LA DOPPIA VITA DI UN UOMO NORMALE
Il primo cadavere era sul divano, gli occhi sbarrati, continuavano a guardare la tele. Era vestito di tutto punto come se la morte lo avesse colto al ritorno a casa o in procinto di partire.
Il romanzo di Paola Rondini potrebbe essere inserito in un paradigma cinematografico usatissimo che vede la morte di una persona in circostanze misteriose e le successive indagini di un familiare per conoscerne e scoprire la verità.
In realtà l’autrice partendo da questo regala al lettore un bel giallo dove il mistero sulla morte di Giorgio diventa un vero e proprio viaggio per i lettori e una scoperta di un mondo tanto lontano quanto affascinante.
Accanto al tema della conoscenza e della rivelazione c’è appunto quello dei rapporti familiari che la Rondini affresca in una sorta di canto controcanto tra i due protagonisti: Giorgio che non c’è più e suo fratello Vittorio che cerca la verità sulla sua morte, ma soprattutto, cerca una rivelazione emotiva, qualcosa che gli faccia comprendere davvero chi fosse suo fratello e che vita conduceva a miglia di chilometri dalla sua famiglia di origine.
Naturalmente essendo un giallo rimane come fil rouge dell’intera narrazione cercare chi si è macchiato degli atroci delitti che si dipanano all’interno della storia e insieme capire chi era e cosa faceva sul serio Giorgio a Hong Kong, ma questo a ben vedere è solo un aspetto secondario se paragonato a quello sociale e culturale. In I fiori di Hong Kong, infatti, i lettori non possono non soffermarsi su una cultura che ancora emargina e schiaccia le donne, in special modo se sono giovani e vulnerabili, su una cultura che accanto all’adorabilità di location con mercati tradizionali e grattacieli a coprire parte del cielo, non si è evoluta affatto nella struttura inscalfibile della scala sociale.
In poche parole Paola Rondini su un soggetto tutto sommato non originalissimo è riuscita a costruire una trama sociale dove l’apprensione è più psicologia e umana che di azione vera e propria, più culturale nel senso stretto del termine se vogliamo. E ci è riuscita con uno stile limpido, asciutto ed essenziale che ben si addice a una narrazione in cui l’attenzione di chi legge deve essere catturata sicuramente da altro.
TRAMA
Vittorio Sarli, architetto romano, vola a Hong Kong per riportare in Italia la salma del fratello Giorgio, funzionario di banca, trovato morto nel suo appartamento insieme a una prostituta cinese. Più che il dolore per la sua morte e i problemi burocratici da risolvere, l’impossibilità di dare una spiegazione logica all’accaduto coinvolge Vittorio nella ricerca di una verità che possa essere di conforto alla madre cui è stato detto che il figlio è morto per caso, vittima innocente di un regolamento di conti il cui obbiettivo era la prostituta. Delle indagini sull’omicidio è incaricato l’ispettore Leung, un poliziotto cinese a fine carriera che si muove, a differenza di Vittorio, con la naturalezza di chi conosce quel mondo e con la consapevolezza, tutta orientale, che la verità, alla fine, si farà largo negli apparentemente inestricabili avvenimenti che hanno portato alla morte di Giorgio.
I fiori di Hong Kong
LA DOPPIA VITA DI UN UOMO NORMALE Il primo cadavere era sul divano, gli occhi sbarrati, continuavano a guardare la tele. Era vestito di tutto punto come se la morte lo avesse colto al ritorno a ...