Il cervello di Kennedy

Il cervello di Kennedy

VIAGGIO ALLA RICERCA DEL FIGLIO PERDUTO

Louise Cantor è un’archeologa famosa e molto impegnata nel suo lavoro. Al rientro in Svezia dopo una campagna di scavi nel Peloponneso cerca di mettersi in contatto con il figlio Henrik, ma non ottiene risposta. Decide perciò di fargli una sorpresa e recarsi a casa sua, ma lo scopre morto nel suo letto. Louise è sicura che sia un un omicidio, ma per  la polizia si tratta di suicidio, dovuto all’ingestione di una forte dose di sonniferi.

Pochi giorni dopo l’inchiesta viene considerata chiusa e Louise, disperata, comincia ad indagare per suo conto frugando fra gli appunti del giovane, un idealista che voleva cambiare il mondo. Trova molte cartelle con articoli e approfondimenti che parlano del cervello scomparso del presidente Kennedy e due quaderni scritti da due donne morte di Aids. 

Si rende conto di non sapere molto del figlio e soffre perché lui non le ha mai rivelato il suo mondo interiore. L’anziano padre dell’archeologa, Artur, la convince a contattare Aron, ex marito e padre di Henrik. Louise lo trova in Australia e nemmeno Aron crede al suicidio del figlio; scopre file nascosti nel computer di Henrik e trova il contratto di affitto di un appartamento segreto a Barcellona. I due si recano in Spagna e cercano di ripercorrere le tappe della vita del giovane. Scoprono che Henrik era malato, aveva incassato ingenti somme di denaro e aveva viaggiato moltissimo

Poco dopo Aron sparisce e non risponde più al cellulare. Louise ha paura che gli sia successo qualcosa, ma pensa anche che potrebbe essere scappato, come aveva già fatto dopo la loro separazione. 

La portinaia le dà una lettera del figlio che parla di una ragazza di Maputo, Lucinda, che gli avrebbe fatto da guida nelle sue ricerche. 

Louise decide di partire per il Mozambico alla ricerca di Lucinda e delle persone che suo figlio conosceva. Le ricerche di Henrik sull’Aids e sulle cause del virus, probabilmente originato in qualche laboratorio segreto, e su un villaggio fondato da un ambiguo filantropo dove curano in maniera sospetta i malati di Aids portano sua madre a scoprire che gli africani vengono trattati come cavie per sperimentare nuovi farmaci.

Non esiste un mondo senza lotta, né una civiltà senza regole stabilite per la convivenza tra uomini. Ma le regole sono per i deboli. Il forte capisce come aggirarle e ne crea di proprie. Senza un interesse privato non può esserci sviluppo. Il brevetto dei farmaci garantisce guadagni indispensabili alla ricerca e alla realizzazione di nuovi farmaci… Dietro l’apparenza di un’attività brutale non potrebbe forse germinare qualcosa di buono?

Troppi segreti sono ancora da scoprire, ma il ricco Holloway  minaccia Louise in maniera ambigua e le fa il vuoto intorno. Louise, sola e spaventata, ritorna a Barcellona e decide che, per ritrovare la forza di vivere, proseguirà sulla strada intrapresa dal figlio e cercherà di dar voce a ciò che Henrik non è riuscito a raccontare. 

Il libro è stato originariamente pubblicato in lingua svedese nel 2005. E’ un romanzo doloroso, lungo, amaro, che cerca di approfondire il rapporto tra bianchi ricchi e africani poverissimi, sfruttati apparentemente per scopi nobili, in realtà per arricchire chi già è miliardario.

E’ un libro-denuncia scritto con indignazione verso gli esperimenti farmaceutici illegali e con sincero amore per l’Africa: la trama di indagine è solo un pretesto per denunciare il potere e i suoi lati oscuri.  La trama evidenzia alcune coincidenze fortuite poco credibili (per esempio il modo con cui Louise ritrova l’ex marito) e nel finale si complica, senza arrivare ad una chiara conclusione e lasciandoci sospesi e con molte domande senza risposta.

Per il lettore che ha apprezzato i romanzi gialli di Mankell con protagonista il Commissario Wallander, questo romanzo potrebbe non essere quello che si aspetta, mentre per chi vuole conoscere più a fondo lo scrittore svedese, la sua sensibilità per i più deboli e le sue vere passioni il romanzo è sicuramente interessante e ben scritto

Henning Mankell (1948-2015) ha vissuto tra la Svezia e il Mozambico. Scrittore e regista teatrale, molto noto per la serie del commissario Wallander, è autore di romanzi polizieschi e libri per bambini che hanno venduto più di quaranta milioni di copie nel mondo.
Ha ricevuto numerosi premi. Con Sabbie mobili ha lasciato anche un libro testamento in cui si confronta con la malattia cui si è dovuto arrendere il 5 ottobre del 2015. 

Traduzione: Barbara Fagnoni

Editore: Marsilio
Anno: 2019