LO SCRIGNO DI HARALD GILBERS
La seconda guerra mondiale ci sembra un avvenimento lontano e circoscritto ai libri di storia. Eppure, se mettiamo l’orologio indietro di appena 70 anni, ci ritroviamo in un cratere spazzato dagli orrori bellici, crogiolo di tragedie umane: l’Europa.
In una Berlino sospesa tra la caduta del nazismo e l’arrivo dei Russi, si muove l’ex commissario Richard Oppenheimer, il cui nome ci ricorda la doppia faccia del progresso scientifico che proprio negli anni della guerra ricevette uno straordinario impulso (il fisico Robert Oppenheimer contribuì alla creazione della prima bomba atomica e poi se ne pentì).
Tuttavia le vicende vissute dall’ex commissario Oppenheimer sono personali, non soltanto politiche. Perché la guerra, prima che un fatto storico, è una questione umana.
Questo thriller storico-politco è un diario di palpitanti giorni d’attesa, nel timore che il nuovo sia peggio del vecchio, tra spie e disertori mischiati a gente comune che di ordinario non ha proprio più nulla, e non per libera scelta.
Harald Gilbers, scrittore e giornalista tedesco, ricostruisce con notevole pathos un periodo ancora oscuro e oggetto di frequenti revisioni. Quel che stava accadendo sotto gli occhi dei berlinesi è noto al mondo (le crescenti tensioni ovest-est e le imminenti divisioni tra il blocco filoamericano e quello comunista), ma è niente in confronto al pericolo di ciò che sarebbe potuto succedere se la Storia avesse preso un’altra piega.
Con questo thriller Gilbers schiude un pesante scrigno di misteri e segreti, gelosamente custodito dal nostro recente passato. Per chi volesse documentarsi ulteriormente, l’autore offre una postfazione che consigliamo di consultare e approfondire.
Traduzione: A. Ricci