TRA GIALLO E ROSA, UN NUOVO COLORE: ARANCIONE
Le tentazioni sono fatte perché vi si ceda, e io cedo molto facilmente. Non a tutte, a molte riesco anche a resistere, ma quando l’occhio – “ehi, ma che bella copertina!” – o l’orecchio – “uhm, intrigante questa trama!” – mi cadono su un libro giallo… niente, lo devo leggere.
L’altro giorno ho acquistato questo romanzo. Non conoscevo l’autrice, ma ho sentito parlare del suo libro e mi è venuta voglia di leggerlo. Il titolo poi, Anime di carta, mi ha stuzzicata. Per me il titolo ha una grande importanza, è una sorta di biglietto da visita del libro, e certe volte è capace di invogliarmi senza neppure conoscere la trama. D’altro canto, un titolo poco attraente mi risulta indigesto e spesso mi impedisce di compiere il passo successivo, sfogliare il libro.
Anime di carta, dunque. Un titolo che lascia ampi spazi alla suggestione. Perché di carta? E a chi appartengono queste anime? Sono anime di morti o anime mortali? La fantasia corre e la voglia di leggere sale.
La copertina invece mi è piaciuta di meno. Sì, è d’effetto, ma non mi ha coinvolta. Mi è sembrata fredda e, procedendo nella lettura, ho trovato pochi punti di contatto con lo svolgersi degli eventi.
Questo romanzo appartiene al genere che io definisco, con un sorriso rivolto alla prima persona di cui ho definito così il suo romanzo, “arancione”. Non un noir, non un thriller e nemmeno un giallo nella comune accezione del termine. Ma allora, perché arancione? Perché quando il giallo si mischia col rosa, il colore che ne vien fuori è proprio un bell’arancione. Molte scrittrici, dalla Higgins Clark in giù, amano mescolare le due tinte letterarie, e la Liberto è una di esse. I due protagonisti – l’affascinante tenente di polizia e la sua temibile avversaria – giocano un gioco pericoloso e sensuale che lascia in sospeso fino alla fine, sia pure con qualche piccola caduta nell’ovvio che poteva essere evitata. Mi riferisco, in particolare, al colore degli occhi del tenente. È mai possibile che in ogni storia in cui entri anche in minima parte il “fattore rosa” gli occhi del protagonista maschile siano sempre verde muschio? Tra l’altro, il gene degli occhi verdi è recessivo ed è quindi molto raro da trovare.
Ma veniamo alla storia che è coinvolgente e attuale. Tratta temi forti come la violenza sulle donne e lo stalking e – soprattutto – mette in luce una debolezza della giustizia che ben conosciamo, ma su cui forse si riflette poco: nonostante i passi in avanti, le armi in difesa delle donne sono poche, smussate, e solo blandamente efficaci. In questo l’autrice mi è piaciuta. Credo che alla base ci sia stato un impegnato approfondimento.
La trama non brilla per colpi di scena, anzi si dipana in modo forse un po’ troppo lineare e questo, parlando di un giallo, toglie qualche punto di merito. Avrei visto con piacere dei suggerimenti, degli indizi, delle false piste. Comunque i punti persi lungo il percorso vengono ben recuperati col finale che mi ha piacevolmente sorpresa.
La scrittura è limpida,precisa, molto piacevole. Corretti e ben calibrati i personaggi. I dialoghi sono credibili e l’uso del turpiloquio molto ben dosato e giustificato per la scena e l’interprete.
In conclusione, questo di Isabella Liberto è un libro scorrevole, che si lascia leggere con piacere. Mi aspetto una crescita in positivo dell’autrice.
Editore: 0111 editore
Anno: 2017