PIU’ CHE UN CERCHIO MAGICO, UNA GIRANDOLA IPNOTICA
di BARBARA MONTEVERDI
Inghilterra, North Yorkshire. (Ri) troviamo Jackson Brodie, detective alle prese con un figlio preadolescente, un cane sgangherato e una coppia fedifraga da seguire per lavoro. Incontriamo anche parecchi altri personaggi, nelle prime cento pagine di questo giallo, e l’inizio risulta un po’ affastellato e spezzettato, ma comunque interessante perché prelude a una storia complicata raccontata con la giusta dose di ironia britannica. Anche quando il gioco si fa duro.
“Una volta facevo il poliziotto.” – Sì, lo dicono tutti – disse il sergente di guardia. Davvero? Veramente?, si chiese Jackson. E chi erano questi “tutti”? Uomini che entravano al commissariato sostenendo che fosse successo qualcosa di brutto, cioè quello che aveva fatto lui negli ultimi dieci minuti, senza alcun risultato? “Parlo sul serio.” Protestò “Ero al Cambridgeshire Constabulary. E ora faccio l’investigatore privato. Ho la licenza” aggiunse. Che frase da sfigato, se lo diceva da solo.
Kate Atkinson sa scrivere con la giusta dose di fermezza accompagnata da qualche ruvido momento tenero. Lo sguardo di Jackson che segue (o insegue, se vogliamo dirla tutta) la crescita del figlio che vive alternatamente con lui e la ex moglie, è pieno di stupore e fugaci soddisfazioni, ma quando deve affrontare un mondo popolato da sordidi personaggi il suo animo si riempie di un dolore spesso e freddo come l’acciaio.
Ma l’autrice non si limita a indagare la psiche dei suoi personaggi, sa anche giocare con i colpi di scena e, alle volte, rendere quasi comiche situazioni che altri avrebbero descritto con prevedibile drammaticità. Questo è uno degli aspetti della sua scrittura che ho maggiormente apprezzato, perché non è da tutti sorprendere e far sorridere al tempo stesso ed è un modo intelligente per affrontare la vita: se le cose non possono cambiare, cambia il tuo punto di vista. Magari le digerisci meglio.
Anche una dose moderata di cinismo, può aiutare. Jackson Brodie, che si trova a salvar la vita a due persone in una manciata di ore, non ha la propensione per la psicoterapia e le conversazioni con gli infelici che raccatta dal baratro sono di una goffaggine sospetta: ci è o ci fa? Ambedue le cose, presumo. Un modo per non avvicinarsi troppo ai sentimenti altrui: salvare corpi, ma non anime sembra il suo mantra.
Ed eccolo, dunque, sostenere una conversazione surreale con un aspirante suicida, rispolverando frasi tratte da canzoni country.
“A volte sei il parabrezza, Vince” osservò Jackson “e alle volte sei l’insetto” O comunque era quello che cantava Mary Chapin Carpenter, grazie ai Dire Straits. (…) Già meglio, pensò Jackson, non doveva fare altro che utilizzare i testi delle canzoni country, contenevano consigli migliori di qualsiasi cosa potesse farsi venire in mente da solo.
Quando poi il gioco si fa duro, Jackson Brodie riesce a trovarsi sempre nel bel mezzo degli avvenimenti con aria svagata: predilige gli inseguimenti e se c’è da menare le mani, lascia che siano gli altri a battersi e assiste con occhio interessato a placcaggi degni di partite di rugby, anche se a effettuarli sono pin-up bionde con le ciglia finte che fino a un attimo prima sembravano innocue bambole di plastica. Insomma, lui agisce ma non si scompone e va bene così perché questa storia in cui cinici trafficanti di donne dall’Est Europa si mischiano a pedofili spesso insospettabili, necessita di una mente lucida e pacata per tirare le fila del presente e del passato. Che chiede sempre il conto, anche ai furbastri.
Dopo tutta questa disanima vi sarete fatti l’idea di un giallo atipico e piuttosto folle. Ok, togliete “piuttosto” perché nel finale sembra di essere piombati nell’incubo acido di un clown tossico e il caos delle situazioni e dei personaggi che si intrecciano è davvero sopra le righe.
Personalmente, avrei preferito una chiusa più ordinata e composta, ma la scelta di Atkinson è stata del tipo “muoia Sansone e tutti i Filistei”. Che poi non muoiono tutti, ma il nostro cervello affaticato, un po’ sì.
TRAMA
Una cittadina sulla costa del North Yorkshire, pittoresca e anonima, è il posto perfetto che Jackson Brodie (quel Jackson Brodie, il detective) ha scelto per dare libero sfogo alla sua vocazione all’eremitaggio. Ma le cose non gli vanno mai come dovrebbero. Lo insegue fin lì la sua ossessione quasi cavalleresca per le fanciulle in difficoltà, anche se per quante riesca a salvarne non potrà mai perdonarsi di non aver evitato la morte della prima, l’amata sorella Niamh. Anche questa volta la sua agognata tranquillità viene sovvertita da un turbinio di eventi, al centro dei quali spicca una rete di premurosi professionisti locali, apparentemente ammodo, in realtà decisamente sordidi. Nel corso delle sue avventure, Jackson incontrerà Crystal, bella paladina del cibo sano, determinata a offrire alla figlioletta Candace la vita perfetta che lei non ha mai avuto; Harry, il suo tenero e goffo figliastro adolescente, attratto dal teatro e dalla letteratura nonostante il padre macho e anaffettivo; Vince, eterno perdente, vittima di una moglie tiranna e di una figlia egoista. E in mezzo a tutto questo, Jackson continuerà a cercare di gestire meglio che può la sua strana tribù: una ex moglie, due figli, e la vecchia labrador Dido, sempre al suo fianco malgrado gli acciacchi. Ex militare, ex poliziotto e ora investigatore privato molto anticonformista, Jackson Brodie si ritrova tra le mani un caso che, tra tanti segreti e altrettante bugie, sembra offrire più domande che risposte. La sua indagine cattura, diverte e commuove, la sua ricerca della verità è, come sempre, infusa di mistero e umorismo, di pensieri sull’esistenza, l’amore, la famiglia; e se gli eventi drammatici e i colpi di scena abbondano, non necessariamente però, così come succede nella vita, tutti i fili possono essere ricuciti con ordine.
Traduzione: Ada Arduini
Il cerchio magico
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