Askja

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QUANDO LA TRILOGIA DIVENTA UN LEGAME SCRITTORE/LETTORE

Per “Askja” di Ian Manook, Fazi editore ha organizzato questo blog tour per fare un viaggio all’interno del romanzo. Siete arrivati alla 3° tappa, la nostra, e che consiste nella recensione in anteprima del 2° capitolo di Jakobsson dopo il successo del precedente “Heimaey” (1° capitolo della trilogia). Ormai, dopo Yeruldegger, c’è da dire che Manook è uno scrittore rodato sulle trilogie.

Ogni romanzo, trilogia o one shot, Manook ci fa esplorare delle terre sconosciute. Con Jakobsson arriviamo nella nordica Islanda. Una terra lontanissima costituita al 90% di natura. Questi sono gli sfondi che piacciono a Manook e dove lui si muove a suo agio. La trama è fitta e piena di colpi di scena che portano il romanzo di Manook ad un livello superiore nella capacità di costruzione del thriller. La figura del protagonista, Cornelius Jakobsson, ricorda una versione islandese di Yeruldegger. Un troll che cerca giustizia, non solo nella sua terra ma anche nel suo animo. Sembra un capitolo decisivo questo. La vita di Jakobsson e la sua professione, vengono messi in discussione in nome della giustizia.

Caratterialmente è molto simile al famoso Yeruldegger, i suoi valori sono forti e radicati nella sua terra. Tutti i protagonisti di Manook hanno un rapporto viscerale con il loro ambiente. Location che viene descritta con pennellate più brevi, rispetto alla trilogia precedente, ma che colpiscono per la vastità e i suoli che caratterizzano l’Islanda. La narrazione ampia e piena di dialoghi danno tridimensionalità al territorio. I lunghi viaggi attraverso le lande islandesi a bordo della sua Saab rossa, i dialoghi fitti e veloci equilibrano la narrazione.

La trama mette in risalto le peculiarità di una terra fatta di natura, ma anche fatta da esseri umani che portano i mali dell’occidente nell’incontaminata Islanda. Il romanzo parte con un omicidio, senza corpo e dal paradosso parte il viaggio di Manook che ci porta tra lava e roccia, tra corruzione e un sistema occidentalizzato.

Una trilogia che rimane un unicum nel genere come già lo è Yeruldegger, tra usanze, rapporti personali e condizione sociale, ci raccontano una terra mai affrontata. Perché come per la Mongolia, certi territori per parlarne bisogna saperli conoscere.

Alla fine del romanzo non ci resta che aspettare la prossima avventura … intanto noi passiamo il testimone agli amici di Chili di Libri per la prossima tappa: I personaggi. Buona lettura.

“E lei è qui?”. Kornelius non aspetta la risposta. Avanza fino al crepaccio e fruga con lo sguardo la profonda incisione che sfregia la lava nera. Poi alza gli occhi su quella terra scura e immensa, lavata da cieli distesi. L’orizzonte è così basso e il cielo così alto che, nonostante la sua stazza da troll, Kornelius riceve sulle spalle tutta la dismisura di quel mondo di terra e di fuoco. Da ogni lato, la lava pietrificata da migliaia di anni è una marea immobile di onde nere e corrugate.

Manook protagonista di Hollybookparty: qui.

Altre recensioni di Ian Manook: La morte nomade, Morte nella steppa, Intervista in occasione dell’uscita di Heimaey

Traduzione: Maurizio Ferrara

Editore: Fazi Editore
Anno: 2020