Formule mortali

Formule mortali

MORLUPI HA SCOPERTO LA FORMULA DEL BUON ROMANZO

Un solo avvertimento, prima di consigliare questo libro. Certo, perché sul fatto di consigliarlo non ho dubbi, però… Siete allenati, vero? Siete dei buoni apneisti? No, io vi avverto perché va letto d’un fiato, e se non sapete resistere a lungo in apnea correte il rischio di restarci!

Scherzi a parte, è una storia che ti prende subito, ti dà una strizza allo stomaco e non ti molla più.

Mi piace come l’autore la fa iniziare, quasi in sordina. Ma c’è comunque qualcosa, nella presentazione di uno dei personaggi che mi è piaciuto di più, che fa sentire odore di thriller, di quelli tosti. Il romanzo comincia con questa ragazza dal volto duro che si aggira per i corridoi semideserti di un ospedale di notte e dunque, poiché sai il genere di lettura che hai tra le mani, ti aspetti che faccia qualcosa di criminoso. Invece no, è venuta solo per una visita di cortesia, anche se l’orario è magari un poco strano. Allora, questo è tutto? Uhm…

E infatti ti sbagli, l’incipit è solo un’amichevole pacca sulla spalla che ti incita ad andare avanti, giusto qualche pagina e ti ritrovi immerso nell’abominio, un delitto così efferato che nessuno dei poliziotti che si trovano sulla scena ne esce indenne. Nemmeno tu che leggi.

Il romanzo viaggia su corde tese allo spasimo, con una tensione che non scema mai, fino alla fine. Non ci sono momenti in cui ci si possa rilassare, questo diventa da subito ben chiaro al commissario Ansaldi e ai suoi uomini. E donne.

Gli omicidi si susseguono in un crescendo di orribili scoperte, il movente non è chiaro. Le vittime sono persone per bene, tranquille, senza nemici, in teoria. Eppure soffrono agonie interminabili.

Ho molto apprezzato come l’autore abbia reso – vividi e accurati – i personaggi e l’ambiente. Ha creato un retroterra per ciascuno di loro, riuscendo nell’intento di renderceli familiari, quasi fossimo, anche noi lettori, parte del microcosmo. Seguiamo il loro lavoro, le loro vicende personali e familiari, come vecchi amici, sia pure distanti. C’è un grande lavoro sull’empatia, o forse è una dote naturale del Morlupi, fatto sta che ci sembra davvero di conoscerli benissimo e, ovviamente, parteggiamo per loro.

Non conoscevo l’autore e, incuriosita dalla chiusura del libro che mi ha fatto pensare a un esordio, ho cercato un po’ nel web. Mi sono limitata a quello superficiale alla mia portata, non nel deep web in cui arrivano a indagare con la collaborazione di un nerd – altro personaggio ben scolpito, non la solita macchietta – e credo che effettivamente il Morlupi sia alla sua prima prova. Se è così, devo fargli i miei complimenti, perché sembra la scrittura navigata di un autore esperto.

L’unico “inciampo” in questa perfezione, l’ho visto nel commissario Ansaldi. L’ho trovato un po’ eccessivo, sia nella sua ansia patologica – e mi chiedo come sia riuscito a fare carriera con la sua problematica – sia nell’uso (abuso) di psicofarmaci. Invece la sua diretta collaboratrice, pur avendo anche lei grossi problemi che sconfinano nella psichiatria, è comunque più realistica. Insomma, un dirigente che sviene ogni due e tre mi sembra una forzatura caratteriale.

Ma questa è davvero una pecca lieve in un libro altrimenti godibilissimo.

Editore: Croce
Anno: 2018