OMBRE, BUIO E PAROLE

di BARBARA GALIMBERTI

A quelle parole Villa si paralizzò, come se quella voce lo avesse improvvisamente distolto dai propri pensieri, da quella solitudine a cui anelava, riportandolo brutalmente alla lugubre realtà. 

Quando si sceglie di leggere uno dei romanzi di Ippolito Edmondo Ferrario è necessario, quasi indispensabile, soffermarsi a osservare anche le rispettive copertine. Già, perché la profondità delle sue storie viene proprio percepita sin da quelle immagini, sempre perfette e in linea con la storia raccontata. Anche per Assedio mortale a Milano, l’ultima opera dell’autore, la casa editrice Fratelli Frilli ha scelto di abbinare una copertina, cupa e ammaliante, alle parole e alla scrittura dell’autore, che fin dalle prime pagine risultano rudi e a tratti infuocate.

Il romanzo si apre con un incipit travolgente che accoglie il lettore, e che contemporaneamente non gli consente di fuggire dalla lettura dei successivi capitoli; ed è qui che si riconosce appieno lo stile narrativo di Ippolito Edmondo Ferrario che, dopo aver permesso di assaporare i primi tratti di questa storia, spinge il lettore nell’abisso della trama, che risulta, anche in questo romanzo, rigorosa e a tratti audace e angosciante.

Assedio mortale a Milano è la terza indagine del banchiere Raoul Sforza, un protagonista unico, forte e dalle particolarità caratteriali; il lettore ha imparato a conoscere questo personaggio con il suo essere ruvido, a volte scostante, ma sempre molto affascinante.

In questa nuova storia, l’autore è riuscito a dare forma a un racconto ancora più avvincente e capace di travolgere, ma anche sconvolgere il lettore. Il protagonista e gli altri personaggi, che risultano a volte tormentati, dalle personalità riconoscibili e di forte impatto, si ritrovano coinvolti in intrighi drammatici, che colpiscono l’anima del lettore stesso.  

Durante la lettura di questo romanzo emerge ancora di più la capacità dello scrittore di coinvolgere nella trama l’ambiente, che non staziona come un contorno di un quadro ben dipinto, ma rientra in uno degli elementi essenziali della storia. Ma in Assedio mortale a Milano ciò che colpisce maggiormente è il racconto stesso, così vitale e capace di far soffermare il lettore a riflettere.  Una scrittura ricca di particolari e di conoscenza dell’autore. In ogni frase, ogni capitolo, emergono dettagli, a volte così minuziosi che possono sfuggire a una lettura superficiale, ma che rendono questo romanzo ricco e prezioso. 

Una storia molto più attuale di quanto la fantasia di uno scrittore possa creare.

Più che a un confronto tra squadre, la partita assomigliava a una tragica messinscena in cui figuranti indossavano abiti logori e scarpe rotte.

Un romanzo impegnativo. Non è il tipico libro da leggere in modo spensierato. È un testo che colpisce e lascia un ricordo forte, a tratti indelebile.

TRAMA

L’odissea del piccolo Morathi e dei suoi genitori, partiti dall’Eritrea e finiti prigionieri in uno dei campi per migranti allestiti in Libia, è destinata ad intrecciarsi con la vicenda di Amadi Babatunde, primo nigeriano ad indossare la divisa di agente della Polizia Locale della città di Milano. In una metropoli improvvisamente assediata da un’ondata migratoria incontrollata, tutto sembra destinato a soccombere al caos, mentre i poteri forti lanciano la loro sfida al sindaco Enrico Villa, esponente del sovranismo nazionale e vittima di oscuri ricatti. Fra intrighi, macchinazioni e violenza, l’ambigua figura di Raoul Sforza, meglio conosciuto come “il banchiere nero” per i suoi trascorsi eversivi risalenti agli Anni di Piombo, è destinata a ricoprire un ruolo chiave per la sopravvivenza di Milano. Mentre i milanesi si dividono tra accoglienza e xenofobia, paura del diverso e accettazione, Sforza scenderà in campo forte del suo innato cinismo, privo di ogni morale, determinato a ricorrere ad ogni mezzo per imporre la propria volontà.

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