TRAMA
A Roma, in una giornata piovosa di novembre, l’ispettore Ceratti si trova davanti un singolare caso di omicidio. Una cartomante viene rinvenuta morta nel suo appartamento di piazza Vittorio. È stata uccisa in piena notte, e niente di meno, con un compasso. E sarà per il suo intuito da sbirro, per alcune tracce o indizi che rimandano alla massoneria, o per il particolare mestiere che svolgeva la vittima, ma l’ispettore capisce al volo che per poter sbrogliare il bandolo della matassa c’è bisogno dell’aiuto e delle intuizioni di Ettore Misericordia. In realtà, il libraio e il suo fedele assistente Fango, da giorni, sono alle prese con l’inventario dell’attività e, a dirla tutta, Ettore da qualche giorno è anche particolarmente stanco. Dorme molto, non si risparmia nei bagordi e forse soffre di quella indolenza tipica che prende un po’tutti nelle giornate uggiose di novembre. Fatto sta che se Ceratti chiama lui alla fine cede. Quello con cui si trova ad avere a che fare è, in realtà, un vero ginepraio di misteri, segreti e vicende oscure che sembrano avvolgere la vita e l’esistenza dell’ormai trapassata cartomante. Ma chi è che la voleva morta? Perché è stata uccisa proprio con uno dei simboli più peculiari della massoneria, e in che modo il suo omicidio è legato alla Casa delle Civette, residenza affascinante e misteriosa appartenuta al singolare e solitario principe Giovanni Torlonia?
PERSONAGGI
Chi segue e ama i libri che raccontano le avventure del librario Ettore Misericordia e del suo fedele assistente Fango troverà anche in questa ultima fatica letteraria dei fratelli Morini, una bellissima conferma. I due personaggi principali scaturiti dalla loro affinatissima penna sono, anzi, più meravigliosi e motivati che mai. Sono una stella Polare. Con loro il lettore non rischia mai di essere deluso o di annoiarsi. Ma ne Il mistero della Casa delle Civette, gli autori hanno voluto regalare ai lettori un contorno di personaggi che se pur non riescono ad offuscare Misericordia e Fango, in ogni caso, ne contendono fascinazione e trasporto da parte di chi legge.
A mano a mano che l’indagine si dipana, infatti, si scoprono e si incontrano figure particolarissime come il principe Torlonia, un uomo solo e solitario, forse per scelta, forse perché aveva troppi segreti da nascondere. E accanto a lui uomini e donne che per preferenza autoriale sembrano tutti candidamente insospettabili eppure gravati da sospetti e colpevolezze. Sono tutti loro che rendono la lettura di questo romanzo una sfiziosissima sfida a scoprire l’origine del misfatto e che, come una spezia prelibatissima, ammantano di gusto e di originalità l’intera trama. Ma non è tutto perché gli autori parlano alla fine di ambienti e personalità davvero reali e tra le persone veramente esistite e che in qualche modo finiscono a essere nominate nell’indagine c’è anche Mussolini. Un duce, però, lontano dalle sue tirannie e presentato più come un uomo solo nel suo potere assoluto, sempre attento a guardarsi le spalle. Comprendere come tutti questi differentissimi personaggi possano starci così bene nella stessa trama lo si può fare solo gustandosi la lettura del romanzo.
AMBIENTAZIONE
C’è Roma e solo Roma. Per alcuni può essere riduttivo, per molti anche troppo. Troppa città, con tutte quelle piazze e con tutti quei palazzi importanti che quasi soffoca l’intera narrazione. In realtà, non è proprio così. Anzi, a leggere bene tra le righe, Roma non è affatto l’ambientazione del romanzo. È il posto in cui succedono le cose descritte nella narrazione. La città eterna, infatti, in ogni lavoro dei fratelli Morini è sempre da considerarsi un altro personaggio. Una vera e propria protagonista che a volte svela qualcosa, a volte la nasconde. Indagare anche su Roma è il modo che hanno Misericordia, Fango e l’ispettore Ceratti per sbrogliare l’intrigo, per seguire il filo logico degli eventi, e per risolvere il caso.
Pertanto, se agli autori Roma occorre per dipanare la storia, a chi legge serve per fare un viaggio virtuale tra monumenti, piazze e palazzi. In questo romanzo, precisamente, per avvicinarsi anche a residenze private storiche. Qualcosa che difficilmente si può trovare nei percorsi turistici classici e che per questo è da considerarsi un ulteriore regalo che chi scrive vuole fare a chi legge.
CONSIDERAZIONI
Squadra vincente non si cambia. Una regola generale che Max e Francesco Morini sembrano avere imparato alla lettera. E infatti, romanzo dopo romano, la fidelizzazione del loro pubblico di lettori è avvenuta quasi in maniera naturale. Se hai amato Ettore Misericordia nella prima avventura a lui dedicata è difficile che tu non voglia proseguire nella lettura dei libri successivi. E la verità è che gli autori non si sono mai adagiati su questa cosa e tutte le avventure del famoso libraio di Roma sono state tutte costruite con cura e passione autoriale, studiando ogni nuova storia, aggiungendo elementi descrittivi e sociali, aprendo scenari di ambienti e cerchie specifiche e poco note come in questo ultimo lavoro. E va tutto bene. Anzi benissimo. Ma una volta assodato che Max e Francesco Morini sanno scrivere e hanno rispetto per i loro lettori perché non pensare di uscire dalla confort zone e arrischiarsi a cambiare location e protagonisti? Perché non pensare, ad esempio, a un nuovo personaggio femminile, che possa in qualche modo essere amata e apprezzata dai lettori quanto il libraio Misericordia? Insomma perché non osare? A me garberebbe che lo facessero e forse anche a molti altri lettori.
INTERVISTA
Un altro romanzo dove presentate una Roma insolita e sconosciuta ai più. Questa volta a fare da leit motiv è l’esoterismo associato in qualche modo alla massoneria, quindi anche una nuova sfida per Ettore Misericordia. Da dove siete partiti per raccontare tutto questo e come siete riusciti ad affrontare un tema del genere lasciando quasi intatta anche l’ironia che contraddistingue ogni vostro libro?
Come sai ogni caso della nostra serie, ambientato ai nostri giorni, è legato a un mistero che riconduce a uno o più personaggi della storia del passato di Roma; per l’ideazione dell’ambientazione storica e della trama del quarto episodio ci intrigava molto il personaggio del Principe Giovanni Torlonia, bizzarro proprietario della Casa delle Civette di Villa Torlonia nei primi del Novecento, e tutta l’aura “magica” che lo circondava. Torlonia era infatti appassionato di esoterismo e viveva nella Casa delle Civette in “Sapienza e Solitudine”; la storia del Principe ci ha portato poi ad inserire nella trama altri due personaggi altrettanto inquietanti e misteriosi, il famoso sensitivo Gustavo Rol e Benito Mussolini, al quale Torlonia per motivi di interessi politico-affaristici, “affittò” la sua villa per la cifra simbolica di una lira all’anno.
Per quanto riguarda il registro ironico ed umoristico che caratterizza il nostro stile è uno dei tre “ingredienti” fissi del nostro format: giallo classico di deduzione logica, scrittura leggera
(ed appunto a tratti umoristica), e Roma, la vera protagonista insieme a Misericordia e Fango.
Misericordia e Fango sono la pietra angolare della serie a loro dedicata e quindi si riconfermano come meravigliosi protagonisti, però, in questo vostro ultimo lavoro di personaggi interessanti e intriganti ce ne sono davvero molti, così tanti che siete riusciti a inserire perfino Mussolini. A voi quale è quello di cui vi è piaciuto più scrivere?
Non ce ne è stato uno in particolare, però dal punto di vista creativo è sempre molto stimolante inventare più personaggi in un romanzo, ognuno con la sua psicologia, le sue afflizioni e sofferenze. Quelli che abbiamo scritto per “Il mistero della Casa delle Civette” sono tutti accomunati da una ineluttabile, fatale, solitudine, a partire dal Principe Giovanni Torlonia, che scelse di non sposarsi e di vivere fino alla morte nella sua fiabesca Casa delle Civette, per arrivare a Mussolini stesso, sempre più solo nel suo destino di tiranno che va incontro alla disfatta.
Misericordia ancora una volta trova indizi e tracce che agli altri sfuggono. Per scrivere di tutto questo vuol dire che un po’ la mente e la disposizione ad essere detective ce l’avete anche voi. Allora, se non aveste fatto gli scrittori e gli autori teatrali cosa vi sarebbe piaciuto fare? Chiedo…
Tutti gli scrittori di gialli, noir e thriller hanno una mente “criminale” … Nel senso creativo, ovviamente! Più crei trame ed intrighi polizieschi, più il cervello si direziona quasi naturalmente verso quei meccanismi e quelle tecniche; certo una bella full immersion nei capolavori del genere, sia letterari che cinematografici, è necessaria e propedeutica.
Non a caso la nostra serie è soprattutto un omaggio alla grande giallistica anglo-americana del secolo scorso, Conan Doyle, Christie, Chesterton, Van Dine, Ellery Queen e soprattutto Rex Stout : Misericordia e Fango sono più simili a Wolfe & Goodwin, anche nelle loro schermaglie dialettiche, piuttosto che Holmes & Watson.
Cosa avremmo fatto se non avessimo fatto gli scrittori? Saremmo diventati Misericordia & Fango!