
PELLEGRINI E VERITA’ SCOMODE
di BARBARA MONTEVERDI
Un thriller che è un romanzo, in realtà, come ci ha abituati da tempo Neri Pozza e che presenta sempre opere variegate e complesse, difficilmente classificabili.
Muore un uomo di origini bosniache, si sarebbe suicidato dopo aver intrapreso il Cammino di Santiago come momento catartico, dopo aver sconfitto un cancro che lasciava poche speranze di vita. La moglie olandese non crede al suicidio e scoperchia un vaso di Pandora che la obbliga a rivedere tutta la sua vita, passata presente e futura.
Quando l’uomo con cui hai vissuto ventun anni, e col quale hai generato due figli, si dimostra non essere chi credevi, beh è ovvio che comincino a tremarti le ginocchia e il cuore. Così decide, a un anno di distanza, di ripercorrere il tratto di cammino in territorio francese fatto da Emil, in un tentativo estremo di comprendere qualcosa di lui e di se sessa. Ma un’ombra riemersa dall’oscuro passato del marito, la segue con intenzioni omicide.
La voce di Anya Niewierra, scrittrice olandese, è sommessa ma dura e decisa. Descrive la sua protagonista, Lotte, con pudore e precisione, svelando poco a poco i suoi pensieri più profondi e dolorosi.
Quando avevo conosciuto Emil avevo già fatto qualche ricerca sulla guerra in Bosnia ed Erzegovina, ma nei primi anni di Internet le informazioni erano ancora limitate, tuttavia non avevo mai approfondito. In quel momento invece le atrocità di cui leggevo sembravano attirarmi. (…) Non potevo credere che persone della mia generazione avessero davvero potuto infliggere quelle torture, persone moderne, con un’istruzione elevata e conoscenza dell’Olocausto.”
Eppure è proprio così e nel libro vengono raccontati parecchi momenti terribili di quella guerra a due passi da casa, tenuta a distanza dal nostro cinismo di europei benestanti e freddamente indifferenti.
Questo romanzo, pur non perdendo la sua atmosfera piena di suspense, è un agghiacciante documento su ciò che è realmente accaduto e abbiamo finto di non vedere; per questa ragione toglie il fiato due volte e la storia inventata dall’autrice, pur seminando morti lungo il cammino, risulta essere meno truculenta degli accadimenti reali e il dolore di Lotte, come il nostro, si trasforma da personale a sociale.
Insomma, una gran bella lettura che unisce emozioni “di carta” alla Storia vera e ci aiuta a comprendere meglio gli accadimenti nella ex Jugoslavia.
Se proprio vogliamo trovare una piccola pecca nel romanzo, questa è legata all’eccessiva innocenza della protagonista, alla quale accadono strani incidenti durante l’avventuroso cammino e solo quando viene messa davanti ai fatti da estranei, capisce che forse non di incidenti si è trattato, ma di tentati omicidi.
Il gioco, anche letterario, è scoperto, il lettore intuisce subito la magagna e Lotte appare un po’ troppo Alice nel Paese delle Meraviglie per essere credibile al cento per cento. Ma la scrittura di Niewierra è sciolta, priva di asperità, i paesaggi francesi sono descritti in modo perfetto, le situazioni sempre cangianti e ci si lascia portare via con piacere dalla narrazione. La protagonista è un po’ naif? Ce la facciamo andar bene così. Anche perché, verso la fine del romanzo, sospettiamo di tutti – persino delle mucche al pascolo – e siamo veramente presi dalla vicenda, smaniosi di scoprire che cosa si nasconda dietro questa storia oscura ed emozionante: ormai siamo agli sgoccioli, ma ancora non abbiamo chiaro (e Lotte con noi) cosa accadrà.
Bravissima l’autrice a tenerci col fiato sospeso.
TRAMA
Il passato è un labirinto di pensieri cupi, che cercano vendetta. Lotte Bonnet ha 44 anni, due figli, un marito amorevole con cui è sposata da oltre due decenni e una carriera ben avviata come pasticciera a Vijlen, nei Paesi Bassi, dove vive. Suo marito, Emil Jukic, sopravvissuto a una diagnosi che, sei anni prima, gli lasciava ben poche speranze, per festeggiare la vita riconquistata ha deciso di intraprendere da solo il Cammino di Santiago. Ma, all’improvviso, la notizia: mentre si trovava in una regione isolata del Massiccio Centrale, in Francia, Emil si è suicidato. Lotte è distrutta. Non ha senso, compiere un simile viaggio per celebrare la vita e poi porvi fine in modo tanto violento: Emil, a quanto pare, si è trafitto la giugulare con un coltello. Eppure nulla lascia supporre che le cose siano andate diversamente. E quando Lotte, per disperdere le ceneri, si reca in Bosnia Erzegovina, nel paese natale del marito, scopre un’altra atroce verità: l’uomo affettuoso, forte, che l’ha sostenuta in tante prove dell’esistenza non è mai stato chi le ha detto di essere. Il vero Emil Jukic è morto nel 1995, trucidato in un’azione della milizia serbo-bosniaca. Chi era dunque Emil? Perché ha mentito? Quella zona d’Europa così insanguinata ha forse lasciato tracce anche su di lui, tanto da spin gerlo a nascondere la propria identità? Determinata a scoprirlo, Lotte intraprende a sua volta il Cammino: i suoi passi ricalcheranno gli stessi del marito, dormirà negli stessi letti, mangerà nelle stesse locande. Senza sapere che qualcuno non la perde di vista un istante. Qualcuno che ha un obiettivo solo: mettere a tacere il passato, a ogni costo.
Traduzione di: David Santoro
Il cammino
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