VALZER NERI E TOMBE SCOPERCHIATE A VIENNA.
di BARBARA MONTEVERDI
Il primo capitolo è magistrale: l’atmosfera gotica con una punta di horror e una manciata abbondante di ironia inchiodano il lettore alle pagine ben scritte di questo giallo storico ambientato nella Vienna del 1893. E, se proprio vogliamo esagerare con le lodi, anche il breve prologo non lascia affatto indifferenti. Insomma, si comincia ottimamente.
L’ispettore Leopold von Herzfeldt è un giovane ricco d’ingegno e assai carente di empatica diplomazia, che entra a piedi uniti nel piatto della polizia viennese – il piatto, in questo caso, è il corpo martoriato di una giovane donna abbandonato nel Parco cittadino – provenendo da Graz per un nuovo incarico.
Il suo incauto approccio ha come conseguenza una punitiva visita al cimitero per risolvere (ma sarebbe meglio dire ”seppellire”) il caso di un cadavere riesumato e frettolosamente abbandonato dai violatori nel cimitero stesso.
Disgustato, Leo gettò via il piccolo teschio, probabilmente appartenuto a un bambino. Gli venne la nausea, e allo stesso tempo si rese conto di quanto dovesse apparire ridicolo, a strisciare in mezzo a una montagna di vecchie ossa in una fossa bagnata di pioggia. “Ma che bravo! Questo deve essere senz’altro il cadavere più fresco che abbia mai visto.” La voce gracchiante risuonò così all’improvviso che senza volerlo Leo sussultò. Sembrava provenire essa stessa da una tomba. Alzando lo sguardo, nella pioggia sempre più fitta non riuscì a distinguere più di un cappellaccio floscio che lasciava nascosto il viso sottostante. “Uhm…ed è anche un cadavere assai giovane” borbottò la voce “E magrolino. Deve averlo beccato la tisi. O il colera.” “Molto divertente.” ansimò Leo alzandosi con una certa cautela “Adesso vorreste essere così cortese da aiutarmi a uscire?” ”In realtà non mi accade sovente di aiutare un morto a uscire dalla tomba, di solito mi limito a metterceli dentro.”
Il tono caustico di Potzsch mi ha fatto ricordare Frankenstein Junior: “Potrebbe andare peggio. Potrebbe piovere.” Appunto.
E’ estremamente piacevole il continuo ondeggiare tra atmosfere horror alla Edgar Allan Poe e battute sarcastiche degne di una tagliente scrittrice inglese, il brivido stemperato dalla frase affilata permette al lettore di godersi la lettura come fosse al cinema: rilassato, comodo e ben disposto. Oliver Potzsch è un abilissimo artigiano e confeziona un’opera praticamente perfetta, così pulita e lineare da far nascere qualche sospetto, nel critico incarognito, di rodata tecnica nella confezione di best sellers. Sia come sia, tanto di cappello: l’atmosfera cimiteriale, gli scantinati, le vie spesso umide e buie di una Vienna lugubre sono lo sfondo più adatto per una serie di efferati omicidi di donne dalle modeste origini.
E per non farci mancare nulla, ecco il becchino del titolo, Augustin Rothmayer, che si diletta in letture scientifiche e paranormali, oltre a procedere alla stesura di testi legati alla costante osservazione dei cadaveri e del loro passaggio dalla fase materiale a quella, diciamo, più evanescente.
Leopold e Augustin, diversissimi ma complementari, formeranno loro malgrado una coppia professionalmente affiatata e a noi non resta che seguire le loro vicende, magari tappandoci il naso di fronte a tanti cadaveri fuori dalle loro sedi naturali, ma tenendo occhi e orecchie ben aperti per non perderci neppure un istante di questa storia molto, ma molto “brividosa”.
Era parecchio che non mi divertivo così tanto, senza dovermi preoccupare di seguire trame tortuose e cervellotiche. Qui siamo al feuilleton più puro che regala emozioni senza risparmio.
TRAMA
Vienna, 1893. Augustin Rothmayer è un becchino nel famoso cimitero centrale di Vienna. È un uomo istruito, impegnato a scrivere un libro su tutte le sfaccettature del suo mestiere. Ma la sua tranquillità viene turbata quando nella sua vita entra Leopord von Herzfeldt. Herzfeldt ha bisogno della collaborazione di un esperto nella preparazione dei cadaveri: diverse cameriere sono state uccise per essere poi brutalmente impalate. Il becchino ha visto un’infinità di cadaveri, conosce tutte le possibili cause di morte e le fasi della decomposizione. C’è qualcosa di antico nel metodo con cui sono state impalate le vittime, qualcosa di molto vicino alla magia. Possibile che ci sia un serial killer superstizioso in giro per Vienna? L’ispettore e il becchino iniziano a indagare insieme e finiscono per rendersi conto che dietro le mura di questa affascinante città cosmopolita si aprono profonde voragini…
Traduzione: Anna Carbone
Ascolta l’incipit letto da Barbara:
Il metodo del becchino
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