QUANDO IL MALE DEVASTA CORPO E ANIMA
Ci sono arrivata tardi a questa autrice, ma ci sono arrivata e sono rimasta sorpresa. Ilaria Tuti ha una scrittura scura, da lago di notte senza luna, così lontana dal suo volto sorridente e Teresa Battaglia – l’acciaccatissima eroina di questo libro e dei due precedenti – mi ricorda tanto “Teresa Batista (stanca di guerra)” di Jorge Amado. E scusate se è poco.
Però, contrariamente alla giovane brasiliana che danza il suo dolore al suono di un canto di speranza, la nostra Teresa ha nel cuore una marcia funebre: l’ Alzheimer l’ha ghermita e deve chiudere con il suo lavoro, con le indagini, con la vita attiva e riorganizzare un’esistenza minore.
Doveva iniziare a ripensare la disposizione dei mobili, l’organizzazione degli oggetti. I biglietti attaccati agli utensili non erano sufficienti. Il “dopo” era già arrivato e lei non poteva più tergiversare. Presto o tardi non sarebbe più stata in grado di prepararsi un pasto, di lavarsi, di vestirsi. Non più donna, ma bambina senza ricordi, senza cuore o forse con un cuore troppo grande, di nuovo nuda di esperienze. Chi avrebbe accolto la sua dignità, quando fosse scivolata a terra, per rimettergliela addosso? Appoggiò una mano sul petto. Eppure il desiderio di stare al mondo batteva ancora, e con che impeto. Non c’era più rabbia, né commiserazione, solo puro attaccamento alla vita. Guardò il cielo buio fuori dalla finestra. E adesso? (…) Tirò le tende sulla notte, andò in cucina e accese i fornelli.
Ma oltre a tutto questo c’è un serial killer che dal carcere pretende il suo aiuto e i morti del presente e del passato la stanno chiudendo in un cerchio magico; prima dell’oblio Teresa Battaglia dovrà ancora combattere i suoi fantasmi e dare pace ad un innato e potente desiderio di giustizia.
Un racconto molto doloroso, cupo e graffiante in cui le tessere della vita della protagonista e di chi la circonda si compongono come mosaici per poi sgretolarsi e ridursi in polvere. O cenere, come suggerisce il titolo.
TRAMA
«La mia è una storia antica, scritta nelle ossa. Sono antiche le ceneri di cui sono figlia, ceneri da cui, troppe volte, sono rinata. E a tratti è un sollievo sapere che prima o poi la mia mente mi tradirà, che i ricordi sembreranno illusioni, racconti appartenenti a qualcun altro e non a me. È quasi un sollievo sapere che è giunto il momento di darmi una risposta, e darla soprattutto a chi ne ha più bisogno. Perché i miei giorni da commissario stanno per terminare. Eppure, nessun sollievo mi è concesso. Oggi il presente torna a scivolare verso il passato, come un piano inclinato che mi costringe a rotolare dentro un buco nero. Oggi capirò di dovere a me stessa, alla mia squadra, un ultimo atto, un ultimo scontro con la ferocia della verità. Perché oggi ascolterò un assassino, e l’assassino parlerà di me.»
Figlia della cenere
QUANDO IL MALE DEVASTA CORPO E ANIMA Ci sono arrivata tardi a questa autrice, ma ci sono arrivata e sono rimasta sorpresa. Ilaria Tuti ha una scrittura scura, da lago di notte senza luna, così ...