IL RUMORE DEL SILENZIO FERISCE NELL’ANIMO
Luana Troncanetti, al suo romanzo d’esordio, fa centro. Non scrive un semplice giallo da come si potrebbe intuire dal sottotitolo “La prima indagine dell’ispettore Proietti”. Ma scrive un giallo con una forte tinta noir che non si ricongiunge se non in un finale sorprendente. Molto sorprendente, fino all’ultima pagina.
I silenzi, quelli che sono nel titolo, ci sono tutti. La prima parte del romanzo è narrazione, i dialoghi sono ridotti all’osso e l’autrice ci porta nel mondo di un numero considerevole di protagonisti. In alcuni punti potrebbero essere troppi e si attende il finale per ottenere una giustificazione alla loro presenza, che poi arriva (è l’unica cosa sul finale che posso dirvi senza spoilerare niente). Come vi stavo dicendo, il romanzo inizia in silenzio, una Roma silenziosa, diversa dalla città che ci aspetteremmo in un noir. E’ una città molto vicina alla Dolce Vita, una città ricca, di quartieri bene e i protagonisti sono degli artisti. Un pittore famoso ma anche uno scrittore famoso.
L’ispettore Proietti, sostenitore inconsapevole della parte “gialla”, è un personaggio abbozzato, al quale ci si riesce ad affezionare anche grazie alle indagini psicologiche che la scrittrice ci regala. Un ispettore fuori dal comune e lo dimostra in tutto il romanzo. Disegnato con poche pennellate, ma necessarie per farcene apprezzare il suo metodo d’indagine. La trama “noir” invece si addensa in una Roma tranquilla, dove niente è come sembra (canone classico della suspense) ma anche viva di una tranquillità superficiale. Un luogo dove mondi diversi, con le loro problematiche, nascondono il peggio dell’essere umano.
La scrittura della Troncanetti è come lei, un fiume in piena. Lei ha tanto da dire e lo sa dire scegliendo le parole più colorate che si possano usare. Una voce molto ricca e carica di dettagli che alza molto l’asticella dell’attesa per la seconda avventura dell’ispettore Proietti. Luana Troncanetti ha trasformato la suspense in un’attesa. Ha giocato con la curiosità umana travolgendone i canoni. Non è l’indagine che invoglia il lettore ma sono le storie che incuriosiscono in un inatteso finale.
Un’opera prima molto interessante, ma come detto prima anche molto completa che renderà ardua la stesura del secondo.
Il dolore ti infila in una pelle diversa, ti riveste di volti sconosciuti, scolpisce lineamenti estranei finché non ti smarrisci in un’immagine oscura. Diventi così un’ombra, qualcosa di mostruoso che ti fissa al di là dello specchio. Segui le pieghe della tua nuova faccia con le dita appena tremanti, senza porti domande. A questo ti porta il dolore.
Edizione: Fratelli Frilli
Anno: 2019