"Le colpe della notte" di Antonio Lanzetta

"Le colpe della notte" di Antonio Lanzetta

“Le colpe della notte” di Antonio Lanzetta è il suo nuovo thriller edito dalla casa editrice La Corte. Abbiamo deciso di dedicare a lui, la rubrica del libro del mese:

TRAMA

Cristian è un adolescente solitario, sovrappeso, secchione che passa la maggior parte del suo tempo su internet in giochi di ruolo collettivi. Le persone che incontra sul web sono i suoi unici amici. O meglio per lui sono i suoi veri amici. I genitori preoccupati del suo isolamento e dei suoi palesi problemi psicologici lo spronano a staccarsi dal computer.

Frequentare ragazzi veri, amici di scuola, persone della sua età e soprattutto cercare di pensare alle basi per il suo futuro. Ne segue una discussione accesa in cui suo padre gli proibisce di usare il computer e il telefono da quella sera in poi. Cristian esce di casa arrabbiatissimo e vaga per la città per ore e senza meta.

Quella sarà l’ultima sera che il ragazzo e la sua famiglia trascorreranno insieme; quando Cristian torna a casa trova un silenzio di tomba e i suoi genitori morti in cucina. Omicidio – suicidio dicono gli inquirenti e l’adolescente da Firenze viene mandato in una casa famiglia in provincia di Salerno. Dove viene posto sotto le cure di uno psicologo infantile che è anche il responsabile della struttura.

A Castellaccio, dopo un inizio doloroso e traumatico, Cristian comincerà a trovare il vero sé stesso. Dimagrirà, stringerà amicizia con un crew di graffitari. Scoprirà che il Male ha braccia più lunghe e più larghe di quanto ciascuno possa immaginare. Imparerà ad amare e a odiare in eguale misura. Perché nei monti dell’isolata provincia di Salerno si muore, si scompare, si vive una vita piena zeppa di bugie. Ma si combatte anche contro il nemico più temibile quello sempre pronto a fare la pelle a te se solo abbassi la guardia. E glielo lasci fare.

PERSONAGGI

Parlare dei personaggi de Le colpe della notte è affascinante e complicato allo stesso tempo. L’autore ha deciso fin da subito per il taglio netto tra i buoni e i cattivi. Anche se mischia meravigliosamente le carte e i piani sequenza per distrarre quanto possibile il lettore. Rimane l’imprimatur inziale che porta Cristian a essere classificato come un piccolo eroe solitario ma estremamente determinato. È ovvio che essendo la pietra angolare della narrazione i suoi amici più stretti, quelli reali, quelli che incontra dopo la tragedia personale, sono altrettanto positivi e altrettanto eroi. Chi circonda Cristian a Castellaccio finisce nell’orbitare nella sua ellissi positiva o perlomeno a riscattarsi da una bruttezza interiore che alla fine si dissolve come nebbia al sole.

Orso, Jay-C, Pompeo e Anna sono gli adolescenti che ognuno potrebbe incontrare per strada ma sono anche attraverso la catarsi autoriale la personificazione del riscatto, della rivalsa, della liberazione a cui ogni essere umano deve ambire, fin da giovanissimo.

Sul lato diametralmente opposto ci sono i cattivi, quelli che sanno perfettamente cosa fanno e gli piace e quelli che pensano di agire per un bene supremo procurando morte e dolore allo stesso modo dei primi. In mezzo, a fare da spartiacque in una sorta di limbo sociale ed emozionale, il personaggio dello Sciacallo, pronto a qualsiasi cosa pur di fermare il Male e capace di riconoscere sempre e comunque le proprie colpe.

Sulla forza di tutti i protagonisti la narrazione diventa ampia e a tratti epica.

AMBIENTAZIONE

La provincia del sud Italia, quella ancora chiusa in sé stessa, che sa nascondere segreti secolari e che si nutre del proprio isolamento per annientare la ragione e generare mostri. Antonio Lanzetta sceglie la provincia di Salerno più “sfigata”, non quella solare e glamourissima della Costiera Amalfitana, e neppure quella archeologica e di interesse storico come l’area di Paestum.

No, la location de Le colpe della notte deve essere all’altezza del racconto e quindi il lettore si trova di fronte a un paese di montagna dove non c’è l’ombra di un turista e dove i rovi, le stradine sterrate e un piccolo corso d’acqua possono celare e sostenere misfatti e criminali.

E anche se a Castellaccio le persone si conoscono tutte e si spiano a vicenda quanto basta sono altresì bravissime a tapparsi le orecchie e la bocca per non sprofondare nel Male che persiste nell’aria e che sembra essere sempre pronto a colpire tutti. Le colpe vengono taciute e spinte con la polvere del tempo sotto al tappeto e i segreti ben custoditi in cantine rinforzate dove anche gridare non serve a nulla. È un sud cupo e cattivo. Spietato e vendicativo. Ma che nel sottosuolo ha piccoli germogli  benefici in grado di dare nuova linfa anche alla più scura delle notti.

INTERVISTA

Antonio Lanzetta

Antonio, leggendo il tuo romanzo pare evidente che la strage del 1993 di via de’ Georgofili a Firenze ti abbia ispirato e non poco per la trama di questo libro, solo che tu a vittime aggiungi vittime, come appunto i genitori del protagonista. Non hai avuto paura che così il tuo libro diventasse davvero troppo cupo?

Non ho mai avuto paura del buio ed essere cupo era ciò che desideravo. Ho sempre desiderato scrivere romanzi neri pervasi da messaggi positivi. Attingere alla cronaca e alle pagine oscure della storia italiana è sicuramente fonte di ispirazione per me. Il legame che unisce Il Buio Dentro, I Figli del Male e Le Colpe della Notte, è proprio la fonte: ogni libro parte da uno spunto. Un fatto realmente accaduto, che influenza la mia creatività. Purtroppo, non c’è miglior maestra della cronaca nera.

Negli ultimi anni la maggior parte dei giallisti italiani ha pensato bene di inserire il temine notte nei titoli dei loro libri. Ora, siccome il tuo romanzo merita e non è affatto banale, ci puoi spiegare di cosa tratta realmente la “tua” notte?

Spesso il titolo di un romanzo nasce dalla condivisione con la casa editrice. Questo elemento deriva da tanti fattori, uno sopra tutti l’attenzione al mercato. Il titolo deve innescare nel lettore, a mio avviso, reazioni evocative e suscitare interesse. Nel mio caso, cerco sempre di dare al romanzo un nome che sia attinente al testo, che derivi da un dialogo, una frase o un messaggio nascosto tra le sue pagine. La notte può significare tante cose, è portatrice di mistero, di cattivi presagi ed è stata sempre il fulcro della mitologia classica. La notte per me rappresenta il momento di transizione tra la vita e la morte, una porta verso il cambiamento. Lo strumento attraverso il quale dalla distruzione poi può generarsi nuova vita, una rinascita.

L’amicizia adolescenziale può essere una cosa bellissima e tu la tratti davvero in maniera meravigliosa. Credi davvero che gli attuali adolescenti possano avere il coraggio e la forza dei protagonisti del tuo romanzo?

Grazie! Adoro leggere romanzi di formazione e cerco di scrivere sempre ciò che mi piace. Parlare di adolescenti può essere espressione di un senso nostalgico verso quello che sono stato ma soprattutto ispirazione per mostrare come dopo ogni caduta c’è una ripresa. Al di là della sfiducia fisiologica del mondo degli adulti verso le nuove generazioni, credo che i ragazzi siano portatori di una forza interiore che manca ai “grandi”. Invecchiando perdiamo quella capacità di stupirci per tutte le piccole e semplici cose della vita, e quindi dimentichiamo il coraggio, la forza primordiale che ci spinge ad andare avanti, il gusto dell’avventatezza. Dovremmo stare lì, osservare i ragazzi e ritrovare la forza di essere umani.

Al seguente link, la nostra recensione del predente romanzo di Antonio Lanzetta “I figli del male”, che ringraziamo per la disponibilità.