PER GLI AMANTI DELLA CHRISTIE, ED IN EFFETTI QUALCHE COSA CE LO DICE

Prima indagine per Richard Poole, l’irresistibile detective nato dalla penna di Robert Thorogood, creatore della serie tv Delitti in Paradiso trasmessa dalla BBC One e, per noi, da Fox Crime e Raidue (che ha ispirato appunto i quattro romanzi Indagine su un omicidio, L’assassinio di Polly Carter, La morte bussa due volte e Omicidio ai Caraibi).

Bloccato sull’isola tropicale di Saint-Marie, dove l’ha suo malgrado catapultato il proprio stesso zelo investigativo (che l’ha reso interessante agli occhi del coroner del posto) e oltremodo infastidito dal detestabile Eden che lo circonda, con la sabbia che vortica sul pavimento e una lucertola di nome Harry come unico coinquilino, in Indagine su un omicidio l’irriducibilmente britannico Poole appare alle prese con l’assassinio di Aslan Kennedy, carismatico albergatore, istruttore di yoga e leader spirituale del Retreat, rifugio per ricchi vacanzieri fondato dalla moglie Rianka.

Sebbene il caso sembri risolto in partenza – quando l’uomo è stato ucciso si trovava in una stanza chiusa con sole altre cinque persone, una delle quali ha confessato l’omicidio – ben presto Poole si renderà conto che la realtà è assai diversa e molto più complicata, e che l’unica persona a confessarsi colpevole è in effetti l’unica a non aver potuto commettere il delitto…

Divertente e ben congegnato, Indagine su un omicidio vede nell’ispettore in esilio Richard Poole un personaggio delizioso. Irresistibili i suoi tentativi di salvaguardare il proprio britannico understatement – a base di tramezzini alla banana, completi in fresco lana, pigiami di Marks & Spencer e maniacale vocazione a ordine e disciplina – in quest’universo incognito, accecante, alieno…

Spazzato dal torrido vento caraibico (che soffia immense dune di sabbia direttamente sul pavimento del bungalow dov’è costretto a vivere), quello sperimentato da Poole sulla perla dei Caraibi è un inferno in cui non esistono le stagioni e l’unica differenza tra un mese e l’altro è che “fa caldo, e poi fa ancora più caldo”: “Si trattava di un’isola in cui il sole splendeva ogni secondo di ogni giorno, a parte i dieci minuti di mattina e di notte in cui, dal nulla, si scatenava una tempesta tropicale con una pioggia tanto forte da uccidere persino le mucche”.

In quest’universo assolato e caotico, ostinatamente vissuto come temporaneo (quello spulciare il giornale alla ricerca di posti da ispettore nella madrepatria…) s’innestano poi la problematica convivenza con quella creatura beffarda di Harry, la lucertola, i maldestri tentativi di liberarsi – con mezzi legali e non necessariamente legali – di quest’ennesima imposizione del destino, il nervoso legame con i genitori lontani e il conflittuale rapporto con la squadra dei collaboratori.

Decisamente più acclimatati e meno sulle spine di lui (ma appunto perciò a loro modo perturbanti), a dar man forte a Poole sull’isola di Saint-Marie ci sono infatti il fascinoso Dwayne, che va per i cinquanta ma ne dimostra trenta, il volenteroso Fidel e la radiosa Camille, una delle donne più attraenti dell’isola (di fronte alla quale il capo non trova di meglio che assumere l’aria accigliata di un barbagianni).

Tutti impegnati a risolvere un caso di per sé complicato come ogni delitto da camera chiusa (tra parentesi, la serie firmata da Thorogood è stata definita dal Mail on Sunday perfetta per i fan di Agatha Christie e davvero atmosfere e situazioni ricordano la britannica regina del giallo).

Per di più, un caso che agli occhi sprezzanti di Poole appare ammantato di esoterismo da quattro soldi e posticcia spiritualità.

Con quel buen retiro per ricconi in crisi, dove la musica del mare che s’infrange sugli scogli si ascolta in cuffia sebbene l’oceano sia lì a due passi e la sua voce giunga limpidamente; col morto che sembra un incrocio tra Gandalf e Gesù, le tazze di tè da sorbire insieme prima della meditazione mattutina, le sedute di yoga e Dominic, l’inserviente che pratica l’ipnosi e legge le aure: “La sua è calda. Dorata. Luminosa. Sessualmente avventurosa”, rivela di punto in bianco a una soddisfatta Camille, in uno degli scambi più divertenti del libro (e ce ne sono molti). Per poi volgersi a Poole e comunicargli con stupefatto rammarico: “Non ho mai visto niente del genere. Lei non possiede un’aura”. “Certo che no”, ribatte lui. “Non esistono queste cose”.

Un’atmosfera fin troppo insistita che al fiuto ben temperato dell’ispettore si rivelerà quasi subito uno scenario di cartapesta, smantellato nel corso dell’indagine fino all’inevitabile arresto del colpevole…

TRAMA

Il detective Richard Poole è accaldato e infastidito. È bloccato sull’isola tropicale di Saint-Marie, costretto a vivere in una vecchia baracca traballante su una spiaggia, e non c’è una tazza di tè decente da trovare da nessuna parte. Non solo, l’unica compagnia è una lucertola che tutto vuole meno che andarsene, come se quel bungalow fosse la sua dimora… Aslan Kennedy ha una vita idilliaca, leader spirituale in un ritiro per ricchi vacanzieri su una delle isole più incontaminate dei Caraibi, Saint-Marie. O almeno fino a quando non viene ucciso. Ma il caso sembra già risolto: quando Aslan è stato ucciso, si trovava in una stanza chiusa con sole altre cinque persone, una delle quali confessa l’omicidio. L’ispettore investigativo Richard Poole è stufo di parlare con testimoni che preferirebbero discutere della sua “aura spirituale” piuttosto che della loro posizione al momento dell’omicidio e vorrebbe chiudere subito il caso. Ma sa anche che la realtà dei fatti dice un’altra cosa. In effetti, è convinto che la persona che ha appena confessato l’omicidio sia l’unica che non avrebbe potuto farlo. Determinato a rintracciare il vero assassino, il detective Poole è presto sulle sue tracce e nessuna pista verrà lasciata al caso.