SPECCHIO, SPECCHIO …
Cara Matilde, ci hanno rinchiusi con un mostro. Ancora non ci credo a quello che è successo, ma giuro che l’ho visto con questi occhi. Se qualcuno mai raccoglierà dalla ferrovia questi fogli, giuro che le parole che ci troverà scritte sopra non sono altro che la verità.
Destrutturare e decomporre per narrare. Una operazione complicata, dura, a tratti eccessiva e terrificante quella messa in pratica da Sasha Naspini in I Cariolanti, romanzo più unico che raro, dove la forza dell’orrore e della bruttura di alcune vite finiscono per essere la spina dorsale di un racconto feroce e affascinante. Un romanzo di psicologia pura, anzi quasi un trattato che declina gli aspetti più biasimevoli e miserrimi del genere umano per poi finire per farli accettare così come sono duri e puri allo stesso lettore che prima si sconvolge, dopo si indigna, infine prova solo tanta compassione.
Nelle campagne toscane tra la prima e la seconda guerra mondiale si consuma la terribile storia di Bastiano, figlio di un disertore che per sfuggire alla Grande Guerra trasforma lui e la sua famiglia in mostri sociali e concreti. Ma può la fame e la miseria trasformare essere umani in creature deformi e orribili?
In realtà nonostante una infanzia deformante e disinsegnante in cui Bastiano fin da bambino è complice e vittima di reati innominabili e inumani, la natura lo dota di una rara bellezza, in grado di suscitare in quasi tutte le donne che incontra desiderio, interesse e passione.
Se Bastiano fosse cresciuto in un’altra famiglia, da diversi genitori, in un ambiente con meno degrado e ignoranza forse avrebbe saputo far fruttare questo dono della natura nel migliore dei modi. Invece, si limita a subirlo come un dato di fatto perché la sua indole ormai è guasta e marcia e può portarlo solo alla perdizione.
Una perdizione già scritta alla nascita e dalla quale Bastiano non può fuggire, ed è qui che il romanzo di Naspini diventa molto più che un mero racconto di perdizione e orrore: diventa un romanzo in grado di spostare la percezione che si ha dell’essere umano e dei suoi istinti più ancestrali. E quindi, I Cariolanti, fa paura per questo. Perché alla fine l’autore come in un gioco di specchi da grande illusionista induce il lettore a mettere da parte la ragione e l’intelletto per potergli far comprendere che la natura di Bastiano è proprio quella di chiunque si fosse ritrovato al suo posto. Ma è proprio così?
L’antagonismo tra quello che narra Naspini e la reticenza di chi legge a non paragonarsi mai a Bastiano eppure ad averne compassione e misericordia è il fulcro di tutto il libro. Un libro come non ce ne è uguale nella nostra narrativa e che probabilmente non vedrà emuli perché narrare una simile storia prova e affatica soprattutto chi deve pensarla e quindi scriverla. Naspini crea un romanzo di grande illusione e sposta i confini del lecito di cui poter narrare perché come un grande mago ipnotizza e seduce e quando il lettore comprende appieno cosa ha letto è ormai all’ultima pagina.
Solo chi scrive come lui può farlo, sono chi decide che la Verità non deve mai spaventare anche quando è mostruosa. Una narrazione/verità che fa de I Cariolanti un libro da leggere anche se mette i brividi soprattutto alla mente e raggela il cuore.
Editore: E/O Edizioni
Anno: 2020