AMICIZIA, OMICIDI, POESIA. UN COCKTAIL PORTENTOSO.

di BARBARA MONTEVERDI

Hanne Wilhelmsen, l’ispettore Henrik Holme e Ebba Braut sono vecchie conoscenze che chiunque può avvicinare senza timore di incomprensioni perché inseriti in modo equilibratissimo nel racconto di Anne Holt. Non avete letto il romanzo precedente? Non fa nulla, potete partire da qui con tutta tranquillità.

Tranquillità che non prova il povero Henrik, uomo estremamente riservato e corretto, momentaneamente sospeso dal servizio per un frainteso comportamento improprio nei confronti di una collega. E’ tutto un malinteso, ma lui lo vive come un dramma e per non pensarci si infila in un’indagine indipendente e non autorizzata sulla morte sospetta (per lui) di una giovane barista. A me viene il dubbio che non sia la strada migliore per cavarsi dai guai, ma Henrik non è propenso ad ascoltare avvisi alla prudenza.

Il fatto è che Oslo e dintorni sembrano infestati da un fenomeno quanto meno curioso: parecchie giovani donne si ritrovano gravide senza avere la minima idea di come questo sia accaduto. E siccome parliamo di Norvegia nell’immediato post-Covid e non di profondo Sud Europa nel Medioevo, risulta piuttosto inusuale questo proliferare di Vergini Marie.

Scritti con la mano sicura di un’autrice ormai ben rodata (e buona conoscitrice dell’argomento, essendo anche ministro della Giustizia del suo Paese), i romanzi di Anne Holt sono sempre pieni di sorprese e, in questo caso specifico, anche di carica umana. In passato i personaggi descritti dall’autrice erano piuttosto glaciali, mentre questa volta dimostrano di sapersi lasciar andare anche a ire quasi incontrollabili e ciò li rende molto più vicini a noi e comprensibili nelle loro reazioni.

Hanne si arrabbiava. Era capace di chiudersi completamente in se stessa, di barricarsi dentro il suo mutismo. Di fare, addirittura, la parte dell’offesa, quando, secondo lei, il mondo le remava contro. Ma che fosse capace di dare di matto, Ebba lo aveva scoperto con certezza solo in quel momento. “Da tenere a mente”, mormorò tra sé e sé mentre leggeva, seduta sul letto nella stanza degli ospiti in Krusesgate “Non toccare mai quella donna”.

E poi, c’è molto altro: una storia intricata (con qualche debolezza nel movente del crimine, secondo me), ma raccontata con chiarezza a volte dallo scrittore onnisciente, altre volte da una delle figure che gravitano attorno al nucleo della vicenda, che è qualcosa di talmente fuori dai normali schemi mentali da risultare quasi incredibile, impensabile.

La trama è densa, ricca di suspense, originale e…bollente. Considerando che siamo in Norvegia nel mese di Marzo, potrebbe sembrare un ossimoro, invece è quel che accade al lettore che sente il sangue ribollire nonostante la pioggia gelata che lo accompagna pagina dopo pagina.

Alla fine, chiudiamo il libro commossi e appagati, sapendo che nel prossimo racconto ci verrà svelato qualche piccolo (o grande?) segreto della vita del nuovo “amico” della ruvidissima Hanne Wilhelmsen, donna impossibile, detective strepitosa.

TRAMA

Un apparente suicidio, un giro di inspiegabili gravidanze, un piano ramificato e terrificante. Hanne Wilhelmsen dovrà risolvere il caso più complesso della sua carriera. La vita di Hanne Wilhelmsen sta per andare in pezzi. Dopo due anni di pandemia, sua moglie Nefis l’ha lasciata, portando con sé la figlia Ida. E quando una delle rare persone al mondo a cui tiene viene uccisa, Hanne si ritrova a fare i conti con un’indagine intricata e particolarmente violenta. Che la costringerà a lavorare giorno e notte e a combattere per scoprire la verità.

Traduzione: Margherita Podestà Heir