A TENTONI NEL BUIO DELLA MENTE 

Se c’è una cosa che hanno in comune gli scrittori sardi è la capacità di incidere le parole nella pietra.

Delogu non fa eccezione ed il suo libro, di sole 128 pagine, è veramente un blocco di granito. Anzi, un volto scavato in un blocco di granito, quello di Emiliano Bardanzellu che dopo aver ucciso la moglie con un unico colpo di lama alla schiena – apparentemente per il più futile dei motivi – si accomoda compostamente nelle carceri isolane in cui viene periodicamente trasferito e vive da recluso con dura, aliena assuefazione negando, e negandosi, il ricordo del barbaro gesto compiuto.

Non chiede comprensione o sollievo, innalza muri anche quando qualche rara anima gli scrive dal mondo libero, si appoggia ad una parete freddo, imperturbabile, anaffettivo e aspetta.

Gentile signora, non so perché le rispondo. Credo per educazione. Non sono nello stato d’animo né dell’umore giusto per intraprendere un rapporto epistolare con una sconosciuta. Non mi preoccupa l’esito del processo e penso che sia giusto che io paghi il mio reato, come anche lei ha correttamente rilevato. In effetti non mi ricordo di lei. Sa, tante persone entrano ed escono nell’aula e io le guardo il tempo necessario per capire se le conosco o se sono semplici curiosi. Non se la prenda, ma la pregherei di non scrivermi più. Spero che la mia vera espressione sia quella buona. Distinti saluti. Emiliano Bardanzellu.

Di cosa sia in attesa lo scoprirà il lettore, il quale arriverà quasi alla fine del racconto chiedendosi se si tratti di un giallo o di un trattato filosofico-letterario sulla colpa, l’espiazione, il perdono. Invece il finale ribalta qualsiasi idea ci si sia fatta curiosando tra le celle di Badu’e Carros o di Is Arenas e il castello di carte abilmente creato da Delogu frana improvvisamente sulla testa del malcapitato lettore al quale mancherò il fiato e girerà la testa a mille.

E qui devo fermarmi per non farmi travolgere dall’entusiasmo e rovinare il lavoro certosino, astuto ed emozionante dell’autore. Posso solo consigliare caldamente questa lettura  che definirei esagerata nella compostezza e nell’accuratezza della trama, ma anche per la conclusione addirittura pirotecnica.

Un romanzo che si legge rapidamente e  resta dentro a lungo. Una rarità.

TRAMA

Emiliano Bardanzellu è un uomo qualsiasi, è nato a Cagliari, fa il cameriere ma ha studiato scienze politiche, la sua vita è semplice, la sua quotidianità ordinaria, come è semplice e ordinario l’apparente motivo per cui una sera uccide sua moglie, rea di aver, per l’ennesima volta, compattato una bottiglia di plastica da riciclare. Crack ha fatto la bottiglia e quel suono, terribile e intollerabile, ha provocato un black out. Emiliano non si difende al processo, non si dichiara innocente, perché non ricorda cosa è successo in quegli attimi di buio. Chi leggerà la sua storia, i suoi anni nelle carceri sarde, gli uomini con cui ha condiviso celle e pasti caldi, la sua infanzia, le sue perdite, potrà credere fino in fondo alla sua versione dei fatti? Un romanzo che ci interroga sul senso di colpa, l’intenzionalità dei gesti e la capacità di dimenticare, anche i nostri peggiori misfatti.