CARBONI FINISCE CIO’ CHE ITALO SVEVO AVEVA COMINCIATO
Siamo nel 1890 e sul quotidiano “L’indipendente” uscì un racconto scritto da Aron Hector Schmitz “L’assassinio di via Belpoggio”. Schmitz con il tempo divenne Italo Svevo e il suo racconto fu il primo tentativo di entrare nella testa e nell’animo di un assassino.
Siamo nel 2022 e il 3 febbraio in tutte le librerie d’Italia arriva un romanzo scritto da Roberto Carboni “Il segreto dell’antiquario”. Carboni, penna del mistery underground italiano, cerca di portare il lettore dentro la testa di un serial killer.
Elia, il protagonista del romanzo, è diverso dal Giorgio di Svevo. Elia è un antiquario raffinato, un uomo d’altri tempi, musicista di fama, esperto nell’arte culinaria, ma Elia è anche malato, non dorme, mangia poco e soffre di frequenti amnesie. Elia è un serial killer.
Il romanzo inizia con Elia all’opera, una coppia in casa che dorme ed Elia che li uccide in un modo forte e cruente. Da qui inizia il viaggio di Carboni, come per Svevo, da un omicidio con poco senso. E noi con Elia iniziamo ad entrare nella sua testa, nelle sue giornate e fra i suoi morti.
Un romanzo colmo di personaggi che ti restano nel cuore e nella mente per i più disparati motivi. Da Malgherita ad Agnese, da Madame Thérese a Bologna con i suoi portici.
Quest’opera di Carboni potrebbe essere per gli amanti del giallo, una inverted detective story, ma anche in questo Carboni si supera. Non lascia spazio alle indagine, quelle sono lo sfondo, lui si concentra su Elia ed il suo mondo intorno. Un viaggio psicologico e linguistico che l’autore gestisce in maniera superba.
Vi lascio un link per rivedere una nostra intervista fatta allo scrittore (qui) e capirete cosa intendo. Roberto Carboni impiega un terzo del tempo per scrivere il romanzo, gli altri due terzi li utilizza per cesellare le parole, giocarci e portarci inconsciamente dove lui vuole. Quando si chiude un romanzo di Carboni, tutto quello che si è provato, lo scrittore ha voluto farcelo provare.
Un’opera totalmente differente dalle due precedenti pubblicate con Newton Compton, più intensa, più ardua persino, ma dal profondo respiro simile a quello che tirerete quando finirete il romanzo.
Letto in una notte, è per me stato impossibile di staccarmi dalle sue pagine e dalle sue parole. Ma non vi nascondo che alla fine, non so cosa prova per Elia, amore, odio, compassione, tenerezza. Carboni ha fatto dell’anti-eroe un uomo.
E da qui cambia tutta la prospettiva, sta all’animo del lettore giudicare Elia.
TRAMA
Anni Ottanta. Elia Morosini Arconati è un ex musicista e direttore d’orchestra. Dopo anni di grande successo, una grave forma di schizofrenia lo ha costretto a ritirarsi, e adesso vive a Bologna, dove ha un negozio di antiquariato. Ma questa non è che la facciata.In realtà, Elia è un serial killer. Una volta individuate le sue vittime, si insinua sempre di più nella loro vita, arrivando a vivere di nascosto in casa loro per poi – quando non riesce più a sostenere la tensione provocata da questo “gioco” – ucciderle. E riprendere la propria normale esistenza. Fin quando un nuovo, incontenibile impulso non lo porta a ricominciare. In città, questi omicidi sono attribuiti al “Mostro di Bologna”, sulle cui tracce si mettono ben presto magistrati, investigatori privati e, soprattutto, una medium, Madame Thérèse.
Ecco la nostra videorecensione:
Il segreto dell'antiquario
CARBONI FINISCE CIO' CHE ITALO SVEVO AVEVA COMINCIATO Siamo nel 1890 e sul quotidiano "L'indipendente" uscì un racconto scritto da Aron Hector Schmitz "L'assassinio di via Belpoggio". Schmitz ...