UN ROMANZO A DUE VOCI DAL COLPO DI SCENA FINALE
C’è poco da dire. Ormai con la Oakmond è amore senza confini. Senza se e senza ma. Finora, di tutti i libri che ho letto pubblicati da questa casa editrice non ce n’è stato uno che non mi sia piaciuto anche se, a essere onesta, questa volta la copertina non mi ha entusiasmata. Comprendo la motivazione a monte della scelta, è in effetti la giusta cover in equilibrio stilistico col romanzo, ma la trovo comunque troppo algida e asettica. Mera questione di gusti, non si può piacere, sempre, a tutti.
È una storia a due voci, questa di Amore d’inverno. Per essere sincera, sono due voci che non mi ispirano simpatia, ma questo rende ancora più valido il mio apprezzamento, secondo me.
È facile dire “ma che bel romanzo” quando i personaggi sono intriganti, le loro azioni giuste e la storia fila liscia. Ma in questa storia non accade. La protagonista femminile è una donna che si è lasciata ingabbiare per timore di affrontare la vita e, nonostante tutte le giustificazioni che le possiamo dare – un marito violento, l’assuefazione alla sopraffazione, la disistima di sé, che sempre accompagnano le donne maltrattate – non mi piace, non mi è simpatica. Io apprezzo le donne che combattono per la loro libertà, non quelle che si rassegnano e penso che, comunque, ognuno sia artefice del proprio destino. Abbiamo sempre una scelta.
Il protagonista maschile suggerisce invece lo stereotipo del bullo, del criminale, buono soltanto con la donna di cui è innamorato da sempre, unica sua debolezza. E poi i comprimari. Il marito manesco, brutale carnefice di una moglie oggetto da esposizione, il “collega” (o complice?) del bullo Gerry, l’oscuro Boss a cui Gerry e il suo compare rispondono… tutti che mi respingono per un verso o per un altro.
Eppure è un gran bel giallo. Anche se sembra un romanzetto rosa, anche se sembra pieno di cliché, anche se per gran parte del tempo ti fa arrabbiare e ti viene voglia di dare una bella smossa a quella situazione angosciante, anche se c’è il lieto fine che ti fa dire ma che razza di giallo è, anche se mentre leggi ti accorgi che le cose non quadrano proprio come dovrebbero e che forse è tutto veramente troppo… troppo… Troppo, ecco! E allora, ti soffermi e ti chiedi che cosa veramente tu stia leggendo. Ma ormai sei arrivata alla fine, e dunque?
Alla fine? Col cavolo! (Oops, scusate). Con un colpo da manuale l’autrice si gira, ti guarda, sorride e ti fa: «E adesso? Che mi dici, adesso? Non te l’aspettavi, vero?». Grandiosa! Beh, ovviamente non rivelo il colpo di genio finale, se volete divertirvi come me non vi resta altro che leggere il romanzo della Campolo.
Editore: Oakmond Publishing
Anno: 2019