Delitti senza castigo

Delitti senza castigo

LORIANO MACCHIAVELLI AFFASCINA SEMPRE. SAVOIR FAIRE CON LA PENNA BLU.

Quando leggo un giallo di Loriano Macchiavelli me lo immagino in fase creativa, con la penna in mano, un foglio davanti e una serie di scarabocchi a spirale, di quelli che si facevano una volta parlando al telefono fisso. Perché Macchiavelli è sicuramente uomo da telefono fisso e conversazioni a voce, niente Whatsapp.

Come il sergente Sarti Antonio, poliziotto della vecchia scuola, caparbio, ruvido, che si fida del proprio cervello e sa ascoltare anche il cuore. Ed è proprio per seguire queste due linee guida che si spinge fino in Calabria, tentando di risolvere un caso che coinvolge una specie di amico, ma non solo. La faccenda è ingarbugliata e ci sono parecchi morti che legano Bologna a Cirò – provincia di Catanzaro, CZ sulla targa automobilistica. Anche questo è un indizio e la dice lunga sul periodo in cui  Macchiavelli ambienta il suo racconto: chi porta più la sigla della propria provincia sulla targa?

Eppure, il racconto non soffre gli acciacchi della vecchiaia, è intrigante e palpitante come Sarti Antonio – il cognome prima del nome è la sua cifra stilistica – che a testa bassa affronta le magagne di una Storia ed una società imperfette, cercando di dare una mano come sa e come può. Con umanità.

Niente inseguimenti all’ultimo respiro, in questo libro, e neppure colpi di scena clamorosi, ma restiamo legati al filo dei pensieri di un uomo ponderato e, allo stesso tempo, anarchico. Se giustizia si deve fare, si farà, anche usando metodi “creativi”.

Conviene leggere questo “Delitti senza castigo” per ritrovare il gusto del racconto, da seguire senza fretta sorseggiando un buon caffè in compagnia di un uomo solido e misterioso, come la sua Bologna.

Editore: Einaudi
Anno: 2019