LA PENNA DI MOROZZI DA’ UN NUOVO ANIMO AI VAMPIRI
C’è una Bologna confidenziale, fatta di palazzi dove sono successe cose terribili e di osterie a cui nessuno riserverebbe una seconda occhiata. Una città dove in un semplice bar uguale a tutti gli altri il barista è anche un noirista. Nel senso che ha come unica passione i delitti e i misteri, quelli veri, quelli della cronaca nera. E in questa Bologna così differente e privata c’è un gruppo di amici che definirli strani non renderebbe nessuna idea della loro reale personalità.
E questi amici abitano nello stesso stabile dove ha preso dimora Dracula. Sì quello, il vampiro più famoso della storia, che a Bologna gira come se ci fosse nato e anche se fa un caldo becco si muove in piena estate e in pieno giorno tra vicoli e locali. Certo si copre con un cappello e indossa maniche lunghe per non rischiare scottature dannose e malesseri da vampiro ma comunque gira e incontra anche persone.
Che ci fa il vampiro più famoso della storia a Bologna? Beh ma lui in quella città c’è sempre andato. Fin dalla notte dei tempi. Fin da quando in città c’era un anfiteatro romano di cui più nessuno al mondo ha memoria. E attraversando le sue tante vite e le sue tante ere sa molte più cose lui di Bologna che i contemporanei, proprio come l’altro protagonista della storia: Lajos aspirante scrittore e proprietario di una fumetteria.
Cosa hanno in comune Dracula e Lajos. A parte l’attrazione per le belle figliole e il fatto che dormono entrambi nello stesso palazzo ma in appartamenti diversi? Proprio nulla di nulla. Eppure i due si incontrano. O meglio il famoso vampiro decide di incontrare il giovane aspirante scrittore e di fare di lui il suo fidato “scudiero” in una indagine pericolosa e piena di imprevisti che vede il famoso vampiro come un provetto Sherlock Holmes sulle tracce del suo nemico storico. Intanto nel capoluogo emiliano si continua a morire nel più cruento dei modi e l’assassino deve essere fermato.
Nella Bologna confidenziale di Gianluca Morozzi tutta la location è la vera protagonista della trama. Certo ci sono anche i personaggi di ruolo e sono tutti buoni, ma la città è ciò che rapisce il lettore fin dalle prime pagine e il “viaggio” attraverso essa è la pietra angolare dell’originalità di un romanzo dove la caccia all’assassino e le morti stesse non possono competere con i vicoli sconosciuti, con porte che si aprono solo quando nessuno guarda e che conducono a circoli segreti di vampiri, con iscrizioni misteriose e percorsi da adepti. L’autore è un visionario che possiede uno dei doni più esclusivi che possano toccare a un giallista: l’ironia. Sferzante e a volte spiazzante ma sempre dosata con una intelligenza narrativa tutta da copiare e che a volte diventa autoironia, soprattutto nelle discrezioni di Lajos quando parla dei suoi occhi di colore diverso.
Non è facile, non lo è per nulla, dare vita a un romanzo come Dracula e io dove i tempi della narrazione devono seguire, in qualche modo, anche quelli del Tempo reale. Il vampiro non può inventarsi accadimenti mai esistiti e il suo racconto per quanto incredibile possa sembrare a un uomo mortale deve contenere verità inconfutabili. E c’è un’altra cosa che rende il romanzo assolutamente unico: la capacità dell’autore di creare in una sorta di montaggio alla Ejsentejn tra le vicende personali e amorose di Dracula e quelle di Lajos.
Profondamente differenti tra di loro ma incastrate alla perfezione in piani paralleli. Dopo aver letto Dracula e io viene in mente che bisogna proprio andare a visitare Bologna. Poi ci si ricorda che in quella città, in realtà, ci si è già stati e anche parecchie volte. Ma se non si è visto mai nulla di quello di cui parla il libro, allora cosa si è visto? Gianluca Morozzi è un genio. Punto.
Editore: TEA
Anno: 2019