PULP, STORIA CONTEMPORANEA E SPLATTER
Dovrai scandire solo poche sillabe. E io, te lo prometto, ti lascerò libero senza farti nulla. Riuscirai a portare a termine questa semplice missione, Dimitri?
È questo l’intero leit motiv dell’ultimo romanzo di Gianluca Morozzi. Un carnefice, una vittima, una salvezza rinchiusa in un nome. Se il torturato, agghiacciato dalla paura e con addosso i segni evidenti delle martiri, riuscirà a pronunciare il nome del suo aguzzino sarà liberato e avrà salva la sua vita.
Questa è la premessa e a qualcuno verrà in mente una moltitudine di pellicole sullo stesso tema, e anche qualche romanzo minore di cui non si ricorda il nome. Quindi tutto già visto?
No! Proprio per nulla perché Gianluca Morozzi come si dice i Toscana: non frigge con l’acqua. E così quella che sembra solo all’apparenza una trama inflazionata diventa nelle sue mani un racconto di grande respiro sulla storia recente italiana e su avvenimenti che hanno lasciato un segno indelebile nelle cronache e nei sentimenti.
Il protagonista parte dalla sua infanzia, parla di sé, della sua famiglia, della sua educazione e della esclusiva scuola che frequenta. Ma il racconto personale si fonda e si amalgama molto presto con racconti politici e sociali dell’Italia degli anni Ottanta.
La strage alla stazione di Bologna, il piccolo Alfredino cascato nel pozzo artesiano e mai più uscito vivo da lì, le cronache al telegiornale, le narrazioni dei giornalisti, i racconti dei testimoni oculari.
Andromeda oltrepassa il genere del giallo per diventare un libro di diapositive del passato per chi quegli avvenimenti li ha vissuti, magari anche da piccolissimo, e un resoconto preciso e coinvolgente per chi in quel tempo non c’era ancora.
Tutti i personaggi di questo romanzo di Morozzi portano incisa la sua “firma” così come le location, la sempre fascinosa e insolita Bologna, le osterie dove il protagonista va spesso con la sua fidanzata e incontra Guccini senza mai parlargli, Dimitri, appeso a una croce e torturato perché non si ricorda il nome del suo aguzzino, i familiari del torturatore, descritti come fa sempre l’autore, in un misto di sarcasmo feroce e benevolenza accordata.
Il finale è da pulp vero e la scrittura di Morozzi è lineare, affascinante, precisa e a tratti di grande autorevolezza. Un buon romanzo, una lettura che entusiasma. Una conferma autoriale.
Altre recensioni di Gianluca Morozzi: Bologna in fiamme, Dracula e io.
Editore: Perrone Editore
Anno: 2020