VENTI MILIONI DI COPIE, QUESTO E’ L’INIZIO DI AGATHA RAISIN
La quiche letale è la prima apparizione per Agatha Raisin, la collerica detective nata dalla penna di M. C. Beaton, pseudonimo di Marion Chesney (1936 – 2019), prolifica scrittrice che nella sua lunga carriera ha dato alle stampe oltre centosessanta romanzi e venduto più di venti milioni di copie in tutto il mondo, risultando tra l’altro una delle autrici più prestate nelle biblioteche britanniche.
Cinquantenne dal carattere difficile, in questo debutto Agatha decide di cambiar vita, vendendo la sua avviata società di pubbliche relazioni di Londra per trasferirsi a Carsely, pittoresco villaggio dei Cotswolds cui aspira fin da quando, ragazzina in gita scolastica, ne ha intravisto la fiabesca bellezza dal finestrino del pullman, decidendo lì per lì che un giorno sarebbe stata sua.
E riuscendo appunto a trasferircisi (suo, tutto suo ne La quiche letale il grazioso cottage di Lillac Lane), alla fine di un non facile percorso che ha trasformato la bambina trascurata dei sobborghi nell’invincibile donna d’affari che tutti conoscono – senza, tuttavia, guarirne del tutto le insicurezze e le ferite del passato.
Inserirsi nella nuova comunità, però, non è facile per una personalità come quella della Raisin, che non vuole soltanto essere accettata e confondersi con le altre madame di mezz’età ma punta a diventar popolare: decidendo quindi su due piedi di partecipare a uno degli eventi del villaggio, una gara di cucina che premierà la quiche più appetitosa, e correndo a Londra a acquistarne una di soppiatto (visto che lei non ha mai avuto il tempo d’imparare a cucinare).
Ma, siccome il giudice della gara viene trovato cadavere nel salottino di casa dopo aver ingurgitato golosamente proprio la quiche di Agatha – e si tratta di una morte per avvelenamento da cicuta – alla nuova arrivata non resta che investigar di persona, anche per sottrarsi ai sospetti dei vicini…
Trattandosi appunto di un debutto, in questo La quiche letale si trovano allineati alcuni dei motivi di base della saga della Raisin. Con l’arrivo nel villaggio di Carsely, come da copione bellissimo e respingente (quegli eterni convenevoli sul tempo, somministrati con compiacenza ma di fatto esibiti a mo’ di scudo dai cordiali e distanti paesani), i cottage col tetto di paglia, le vecchiette un po’ sinistre, il pub del villaggio, i giardini in fiore e le colazioni con sigarette e caffè nero, unica concessione di Agatha – eccettuati i precotti da microonde e gli abiti di sartoria – al suo vecchio io londinese…
E come in un chi è di scena compaiono poi uno dopo l’altro gli attori (protagonisti e comprimari) di quest’allestimento: la signora Bloxby, la moglie del pastore, la Società delle Dame di Carsely, il gruppo di più o meno sagaci signore locali, e Bill Wong, il giovane poliziotto mezzo cinese e mezzo inglese che sarà il primo vero amico di Agatha in questa sua nuova esistenza.
La quiche letale registra inoltre l’approdo a Carsely del fascinoso James Lacey, colonnello in pensione che ha appena acquistato il cottage accanto a quello di Agatha e fin da subito ne colpirà l’immaginazione. I due daranno vita a una relazione costellata di equivoci e fraintendimenti: “Forse è il frutto di un matrimonio tra consanguinei” ipotizza lui tornando in salotto col vassoio del caffè e scorgendo Agatha correr via a rotta di collo nel bel mezzo del loro primo abboccamento da buoni vicini (la Raisin ha appena avuto un’intuizione sull’identità dell’assassino e sta precipitandosi a verificarla, ma Lacey non può saperlo: primo degli innumerevoli passi falsi e qui pro quo che punteggeranno la storia tra i due).
Destinato a ricoprire un ruolo via via più incisivo nei capitoli a venire, in questo primo romanzo non compare invece Sir Charles Fraith, lo sfuggente baronetto che al contrario avrà ampio spazio a partire dalla quarta avventura della Raisin, I camminatori di Dembley, ritrovandosi proprietario di un appezzamento di terra sul quale grava un diritto di passo, oggetto di contestazione proprio da parte di un gruppo di agguerriti camminatori del posto. Biondo, bello, elegante e di almeno un decennio più giovane di Agatha, col passar del tempo Fraith stringerà con la Raisin una relazione alquanto elusiva (“Charles entrava e usciva dalla sua vita, indifferente e inafferrabile come un gatto”), rivelandosi però un amico prezioso in più di un’occasione.
E per quanto di sfuggita ne La quiche letale compaiono inoltre gli ormai ex colleghi di Agatha, prima del volontario ritiro dalle scene titolare di una delle migliori e più affermate agenzie di pubbliche relazioni di Londra. In particolare Roy Silver, ambizioso venticinquenne, l’unico dello staff della Raisin a esser stato assunto dal signor Wilson, il nuovo proprietario (che ha licenziato o cassintegrato tutti gli altri, a dispetto degli accordi presi con Agatha), in virtù della corsia preferenziale che il giovane è riuscito a stabilire con alcune stelle del pop britannico.
Ancora un po’ ingessato, in questa prima apparizione, nel ruolo del galoppino senza scrupoli, pronto a buttare all’aria il weekend per catapultarsi sulle tracce della Raisin agli ordini di Wilson (che aspira a convincere la brillante ex pierre a tornare sulle scene come sua impiegata o persino socia), anche Roy nei gialli a venire si ritaglierà uno spazio più definito, affiancando Agatha in diverse occasioni – assieme, ancora, a James Lacey e a Charles Fraith, entrambi coinvolti più o meno di buon grado nelle ricerche di questo o quel presunto o potenziale omicida.
E col puntuale supporto, ancora, della signora Bloxby, la moglie del pastore, dispensatrice seriale di buoni consigli e tazze di tè nel salottino della canonica, confortevole e avvolgente come la stessa signora: che pur tuttavia è capace, come già la vecchina di Saint Mary Mead, di “avvertire la presenza del male” (citazione letterale dalla Christie), spronando la Raisin a cercar d’individuarne la fonte.
Regista della riuscita integrazione della nuova arrivata nel ritroso microcosmo di Carsely (quei garbati inviti alla messa della domenica mattina e alle riunioni della Società delle Dame), la Bloxby è appunto un’esperta in malvagità che può ricordare Jane Marple ma, anche, appunto, una sorta di benigno burattinaio: suoi, tra l’altro, i primi accenni a Agatha sul nuovo vicino, il colonnello Lacey, come già accennato destinato a suscitare la duratura passione della protagonista.
E sempre più incisivo, nel susseguirsi delle avventure della Raisin, anche il ruolo di Bill Wong, il giovane tutore dell’ordine dagli occhi a mandorla, padre di Hong Kong e mamma del Gloucestershire: entrambi abbastanza agghiaccianti, e solo il cuore candido di Bill può essergli così genuinamente devoto da tramutarne in pregi i difetti (e da desiderar di presentarli a ogni nuova fidanzata, con l’inevitabile fuga della malcapitata). Grassoccio, gentile e determinato a trarre il meglio dall’invincibile propensione della Raisin a mettersi nei guai, ne La quiche letale Bill Wong è protagonista di un’irresistibile test culinario su una reticente Agatha (il poliziotto, convinto a ragione che la torta avvelenata non sia opera della protagonista, la invita a cucinarne una davanti a lui, con esiti ovviamente disastrosi).
Cinquant’anni suonati, fisico massiccio, occhi piccoli e ursini e belle gambe, fin da questa prima apparizione l’improvvisata detective Agatha Raisin – che cattura assassini, ma si rimbambisce d’amore per uomini sempre sbagliati (La Stampa) – è in fondo un inno alla rinascita, intesa sia come capacità di reinventarsi lasciandosi (più o meno…) alle spalle il passato, che come invincibile disponibilità a scovare il lato bello della vita: a dispetto, ancora, di un vissuto terribile, fatto di povertà e maltrattamenti. A qualunque età, e con qualunque esito, l’importante, insomma, è non smettere di provarci. Tre urrà per Agatha Raisin, incasinata e viva.
TRAMA
Agatha, cinquantenne dal carattere difficile, decide di cambiare vita: chiude la sua società di PR, lascia Londra e si trasferisce nei Cotswolds, un’area di pittoresca bellezza nel cuore dell’Inghilterra. A Londra non si era accorta di non avere amici, ma giunta nel villaggio di Carsely si ritrova sola e isolata. Donna attiva e prepotente, Agatha non si accontenta di inserirsi nella nuova comunità, ma vuole diventare anche popolare. Come fare? Partecipare a una gara culinaria. E se non si è in grado di cucinare? Andare a Londra e comprare un’ottima quiche. E se il giudice della gara muore mangiando la quiche? Inizia un caso per l’eccentrica investigatrice.
Agatha Raisin. La quiche letale
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