezza e una violenza a tratti forse un po’ eccessiva, soprattutto nella descrizione della morte delle vittime. Un tratto quest’ultimo di indubbio effetto in molti thriller, che a me però risulta di difficile lettura quando raggiunge, come in questo caso, alcuni eccessi di crudeltà.
TRAMA
Una ragazza asiatica nuda, impiccata con del filo spinato, viene ritrovata appesa agli scaffali di un’antica libreria. Il caso viene affidato a Harry Virdee, un detective della Squadra omicidi di Bradford, un tempo importante centro dell’industria tessile, prima che il suo rovinoso declino la trasformasse in un luogo degradato, attraversato da fiumi di droga, prostituzione, tensioni razziali tra immigrati e una povertà dilagante. Persino il matrimonio di Virdee – il detective è sposato con una musulmana – soffre di un razzismo che non dà scampo: le due famiglie non si parlano. Il caso è agghiacciante e Harry capisce che proprio nel cadavere si cela un messaggio. Ma quale? E a chi è rivolto? Ciò che non sa è che l’assassino lo sta guardando, che sta puntando lui. Perché stavolta si tratta di una questione personale. Ha inizio una corsa contro il tempo, mentre il numero delle vittime cresce insieme alla follia del serial killer, intenzionato a dare una lezione alla “città del peccato” e soprattutto a Virdee, un antieroe indimenticabile, capace di aggirare le regole per ottenere ciò che vuole.
Traduzione: Maria Baiocchi e Anna Tagliavini
La città del peccato
IL LATO OSCURO DI UNA COMUNITA' Io amo molto il crime britannico. Mi piace il ritmo con cui si snodano gli eventi, le atmosfere malinconiche umide di pioggia, lo stile nei dialoghi e i ...