…E SE LA STORIA FOSSE ANDATA COSI’?
Robert Harris è una certezza: lo si legge e ci si bea! Questo di cui vi parlo oggi è un titolo storico, ne è stato tratto anche un film e probabilmente non racconto niente di nuovo ma…quant’è bella questa storia e che atmosfera pungente!
Per i due lettori che ancora non conoscono il libro (tre con me, fino a pochi giorni fa), riepilogo velocemente questo racconto ucronico: siamo in Germania nel 1964 e Hitler ha consolidato il suo potere in Europa – anche se la guerra nel lontano Est continua in sordina – tanto che i gerarchi nazisti si possono permettere di piazzare nel giardino di casa reperti parigini provenienti dal Palazzo delle Tuileries , ormai distrutto.
Xavier March, investigatore della squadra omicidi della Kriminalpoliziei di Berlino si trova tra le braccia il cadavere di un losco personaggio, un funzionario pubblico fortemente colluso con le alte sfere del Potere. Si capisce subito che March non è un nazista, che quel mondo gli va stretto e che cerca i suoi spazi di umanità in una società grigia e cieca. Un piantagrane, insomma, che si allea – obtorto collo – con una giovane giornalista americana per risolvere il caso alle spalle della Gestapo.
Il romanzo è adrenalina pura dalla prima all’ultima pagina, mentre aleggia un eterno senso di straniamento perché vediamo agire e sentiamo parlare personaggi che dovrebbero essere morti (se diamo retta alla nostra realtà) o che hanno avuto una funzione differente nella Storia che conosciamo noi (come il vecchio Joseph Kennedy, per esempio, che qui gioca un ruolo diverso da quello di “padre fondatore di una genia di politici”, sebbene in linea colla sua nota spregiudicatezza morale). I rapidi cambi di scena e le descrizioni perfette di una Berlino algida, funerea, rigida e tagliente come i suoi abitanti, completano il quadro e ci regalano una lettura estremamente avvincente.
Bulow Strasse procede da ovest a est per circa un chilometro (..)L’americana abitava un palazzo a metà della strada. Era più malconcio di quanto March si aspettasse: cinque piani, annerito da un secolo di fumi del traffico e striato dagli escrementi degli uccelli. Un ubriaco era seduto sul marciapiede davanti all’entrata e girava la testa per seguire ogni passante. Sul lato opposto della via c’era un tratto in superficie della metropolitana.
Sembra una tela di Sironi, manca solo lo scheletro di un gasometro, ma qui abbiamo altre tipologie di resti. E mettono i brividi.
Fino alla fine, tifiamo spudoratamente per March e insieme a lui temiamo che dietro ad ogni persona, dentro ad ogni casa si annidi il nemico, il traditore; ha ragione lui, ovviamente: nel mondo nazista ormai quasi globalizzato non c’è posto per le anime belle, per i sentimenti fraterni. Solo odore di sangue ed escrementi e – se è vero che dal letame nascono i fior – beh, qui fanno davvero tanta fatica a sbucar fuori.
Traduzione: Roberta Rambelli
Editore: Mondadori
Anno: 2017